"Abbiamo fatto un gran lavoro nella società, abbiamo fatto di tutto per convincere le persone della necessità di assicurare pienezza di diritti ai gay, come alle donne, ai transessuali o agli immigrati. Abbiamo sempre lottato non solo per i nostri diritti ma per i diritti di tutti, siamo intervenuti contro la guerra, ci siamo schierati dalla parte degli immigrati, e questo ha allargato la nostra base di consenso a settori della società molto più ampi dell’ambiente gay". E’ questo il racconto che Pedro Zerolo, ispiratore della legge sul matrimonio gay in Spagna e leader della comunità omosessuale scelto dal presidente Zapatero come principale consigliere sui diritti civili, ha fatto in un’itervista all’Unità di come si è sviluppata la battaglia per i diritti delle persone lgbt in Spagna.
"Per avere una legge sul matrimonio in Spagna c’è voluto l’intervento di una persona influente e molto coraggiosa come Zapatero. Sì, c’è voluto coraggio, da parte sua e da parte nostra -continua Zerolo -. Le resistenze sono state molte soprattutto da parte degli uomini di tutti gli schieramenti. Ma la legge sul matrimonio non è una legge nata da un’azione isolata: si tratta di un provvedimento che fa parte di una politica di insieme molto precisa, volta ad assicurare piena parità tra uomini e donne nel Paese e tra eterosessuali, omosessuali, transessuali e bisessuali". "La destra si è sempre opposta fieramente ad ogni iniziativa di legge sul matrimonio gay – continua il consigliere di Zapatero – Quanto alla Chiesa cattolica, qui in Spagna la Chiesa ha organizzato grandi manifestazioni per impedire l’approvazione della legge sul matrimonio, ma la legge è stata poi puntualmente approvata e applicata".
"Anche al nostro interno, poi, siamo sempre stati molto compatti – spiega Zerolo -. So che in Italia le lesbiche e i gay hanno associazioni separate e credo che questo sia un errore gravissimo. Così come credo che sia un errore non puntare sempre e comunque al massimo dei diritti, alla piena uguaglianza: avere un atteggiamento ‘pragmatico’ è completamente sbagliato, perché nel lavoro politico si avrà sempre a che fare con parti resistenti al cambiamento che approfitteranno della mancanza di determinazione di chi rivendica i propri diritti per provare a non concederne nessuno".
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