Cosa c’entra il 25 aprile con i diritti di gay, lesbiche e trans?

Cosa c'entra il 25 aprile con i diritti di gay, lesbiche e trans? - 25 aprile gay - Gay.it Blog

25_aprile_gay1Il 25 aprile 1945 è la data che segna la nascita della nostra Repubblica, dello Stato italiano contemporaneo. Si usciva da una dittatura sanguinaria e ingiusta (come ogni totalitarismo) e si entrava a pieno titolo nella storia della democrazia. A costruire quella storia un insieme di forze, di sinistra e moderate, che avevano un unico obiettivo: abbattere la tirannide. Piaccia o meno, la nostra Costituzione, le istituzioni repubblicane, le nostre stesse vite hanno le loro radici in quella data.

Se poi guardiamo meglio cosa è successo, possiamo renderci conto che la Liberazione segna il punto di non ritorno di una lotta che sarebbe molto facile ridurre a querelle tra bene e male, ma che porta con sé un significato molto più articolato e profondo: da una parte c’erano uomini che pensavano di essere superiori ad altri e che per tale ragione si sono permessi il lusso delle atrocità del primo Novecento (dai lager alle Fosse Ardeatine); dall’altra c’era chi aveva un’idea diversa, ovvero quella di una società in cui l’individuo ha pieni diritti in nome dell’uguaglianza formale e giuridica di uomini e donne.

25_aprile_gay2Da questo ideale è nata prima la Resistenza, poi la Costituzione della quale ricordo due articoli fondamentali: il secondo, che afferma che abbiamo diritti in quanto esseri umani, e il terzo che ci ricorda che siamo tutti/e uguali. In base a tutte queste premesse, penso che la lotta per i diritti delle persone LGBT si agganci in modo diretto e inequivocabile a quella data, al suo significato e alle implicazioni politiche che quell’evento porta con sé.

Innanzi tutto, oggi come allora ci sono persone che pensano di poter suddividere la società in umani e sub-umani. Per alcuni di questi (fascisti, ultras cattolici, atei devoti, spose sottomesse, ecc) gay, lesbiche, trans, ecc, rientrano nella seconda schiera in ragione di una diversità. A questa gente va ricordato allora l’articolo 3, che tutela chiunque a prescindere dalle condizioni personali di cui si è portatori/trici.

Ancora, l’articolo 2 recita che «la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità» e si badi che il nostro diritto ad amare, a costruirci un nucleo familiare e una rete di relazioni e di affetti proprio per quello che siamo è facoltà tutelata dalla Carta fondamentale. I pride, le nostre rivendicazioni politiche, l’esigere diritti trovano ragion d’essere proprio in quelle parole.

25_aprile_gay4Su questa base – che dovrebbe essere patrimonio comune per tutto il movimento e la comunità LGBT, in quanto membri di una società che si fonda sui principi di democrazia e antifascismo – si innesta il valore politico che dovremmo dare alla nostra lotta o, se preferite, al nostro attivismo. Questo valore dovrebbe seguire due imperativi categorici: quello della memoria e quello della fermezza.

Per quanto riguarda la memoria: si dice che certi termini sono desueti, vintage, addirittura controproducenti. Vero è pure che i fascismi cambiano forma, ma non sostanza. Un esempio? Pensiamo alla Russia, le leggi antigay, il trattamento riservato a oppositori e giornaliste del regime attualmente al potere. Ci ricorda molto quanto accadeva in Italia ai tempi del delitto Matteotti e delle leggi speciali contro gli ebrei. Per questo è importante ricordare ciò che è stato. Perché altrove succedono cose già viste e non riconoscerle per quello che sono le potenzia.

25_aprile_gay3Sulla fermezza, rimando a La finestra di fronte, il film di Ozpetek e alla scena finale, quella dei dolci: «Lei deve pretendere di vivere in un mondo migliore, non soltanto sognarlo», dice il personaggio di Davide a una bellissima Giovanna Mezzogiorno. Chi si è battuto per la nostra libertà immaginava un mondo di piena uguaglianza, non una situazione per cui, poiché si è gay, è necessario chiedere di meno, per non fare rumore magari. Quest’ultimo è, appunto, un pensiero “fascista”: perché dà ragione a chi pensa di essere superiore ad altri e in nome di questo segna un discrimine tra chi è pienamente uguale e chi inevitabilmente diverso. Questo va contro gli aspetti fondamentali (storici, politici e sociali) che hanno fatto nascere la democrazia nel nostro paese. Dovremmo, in altre parole, essere maggiormente degni e degne della promessa di felicità donataci da chi ci ha preceduto e ha lottato per noi.

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