Il voto del PD contro Kyenge? Stesso spirito del ddl sull’omofobia

Calderoli assolto per l'insulto razzista all'ex ministra Kyenge

Calderoli assolto per l'insulto razzista all'ex ministra Kyenge«Dimettermi? Non ci penso proprio. Ho espresso solo quella che è una mia reale impressione». Queste le parola di Roberto Calderoli, all’indomani della sua “battuta” contro l’ex ministra Cecile Kyenge. Per chi non lo ricordasse o fosse particolarmente distratto, l’aveva paragonata a un primate. «Mi sembra un orangotango», aveva detto. Perché è nera e africana. Paragone non nuovo nella storia recente italiana. Ricordiamo Tavecchio e le sue semplificazioni sui “mangiabanane”, per rendercene conto.

Il Movimento 5 Stelle ha perciò chiesto alla giunta per l’immunità parlamentare di procedere contro il senatore, ma l’organo preposto ha deciso di votare contro. Paragonare una donna a uno scimmione, per via delle sue origini, rientra nella piena libertà di pensiero. Kyenge giustamente si arrabbia e si dice delusa e addolorata. Si sente abbandonata dal suo stesso partito. E la capisco bene: è lo stesso sentimento che prova una persona LGBT quando qualcuno, solo perché appartenente a una maggioranza di “normali”, si sente autorizzato a offendere con epiteti non meno gentili. Uno tra tutti: frocio. E a livello più istituzionale, ogni qual volta un politico si sente libero di irridere o minimizzare le richieste delle coppie gay e lesbiche e delle famiglie omogenitoriali. Per tutto questo, quindi, l’onorevole Kyenge non può che avere la mia solidarietà.

Calderoli assolto per l'insulto razzista all'ex ministra KyengeRimanendo, tuttavia, sul piano della politica, vorrei ricordare all’ex ministra, che è un’esponente del Pd, che il suo partito ha partorito un disegno di legge “contro” l’omofobia che estende la legge Mancino e recita quanto segue:

«Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni».

Tradotto: se appartieni a un partito o alla chiesa e se dici qualcosa di omofobo o razzista in ufficio, a scuola e in ogni dove, non è omofobia e non è razzismo. È libertà di pensiero.

Calderoli assolto per l'insulto razzista all'ex ministra KyengeAdesso, onorevole Kyenge, io penso davvero che quel testo sia orribile esattamente come le parole che le sono state rivolte. Credo altresì che quella legge non abbia prodotto gli insulti che le sono stati rivolti, ma di certo, in qualche modo, li legittimi agli occhi della comunità dei suoi pari. Comunità che è la stessa che dovrebbe legiferare per il bene della collettività. Mi chiedo, a questo punto, cosa ha fatto lei quando è stato approvato il provvedimento. E mi spiego meglio: mi chiedo se lo ha votato per disciplina di partito, se per convinzione, se distrattamente. Se si è posta anche solo per un istante che il depotenziamento della legge Mancino, così voluto da un suo collega di partito, prima o poi non le sarebbe tornato indietro come un boomerang.

Non so se ricorda quella poesia in cui si dice che prima vennero a prendere gli ebrei e poi tutti gli altri (omosessuali, rom, ecc). Alla fine colpirono pure chi non aveva mai fatto nulla per salvarli, perché non era rimasto più nessuno a difenderlo. Ecco, le suggerirei di rileggerla. E di farla conoscere anche ai suoi compagni e alle sue compagne del Pd. E magari, mentre fa tutto questo, potrebbe anche tenere a mente, d’ora in avanti, che chi le ha dato questo consiglio è un gay di quarantuno anni che si è ribellato al ddl Scalfarotto, per le stesse identiche ragioni per cui oggi lei è indignata.

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