Corriere.it ha pubblicato una videoinchiesta esclusiva dedicata alla maternità surrogata. L’inchiesta ha raccolto materiale dalla la riunione dell’agenzia di surrogacy Extraordinary Conceptions con sede in California che si è svolta all’inizio di giugno in una piccola stanza al secondo piano di un albergo di lusso a Roma.
Molte coppie che vorrebbero un figlio attraverso una madre surrogata hanno partecipato all’incontro, in cui viene spiegato che una donna partorirà il figlio per la coppia, con la quale si può scegliere di non avere nessun tipo di rapporto, garantito per legge. I cronisti del Corriere hanno partecipato all’incontro fingendo di essere una coppia sterile, raccogliendo così in presa diretta informazioni e ragguagli. Hanno incrociato altre tre coppie – riferiscono – italiane ed eterosessuali.
L’inchiesta è davvero interessante perché in Italia va ricordato che questo tipo di incontri è vietato dalla legge 40: “Chiunque realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”.
All’incontro filmato dal Corriere è presente il fondatore dell’agenzia Mario Caballero, che si presenta direttamente alle coppie e accoglie i potenziali clienti. “Chiedono anche due o tre surrogate alla volta” dice l’imprenditore americano. Parla di coppie di qualunque età, sesso, religione. Disponibile inoltre un database vastissimo dove si possono vedere le foto delle madri surrogate durante tutta la gravidanza: “Così ci si può fare un’idea di come sarà vostro figlio”.
“Gli affari – dice – vanno a gonfie vele”, dice l’imprenditore a capo dell’agenzia. In Carolina del Nord è stata aperta una nuova sede appositamente per il mercato europeo. Ci sono grandi progetti di espansione ed è in atto una vera e propria guerra commerciale con i cinesi che nell’America occidentale stanno monopolizzando il business.
Uno dei nodi principali è quello della cittadinanza del bambino appena nato. “Appena nato il bambino è cittadino americano. Dopo cinque anni, se lo volete, potete richiedere la cittadinanza italiana”. La massima attenzione deve essere volta alla stesura del contratto che è, ovviamente, curata da uno studio legale.
Nel testo del contratto si possono inserire richieste più o meno bizzarre. Ad esempio si può chiedere che la madre surrogata stia lontana dai gatti per tutto il tempo della gravidanza. Oppure, come chiedono i cinesi, che faccia l’agopuntura.
Viene curato anche l’aspetto psicologico: un gruppo di esperte ha il compito di evitare qualunque legame emotivo con il bambino che portano in grembo. “Ogni madre surrogata è assistita da una dottoressa che tutti i giorni le dice: come stai? Come ti senti oggi? Ricordati che il bambino non è tuo”.
Un punto fondamentale quello dei risvolti psicologico, come sottolinea il fondatore dell’agenzia: “Io voglio che con vostro figlio non ci faccia proprio niente, che quando nasca dica solo: “E’ un bel bambino, tenete, abbiate una buona vita”. Voglio che non lasci spazio all’emotività ma abbia un approccio orientato solo al business, che pensi unicamente a un business”.
Dopo l’incontro romano Caballero ha annullato le altre due tappe del tour italiane a Firenze e a Milano a causa di un primo articolo uscito a giugno sul Corriere, che ha indotto la ministra della Salute Beatrice Lorenzin a chiamare i Nas.
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Trovo assurdo che nel nostro Paese queste cose siano ancora vietate. A mio parere la surrogazione va legalizzata in pieno, anche dietro compenso; dovrebbe essere previsto per legge il mestiere di portatrice, quella che talvolta viene impropriamente chiamata madre surrogata, regolato da norme che tutelino tutti i soggetti coinvolti. Trovo molto giuste anche le parole dette nel video a proposito dell'emotività: ci si deve assicurare che la portatrice non abbia le idee confuse e pensi di essere una madre; lei non è madre ma portatrice. In questo senso, ricordarsi che si sta facendo un un servizio, un lavoro, un business appunto, è utile. Va da sé che il concetto di business non esclude che si svolga il proprio lavoro con amore e dedizione.
Concordo su tutto