Veltroni, la Binetti e il destino del movimento gay italiano

L'amara riflessione del nostro direttore su quest'ultima vicendi di Paola Binetti, parlamentare PD, che ha recentemente accostato omosessualità a pedofilia.

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Nelle stesse ore in cui, in uno dei paesi più importanti al mondo, sta accadendo forse qualcosa di straordinario e di storico, l’elezione di un Presidente di colore, avvocato dei diritti civili, con la nonna kenyota che vive ancora in un villaggio sperduto dell’Africa, in queste stesse ore il mondo gay italiano si tracciava le vesti sulle dichiarazioni di una parlamentare della Repubblica, tale Paola Binetti del Partito Democratico, che giorni fa accostava con “naturalezza” omosessualità e pedofilia.

Sia chiaro. La Binetti, che parrebbe essere scienziata, evidentemente non sa il suo mestiere, o più semplicemente utilizza la questione omosessuale per ottenere quella visibilità che non aveva da mesi, sparandole grosse, offendendo pesantemente non solo le persone lgbt di questo paese, ma anche l’intelligenza di tutti e la verità scientifica.

Ma il punto non è questo.

Il punto peraltro non è neppure la bagarre che è scoppiata in questi giorni, abbastanza condivisibile: la Binetti ha detto castronerie e va censurata, senza ma e senza se. Il punto è invece il caos scoppiato oggi sulle dichiarazioni del suo segretario di partito: “Le posizioni del Partito democratico su temi di grande importanza, come l’uguaglianza dei diritti e la lotta ad ogni fenomeno discriminatorio come l’omofobia – ha detto Veltroni – sono chiarissime . E’ chiaro, quindi, che singole voci che assumono posizioni diverse da queste non rappresentano l’opinione del partito ma esprimono un parere personale”. ”Ma al tempo stesso – ha continuato Veltroni – credo che in un grande partito come il nostro non possano esistere ”reati d’opinione” o processi per idee che vengono espresse".

Apriti cielo. Veltroni non chiede l’espulsione della Binetti dal Partito? Non basta che censuri molto chiaramente la sua parlamentare. No, ovviamente. L’"ideologismo omosessuale" vuole, pretende il processo politico, l’espulsione, la gogna, magari una lavanda celebrale. Così Arcigay, come al solito, ma anche il Mario Mieli e pure alcuni esponenti stessi del PD – guarda caso tutti ex Arcigay -.

Ma sì. Trasformiamo quella che era in una vittoria politica – la censura chiara e completa del segretario del secondo partito italiano su una “sua” parlamentare – in un disastro, in una disfatta. E sì perchè, politicamente, lamentarsi del bicchiere mezzo vuoto – Veltroni non ne ha chiesto l’espulsione – significa cancellare tutto il resto, e cioè la sua censura. Alla faccia di quanti hanno lavorato in questi giorni perchè Walter Veltroni si spingesse quanto più in là era possibile contro la Binetti, Paola Concia in testa, l’unica parlamentare apertamente lgbt della legislatura, esponente di primo piano dello stesso partito di Veltroni e della Binetti.

Questo pare essere il destino ineluttabile del movimento gay italiano, e alla fine a ripeterlo viene anche un po’ noia. Pur di riavere il ruolo perduto per il cambiamento radicale del quadro politico in cui non si ha più posto e di ottenere qualche trafiletto e qualche citazione in più sui quotidiani, si è disposti a tutto: anche di fare le battaglie solo sui principi e di farci inchiodare da questi, di non tenere in conto le precisazioni e le scuse che la stessa Binetti ha porso solo ieri, di considerare nulla cosmico le parole di censura di Veltroni, di fare della Binetti una sorta di moloch e di eroina dei cattolici in politica.

La politica non si fa costruendo nemici e barricate. La politica, se è centrale l’attenzione al risultato, la si fa costruendo alleanze, convincendo le persone, limando le proprie posizioni per trovare un accordo. Ma questa attenzione al risultato, a un movimento lgbt ogni giorno sempre più massimalista ed isolato politicamente e che trova visibilità solamente in queste occasioni, pare non importi davvero proprio più nulla.

Alessio De Giorgi
Direttore di Gay.it

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