L’Italia non è solo il Paese che, ancora, è privo di leggi e diritti per gli omosessuali ma è anche quel posto dove arrivano fiotte di migranti per trovare lavoro e fortuna ma che, loro malgrado, si trovano costretti a derubare, vendere il loro corpo e compiere atti che non avrebbero mai pensato.
Sognando un futuro migliore si muovono in 2000 su una barca di legno, navigando anche per settimane in condizioni estreme, per approdare laddove pensano che la loro vita possa cambiare, con un lavoro onesto, ma dove troppo spesso si trovano a dover fare i conti con una realtà schiacciante, che ha più le fattezze di un incubo che di un sogno. Ecco la storia che L’Espresso racconta nella sua ultima uscita.
Abdul è uno di questi ragazzi, 16 anni, in Italia a Roma da quando ne aveva solo 12, che ha tentato la fortuna per dare una possibilità a sè stesso e aiutare la sua famiglia…ma non è stato cosi. Abdul è arrivato dall’Egitto su un barcone, da solo, e da allora vive in un metro quadrato fatto di un cartone, una coperta marrone e due sacchetti di plastica blu perchè non è mai riuscito a trovare un vero lavoro, quindi soldi, per potersi trovare una casa. Gli unici soldi che riesce a guadagnare seriamente, Abdul se li fa prostituendosi nei pressi della stazione Roma Termini. Ed è proprio grazie ad Abdul se la Polizia è riuscita ad identificare il famigerato “Inglese”, un uomo che offriva soldi ai minori stranieri non accompagnati in cambio di prestazioni sessuali.
Abdul ha paura, è ancora un bambino, e dice, con tutta la sincerità in cuor suo:
Perché faccio così? Perché ho fame. Che devo fare? Devo morire?
No, Abdul, non deve morire e l’ UNICEF lo sa, e s’impegna perchè i giovani migranti e rifugiati abbiano le giuste opportunità in Europa e nel nostro Paese, e speriamo che questa storia possa essere la sua vera occasione per un lavoro e una casa.
Nel video tutta la vicenda di Abdul e la cattura de l’“Inglese”.
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