Roma Pride 2015: un oceano di persone destinate alla gioia

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roma_pride_2015_1E anche quest’anno il Roma Pride è andato, atteso non solo per la comunità LGBT della capitale, ma anche per la cittadinanza tutta che ha partecipato in massa, insieme al resto del popolo arcobaleno (qui le foto del corteo). È bello, per quel che mi riguarda, vedere che anno dopo anno la manifestazione diventa sempre più partecipata e caratterizzata dallo spirito di condivisione del concetto di uguaglianza, che è qualcosa che riguarda la società, nella sua interezza. Cercherò quindi di raccontare il pride romano, attraverso le mie impressioni e andando per singoli punti.

I numeri
Eravamo in tanti e tante, inutile negarlo. Non sono bravo a contare la gente in piazza, soprattutto quando si tratta di folle oceaniche. E ieri, per i viali della capitale, c’era una marea coloratissima, fatta di uomini e donne, di famiglie, di gente curiosa, di musica. C’è chi dice duecentomila, il Messaggero parla di mezzo milione di partecipanti. Al di là di queste cifre ballerine, emerge un dato forte e chiaro: quello di Roma si configura come il pride nazionale, per la sua valenza politica, per il luogo in cui si svolge, per il richiamo di migliaia di persone da tutta Italia. Credo, inoltre, che anche quando fossimo stati “solo” centomila, sarebbe comunque un ottimo risultato. Perché le associazioni LGBT non hanno la parrocchia che paga la trasferta dalla provincia alla città. Insomma, abbiamo raccolto chi crede spontaneamente in nobili valori. E si sa che questi, in un primo momento, sono sempre di minoranza. Ma stiamo lavorando per renderli patrimonio comune. Per cui, avanti così!

roma_pride_2015_3Le amicizie
Ho visto un sacco di gente. Persone che accompagnano parte della mia vita da un po’, altre che vedo meno (Roma è grande…). Ho visto molti contatti dei social, venuti appositamente. Mi è piaciuto molto che ci fossero le mie amiche e i miei amici eterosessuali, in coppia e con i loro figli. Insomma, ho sentito il calore non solo della mia comunità, ma anche di chi ci è vicino per le cose in cui crediamo, per la nostra lotta. E poi non in molti lo hanno scritto, ma c’erano schiere di scout ai bordi della strada che sorridevano e salutavano il corteo. Questo non solo ci fa sentire meno soli, ma ci incoraggia. Perché la strada giusta, qui come altrove, è quella della visibilità e della condivisione.

I commenti
Inevitabili le solite critiche. Mi hanno scritto, in privato e sui social, frasi come: “Io al pride non ci vengo perché non mi piacciono le carnevalate!”, alle quali, puntualmente, rispondo con: “Tesoro, guarda che tu non sei stato invitato”. Ecco, io penso che la bellezza della nostra manifestazione stia nella varietà di stili e di voci che la caratterizzano. Ieri la stragrande maggioranza delle persone era in canotta o maglietta, in jeans e short. Poi c’era il folklore. E perché mai le nostre insegne dovrebbero piegarsi alle prescrizioni di una morale collettiva che non ha i titoli per insegnare niente a nessuno? Essere uguali non significa mostrare maggiore rispettabilità. È una contraddizione in termini. Fino a quando non si capisce questo, non si sarà mai persone realmente libere. Ricordiamoci sempre, cari amici e care amiche, che andiamo in marcia per l’uguaglianza, sotto l’insegna del rainbow. Venite con noi, partecipate a questa festa di democrazia e fierezza! L’alternativa è rimanere alla periferia della nostra gioia.

roma_pride_2015_2I media
Al solito. Su centomila, il 99% è in tenuta “civile” e giornali e tv dedicano il 99% delle loro attenzioni agli aspetti più pittoreschi. Che hanno ragion d’essere, sia ben chiaro. Guai se non ci fossero gli “estremi”. Perché è da quelli percepiti come tali che è nata la lotta di liberazione. Ma un’informazione che punta solo al sensazionalismo tradisce la sua missione, che è quella di generare la conoscenza delle cose. Se poi i giornali vogliono assurgere al rango di carta per il pesce si accomodino pure, ma non sulle nostre vite.

I “sentinelloidi”
Gasparri rosica. Adinolfi delira (e non gli pare vero di poter attirare l’attenzione su di sé con i soliti discorsi). Per quel che mi riguarda, non posso fare altro che dedicare un minuto di silenzio per quanti avranno cercato tutto il giorno foto di cazzi da esibire come prova di indecenza del corteo. Chi ci è stato, invece, ha capito da quale parte sta la bellezza di essere se stessi/e. Tutto il resto è il silenzio delle piazze grigie di chi nutre solo risentimento nei confronti della diversità. Noi, invece, ci accontentiamo di essere destinati/e alla gioia.

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