Jack Phillips (gestore di una piccola pasticceria di Lakewood in Colorado) si rifiutò di preparare la torta di nozze per il matrimonio di David Mullins – 33 anni – e Charlie Craig – 37. Ora toccherà alla Corte Suprema di Washington esaminare il caso e decidere se il suo comportamento è stato legittimo o meno.
Un giorno di cinque anni fa Charlie, sua madre e David entrarono da Masterpiece Cakeshop, il negozio di Jack. Il matrimonio era ormai alle porte: mancava solo la torta. Il pasticcere, Jack Phillips appunto, di 61 anni, li liquidò dicendo: “Vi posso vendere crostate per il compleanno, biscotti, canditi quello che volete ma non farò una torta per un matrimonio gay“.
Gli sposi decisero di citare il pasticciere in tribunale, accusandolo di aver violato le leggi anti discriminazione. Il caso è diventato rapidamente una vicenda di interesse nazionale. Jack si è difeso appellandosi alla religione e al suo diritto di espressione: “Le mie non sono solo torte, ma oggetti di arte sotto diversi aspetti“. Bibbia alla mano, l’uomo ha dichiarato: “Qui c’è scritto che l’unione carnale deve essere tra un uomo e una donna. Non voglio che la mia creatività, la mia arte, i miei talenti siano forzati per contribuire a un evento religioso significativo che viola le mie convinzioni religiose“. L’uomo si è appellato al Primo emendamento della Costituzione: libertà di parola e rispetto di ogni fede religiosa.
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Se gli dessero ragione allora verrebbe introdotta anche l'obiezione di coscienza per i funzionari pubblici che si rifiutano di celebrare i riti civili. La mancanza di deroghe rientra nella tutela dei diritti di una minoranza, altrimenti il rischio è quello che la legge resti sulla carta come la 194 in Italia privilegiando chi discrimina.
Io non vorrei mai che um bogotto ignorante facesse per forza la mia torta obbligato da una sentenza di una corte. Se non gli piacciono i gay la torta la faccio fare a un altro.