Unioni civili: poche quelle celebrate al Sud Italia

I dati che confrontano Nord, Centro e Sud.

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2 min. di lettura

I dati arrivano dal Sole 24 Ore e sono piuttosto interessanti. Risultano poche, infatti, le coppie gay che decidono di unirsi civilmente al Sud: appena 6,7 ogni 100mila abitanti. Meglio al Nord, dove le unioni civili celebrate (o prenotate per i prossimi mesi) sono 24,7 per 100mila abitanti, al Centro (15,3 unioni per 100mila abitanti) e anche nelle isole, dove le unioni civili sono state 8,8 ogni 100mila abitanti.

Questo emerge dall’indagine che Il Sole 24 Ore ha condotto nei 21 Comuni capoluogo delle regioni e delle province autonome, a poco più di otto mesi dall’entrata in vigore del ddl Cirinnà.

942 in totale le unioni civili costituite fino al 31 gennaio scorso nei capoluoghi che, con quasi 10 milioni di abitanti, rappresentano un sesto del Paese. Altre 268 unioni sono state celebrate all’estero, mentre sono 480 le prenotazioni raccolte finora dai Comuni. In totale, si tratta di 1690 ufficializzazioni, 974 delle quali si concentrano al Nord.

In testa alla classifica c’è Milano, con 495 unioni, seguita da Roma (430) e Torino (202). Incrociando i dati col numero degli abitanti, quello che viene fuori è che Milano e Torino confermano il primo e il terzo posto (con rispettivamente 36,8 e 22,6 unioni ogni 100mila abitanti), Bologna occupa la seconda posizione (26,1) e Roma scivola all’ottava (15 unioni per 100mila abitanti). A Napoli, la terza città più popolosa d’Italia, le unioni sono 87, nove ogni 100mila abitanti.

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Lorenzo Canale Rainbow 16.2.17 - 13:59

Mi stupisce come un basso numero di unioni civili al sud possa far pensare ad un dato negativo. Io, da gay del sud, da gay attivista, da gay in coppia da anni, non mi sognerei mai di utilizzare questa legge fingendo di sposarmi. Ancora di più, da gay e da cittadino che ha sempre combattuto le convenzioni borghesi, ho anche lottato affinchè chiunque (etero, gay, transgender) abbia il diritto di sposarsi ma non mi sposerei perchè trovo questa forma contrattuale di unione assolutamente "appiattente". Che una coppia decida di unirsi civilmente perchè questo porta vantaggi alla gestione domestica, faciliti una serie di rapporti con le istituzioni, etc. ci sta tutta. Che lo si faccia in piena libertà e consapevolezza. Da militante, però, questo istituto giuridico a parte per portatori di diversità (che per me è una ricchezza ma per lo Stato italiano equivale a portatori di problemi), è un compromesso umiliante che mai e poi mai accetterei. Al sud esiste una comunità omosessuale e, con buona pace di qualche commento precedente, probabilmente ha una elaborazione tale da saper distinguere un diritto acquisito da un passo importante ma che rimane la formalizzazione di una discriminazione di Stato. Se a Milano, a Roma, a Napoli o Palermo si sceglie di utilizzare questo istituto giuridico di serie B va benissimo, la libertà di scelta è un grandissimo valore, ma che lo scegliere di non utilizzare questo compromesso venga visto come una mancanza di coraggio non mi sta bene affatto, anzi, per me è sintomatico di una comunità molto più matura e consapevole di ciò che è diritto e di ciò che è contentino.

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cantalupo75 13.2.17 - 20:48

È la seconda volta in pochi mesi che il sole24ore cerca più o meno velatamente di sminuire l'utilità della nuova legge. Stavolta ne fa una questione di presunta arretratezza culturale, quando invece anche i matrimoni sono in calo in quello che, se fosse uno stato a parte, sarebbe il paese più povero d'Europa.

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    Pierangelo Bucci 15.2.17 - 16:16

    E' vero che i matrimoni sono in calo, ma il matrimonio tiene proprio al sud e solo lì, esattamente dove le Unioni Civili sono al palo. Insomma, al di là della retorica, forse qualche interrogativo bisognerebbe porselo. Azzardo: esiste una comunità gay nel sud o l'emigrazione l'ha svuotata? Insomma, si sa che i gay sono sempre i primi ad abbandonare le situazioni di disagio. E' un'ipotesi. Ma non può essere colpa del Sole 24 ore se le Unioni Civili viaggiano intorno lo zero.

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      cantalupo75 15.2.17 - 18:44

      Un diritto umano riconosciuto in quanto tale non è meno necessario solo perché è rivolto ad una minoranza. Non capisco questa smania di fare bilanci su qualcosa approvato da nove mesi e le cui regole pratiche (i decreti attuativi) sono state concretizzate un mese fa.

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        Pierangelo Bucci 15.2.17 - 18:55

        Non è una questione filosofica, però se guardiamo agli altri paesi il giorno dopo l'approvazione della legge c'è stata la corsa a "sanare" situazioni pregresse. Qui no. Perché le coppie gay, soprattutto al Sud, così matrimonialista, non sentono il bisogno di mettere nero su bianco il proprio rapporto?! Ce lo possiamo domandare questo o no?

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          cantalupo75 15.2.17 - 20:57

          Cominciamo col dire che già prima dell'approvazione della legge si sapeva già che non tutte le coppie avrebbero scelto di avvalersene. Poi ripeto che la situazione economica e dell'occupazione è più precaria che altrove con tutte le ricadute sociali che ne conseguono. Infine, dando per scontato che tutti i comuni si siano già uniformati alle normative, forse non tutte le coppie interessate conoscono ancora bene le procedure ma anche le responsabilità che questo nuovo istituito comporta. Tenendo anche conto del fatto che per chi vuole può essere fatto tutto con più riservatezza rispetto al matrimonio civile, eviterei di farne un discorso culturale anche perché parliamo tutt'ora di terra di emigrazione spesso in paesi dove il matrimonio egualitario è una realtà consolidata.

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Anto Salerno 13.2.17 - 20:33

. Io anche vivo al sud e so benissimo come funziona.. Oltre alle cattochecche sta pieno di MASCHILISTI che anche se passivi hanno bisogno di una femmina al proprio fianco per sentirsi più maschi agli occhi di parenti e amici.. In pubblico sono tutti TRADIZIONALISTI e virili... ASSOLUTAMENTE CONTRARI alle Unioni gay Poi nel privato si trasformano in moderni ed aperti.. (Si col CULO APERTO..) questi i maschi.. Poi invece le donne del Sud sono peggio di loro.. Convinte che gli uomini sono solo attivi: pensano che i gay sia una moda di Roma o di Parigi.. Invece a Napoli e nelle provincie c'è ne sono di più che a Mykonos.. Per non parlare dei marchettari: qui Le prostitute non fanno affari come le trans o gli Escort Gay.

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Pierangelo Bucci 13.2.17 - 10:27

La tendenza generale, etero o gay che sia, è quella di non sposarsi, anche se qui i numeri sono davvero troppo bassi per leggerli in quel senso. Il dato del sud poi è addirittura zero o poco più.

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Le Spy 12.2.17 - 18:06

Dalle mie parti è pieno di cattochecche, che ritengono legittima la discriminazione e peccato l'omosessualità, soggetti del genere non ci pensano neanche a sposarsi (però il pomp*** a uno sconosciuto diverso ogni sera lo fanno senza problemi)

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    Anto Salerno 13.2.17 - 20:26

    Esattamente.. Io anche vivo al sud e so benissimo come funziona.. Oltre alle cattochecche sta pieno di MASCHILISTI che anche se passivi hanno bisogno di una femmina al proprio fianco per sentirsi più maschi agli occhi di parenti e amici.. In pubblico sono tutti TRADIZIONALISTI e virili... ASSOLUTAMENTE CONTRARI alle Unioni gay Poi nel privato si trasformano in moderni ed aperti.. (Si col CULO APERTO..) questi i maschi.. Poi invece le donne del Sud sono peggio di loro.. Convinte che gli uomini sono solo attivi: pensano che i gay sia una moda di Roma o di Parigi.. Invece a Napoli e nelle provincie c'è ne sono di più che a Mykonos.. Per non parlare dei marchettari: qui Le prostitute non fanno affari come le trans o gli Escort Gay..

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Giovanni Di Colere 11.2.17 - 13:16

La cultura latino mediterranea machista del sud è da sempre più omofoba e ipocrita. Speriamo che cambi nel tempo con le generazioni.

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    Star 11.2.17 - 14:31

    Non sarà facile, ma speriamo....

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    Jezekael 15.2.17 - 17:31

    fammi capire bene, il sud avrebbe una cultura latino-mediterranea e machista, mentre il nord che sarebbe? terra dalla cultura celtico-scandinava? ahahahahah Vallo a raccontare a tutti quei poverini che ogni giorno devono sorbirsi soprusi, insulti e discriminazioni da parte di legaioli e affini che infestano le città del nord, dove spesso i sindaci si rifiutano persino di celebrare le unioni civili e dove esponenti politici di primo piano propongono tra le altre cose l'arresto e la "pulizia etnica" per i gay, senza tra l'altro suscitare il benchè minimo sdegno nella propria comunità. E pensare che le sole regioni italiane amministrate da politici e governatori apertamente gay sono al sud, Sicilia e fino a qualche tempo fa la Puglia... per non parlare poi della Sardegna, terra dalla cultura matriarcale per eccellenza, esatto opposto di tutto ciò che è machismo e maschilismo e dove in rapporto agli abitanti si sono celebrate più unioni civili rispetto a una buona fetta del paese, nord-est compreso.

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