Catania Pride: orgoglio o disgusto? I Giovani Dem da che parte stanno?

Catania Pride: orgoglio o disgusto? I Giovani Dem da che parte stanno? - giovani dem - Gay.it Blog

giovani_dem1È stato pubblicato (e poi reso privato) su Facebook da Bruno Guzzardi, già responsabile dell’organizzazione dei Giovani Democratici di Catania, un commento che recita: «ho avuto modo di trovarmi in giro per il centro nei momenti che coincidevano con l’inizio e con la fine del “Pride”; ho notato con grande tristezza che da piazza Cavour è partito una sorta di carnevale di Rio, una sagra del trash da far impallidire Diprè e la Tommasi; mi sono allontanato disgustato perché da anni con tanti amici lotto affinché i diritti civili vengano riconosciuti a tutti, non perché la mia città diventi palcoscenico per certe ridicole ostentazioni».

Come ho già avuto modo di scrivere al diretto interessato, temo che l’unica ostentazione sia il classico commento pavloviano che risponde alla dinamica: vedo un pride, mi soffermo sui pochi “eccessi”, vado col mantra della baracconata, non mi sforzo nemmeno di partorire un pensiero originale. Dinamica riprodotta in toto anche in questo caso. Ma al di là dell’aspetto culturale, che denota una sostanziale ignoranza – e al di là di ogni approccio acritico rispetto alla questione – ci sono elementi politici sui quali vorrei soffermarmi.

catania_pride3Innanzitutto considero inaccettabile l’accostamento alle categorie del trash e della pornografia, in riferimento a specifici personaggi, che nulla hanno di rivendicativo. Gli “eccessi” del pride, che sarebbe giusto collocare nell’ambito di uno spirito goliardico, rievocano le trans e i travestiti che a Stonewall nel 1969 si ribellarono alle angherie della polizia. Così nacque l’orgoglio LGBT. E orgoglio in inglese si traduce, appunto, con pride. È giustificabile questa ignoranza da parte di un rappresentante di partito che si avventura in commenti su specifiche manifestazioni?

Riguardo al passaggio in cui l’esponente dem dichiara di essersi allontanato “disgustato”, mi chiedo se abbia ben chiaro il significato di disgusto. Scomodando l’uso del vocabolario vengono fuori epiteti gentili quali “nausea”, “ribrezzo” e “repulsione”. Sono legittimi questi i sentimenti, da parte di un personaggio politico, nei confronti della gay community di Catania? Sarebbe interessante avere un’opinione in merito, proprio su questo aspetto. Perché chi era al corteo, il 4 luglio, ha aderito non solo a una piattaforma rivendicativa – contrariamente al Pd etneo – ma anche a quelle modalità. Quel termine, per altro, si deposita sulle persone LGBT sin dagli anni dell’adolescenza con conseguenze ben note e tragiche. Parola infelicissima, insomma, per la sua valenza socio-culturale.

catania_pride1Disgusto, semmai, è la sensazione comune tra milioni di onesti cittadini e cittadine di fronte a fatti che riguardano la politica istituzionale su questioni come “Mafia capitale”, che vede tra i protagonisti anche certo Pd. Disgusto e sfiducia sono i sentimenti che provano centinaia di migliaia di insegnanti rispetto a riforme quali la cosiddetta “buona scuola”, che Renzi ha imposto nonostante ogni cosa dovesse suggerirgli di cambiar rotta, prima ancora che verso. Disgusto è ciò che sente la nostra comunità quando da parte di una classe dirigente impreparata, arrogante e retriva vengono commenti contro i nostri affetti, le nostre relazioni e la nostra specificità, che possono essere tanto normalizzanti quanto di rottura. Di fronte a questa moltitudine ci si aspetterebbe maggior rispetto da esponenti politici.

Faccio mie, per altro, le dichiarazioni pubbliche di Alessandro Motta, il presidente di Arcigay Catania che nel suo comunicato stampa afferma: «Chi pensa di ridurre la problematica dei diritti civili su questo piano, evidentemente pensa di poterli concedere dall’”alto” della sua normalità. I diritti civili, che sono anche diritti umani, non si concedono: si riconoscono. […] La problematica dei diritti civili non può ridursi a certo dibattito, perché non possono esserci ancora dubbi sulla loro legittimità e non ci si può abbassare comunque a questo livello di argomentazione.».

Consiglio infine a Guzzardi di farsi un giro a Londra, San Francisco o Barcellona: lì i pride sono molto più estremi rispetto a quelli italiani – e quello di Catania di quest’anno aveva un paio di drag e qualche trans in versione “carnascialesca” su diverse migliaia di partecipanti – e sempre lì si sono raggiunti i pieni diritti. Forse il problema non sta nei presunti eccessi, ma nei modi in cui la politica interpreta e gestisce i fenomeni sociali. Da noi, purtroppo, oggettivamente obsoleta anche nelle sue frange giovanili.

 

AGGIORNAMENTO
A seguito delle polemiche scatenate dalle sue dichiarazioni, oggi alle 16.45 Bruno Guzzardi ha pubblicato il seguente messaggio di scuse sulla pagina Facebook di Arcigay Catania:

Ho riletto oggi con cura i commenti che hanno seguito le mie affermazioni in merito al “Catania Pride 2015”. Ho riletto con cura le MIE affermazioni. E sento davvero l’esigenza di scusarmi. Di scusarmi per non aver compreso a fondo, di scusarmi per non aver avuto l’accortezza di “mettermi nei panni di chi criticavo”, di non aver capito da solo. Sento l’esigenza di scusarmi con chi combatte ogni giorno una battaglia che, anche se dalle mie parole in quel post si può stentare a credere, condivido e provo quotidianamente a sostenere. Sento l’esigenza di ringraziare chi in questi giorni mi ha aiutato a capire il mio errore. Di ringraziarli e al tempo stesso di scusarmi. Mi permetto una ultima, piccola, considerazione. Ritengo profondamente triste la mancata adesione del PD etneo alla piattaforma del “Pride”: forse una maggior attenzione aiuterebbe tanti come me a capire di più e per tempo qualcosa di cui, vi assicuro, si conosce troppo poco e pure male. In particolare nel momento in cui proprio il Governo guidato dal nostro segretario nazionale si adopera per legiferare in materia. Ribadisco ancora una volta le mie scuse a tutta la comunità e ripropongo anzi l’invito ad un momento di incontro. Ho, abbiamo, ancora tanto da imparare. Questa esperienza mi ha rinnovato e rinforzato tale convinzione. Buon amore a tutti“.

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