Diritti civili: di chi è la colpa del nulla di fatto?

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diritti_civili_associazioni3Cosa penso del digiuno di Ivan Scalfarotto non è un mistero: credo, infatti, che si tratti di una boutade puramente mediatica che serva al sottosegretario per rifarsi una verginità politica – andata alla malora ai tempi della legge sull’omofobia, con tanto di insulti contro il movimento arcobaleno – sulla pelle delle persone LGBT. Adesso che ha capito che il suo partito, e spero di sbagliarmi, probabilmente non farà nulla di buono sulle unioni civili, sta prendendo le distanze con un atto che non ha senso per chi sta al governo. Sulla ricostruzione del percorso politico di questo signore, quindi, rimando alla lettura del blog di Pasquale Videtta. Sugli insulti e gli attacchi alle associazioni c’è qualcos’altro da dire.

A difesa del rappresentante del Pd, infatti, si sono mossi i soliti nomi, tra amici e sodali: gente che sta dentro il partito non certo per incidere sulla causa della parità dei diritti, vista la loro palese irrilevanza, ma per dimostrare – forse per lo più a se stessi/e – che stare là dentro ha un senso. Felici loro! Il problema è che, appunto, in questa gara di solidarietà (e ok, siete amici e ci sta pure) è partito il solito attacco alla nostra comunità. Leggo sul blog di tale Francesco Costa, sempre a sostegno della dieta scalfarottiana: «la legge è stata fatta. Anzi, ne sono state fatte due. diritti_civili_associazioni2Una è quella contro l’omofobia, che è stata pure approvata dalla Camera, un’altra è quella sulle unioni civili: tutte e due sono state messe insieme in misura diversa anche grazie al contributo e al lavoro di Scalfarotto» addebitando il nulla di fatto all’ostruzionismo di Ncd. E ancora, si legge nello stesso articolo: «un pezzetto dello storicamente litigioso e improduttivo (non si offendano: è un fatto) associazionismo gay dice enormità come quella secondo cui il ddl Cirinnà […] non porterà cambiamenti tangibili» paragonando movimento e realtà omofobiche.

Capisco che Costa senta il bisogno di cercare un nemico esterno per non ammettere il fallimento politico sulla questione omosessuale non solo di Renzi e del suo partito – risolutissimi ad approvare leggi contro lavoratori e insegnanti, anche mentre tutto il mondo là fuori si ribella, e incapaci di contrastare un partito di inquisiti che registra il 2% dei consensi nei sondaggi più benevoli – ma anche di quella falange di gay e lesbiche interna al Pd che cerca di convincere la comunità LGBT ad accontentarsi di leggi parziali, pur di non dispiacere al segretario di turno: questi personaggi ieri erano a favore dei DiCo e delle fumose “unioni bersaniane”, oggi esultano per il matrimonio in USA e Irlanda, ma poi sono per le civil partnership, magari dichiarandosi possibilisti in caso di arretramento su stepchild adoption e reversibilità della pensione (in nome del “meglio poco che nulla”).

diritti_civili_associazioni1Capisco il disagio di Costa, quindi. Ma la verità dei fatti dice altro. E cioè che, in primo luogo, le associazioni tutte, da quelle nazionali alle più solide realtà locali, appoggiano il ddl Cirinnà, purché nella sua formula non depotenziata. E in secondo luogo, le associazioni italiane – litigiose tra esse, a volte senza strategia politica e incapaci di incidere sui grandi processi politici, questo nessuno lo nega – sono però in prima linea a livello territoriale sulla lotta allo stigma, sull’assistenza legale alle persone LGBT, sulla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili, ecc. Quell’accusa di improduttività (indirettamente riflessa su ogni realtà LGBT) è una falsità che serve a qualcuno per cercare di nascondere l’inconcludenza politica dei propri amici a palazzo. Se la sentenza sulle famiglie gay e lesbiche è arrivata alla Corte Costituzionale e se i tribunali si sono pronunciati a favore dei matrimoni, per fare alcuni esempi, il merito va a Rete Lenford e a Certi Diritti. Mieli e Arcigay hanno parlato, nelle aule scolastiche, con Le cose cambiano, di lotta all’omofobia. Educare alle differenze nasce nell’associazionismo per far fronte agli stereotipi di genere nelle scuole. Questo fanno le associazioni tanto vituperate dai renziani al potere, mentre magari la ministra Giannini rassicura sentinelle e vescovi sul fatto che il fantomatico “gender” non passerà nei programmi didattici. Chi sta in parlamento, invece, dovrebbe fare di tutto per far approvare quelle leggi rimaste ancora lettera morta. Se ne facciano una ragione, dentro il Pd. O quanto meno, comincino a votare buone leggi in merito. Sempre che ne siano capaci.

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