Siamo ancora “froci”: senatori specchio dell’ignoranza italiana

Siamo ancora "froci": senatori specchio dell'ignoranza italiana - Quando eravamo froci. Testata - Gay.it Blog

Quando eravamo froci. Gli omosessuali nell'Italia di una volta - Andrea PiniA sentire certi discorsi dei senatori italiani sembra di essere tornati agli anni ’60, quando su settimanali e quotidiani venivano pubblicati articoli che parlavano di omosessualità come di malattia, vizio, scelta di perversione associata a reati quali prostituzione,droga e ricatti.

Era l’Italia perbenista e moralista del boom economico, che se progrediva a grandi passi sul fronte industriale e tecnologico restava ancora imprigionata ad un modello sociale clericofascista. Descrive bene quel periodo il libro di Andrea Pini “Quando eravamo froci. Gli omosessuali nell’Italia di una volta”, che attinge a documenti, pubblicazioni e raccoglie la voce dei testimoni.

Il più delle volte si nascondevano e vergognavano di una condizione percepita come sbagliata e da vivere solo di notte, con rapporti occasionali in ambienti sordidi e pericolosi. I pochi casi di persone che uscivano allo scoperto erano visti come eccentrici, folli da biasimare e non prendere troppo sul serio.

Sono passati decenni. Prima i movimenti giovanili del ’68, poi le leggi su divorzio e aborto e ancora di più la tragedia dell’Aids ha modificato la società e gli omosessuali stessi, che hanno preso coscienza di sé e, orgogliosi di una condizione diversa ma non inferiore a quella eterosessuale, hanno iniziato a reclamare uguaglianza giuridica. Proprio quei senatori che ascoltiamo discutere della legge Cirinnà dimostrano che questi anni di pride e manifestazioni pubbliche non hanno lasciato il segno come dovrebbero sulla coscienza civile. Dal Family Day, alle discussioni in tv di biechi personaggi mascherati da credenti, ai discorsi mal letti e neppure compresi di rappresentanti dei cittadini scopriamo un’Italia profondamente ignorante, incapace di osservare la società contemporanea, rispettare le differenze e accettare il principio di uguaglianza.

I termini usati a Palazzo Madama, ma anche in prestigiosi salotti televisivi dai nostri politici denunciano FD5un odio viscerale e antico, una sequela di insulti di stampo omofobo e retrivo, indegni per un Europa che dovrebbe essere fondata sul rispetto delle differenze.

Non provano alcuna vergogna nell’offendere quella categoria di cittadini apertamente discriminata dalle leggi italiane, che finora hanno sempre scelto di ignorare le coppie GLBT in ossequio allo Stato estero del Vaticano. Anzi, i vari Salvini, Giovanardi, Formigoni, Meloni e per ultimo un ridicolo Scilipoti, vanno fieri dei loro insulti e dell’ignoranza che diventa una bandiera da sventolare con orgoglio al Family Day. Se in qualsiasi altro consesso europeo si pretenderebbero le dimissioni di questi soggetti, da noi diventano interlocutori affidabili, la giusta controparte per un dibattito basato su slogan omofobi, citazioni religiose e tanto pressapochismo.

Il clima di odio che è esploso anche in seguito ad un’atroce crisi economica che ha esasperato i cittadini italiani, i quali cercano capri espiatori per sfogare le frustrazioni, deriva dalla mancata educazione civica e sessuale nelle scuole di ogni ordine e grado.

Nelle scuole non si parla e non si può parlare di uguaglianza di genere, rispetto delle differenze, e di sesso. Ragazzi mantenuti nell’ignoranza saranno cittadini preda del fanatismo religioso, avversione verso tutto ciò che ai loro occhi apparirà diverso, e quindi minaccioso.

FD1I nostri politici lo hanno capito molto bene. Guardate Salvini e la miracolosa resurrezione di una Lega Nord che era già cadavere. Ha capito che doveva far leva proprio sull’ignoranza e sui pregiudizi di una consistente fetta di popolazione per accreditarsi come guida politica cui riporre fiducia. Immigrati ladri e assassini, omosessuali che minacciano i bambini e la famiglia altrui sono i cavalli di battaglia di una destra incapace di trovare argomenti validi e che possono contare sull’appoggio, talvolta esplicito, di una Chiesa connivente.

Come possiamo sperare che la scuola torni a insegnare ed educare a quei principi costituzionali ed europei se i nostri rappresentanti istituzionali sono i primi a disattenderli? Come proporre progetti e iniziative nelle scuole volte all’abbattimento di stereotipi di genere e alla conoscenza del corpo e dei suoi meccanismi sessuali se essi vengono strumentalizzati per essere oggetto di scandalo giornalistico, invettiva, menzogna e discredito, quando non di ritorsione violenza?

Il dibattito sulla Legge Cirinnà, un provvedimento insufficiente e che attesta una discriminazione tra eterosessuali che possono accedere al matrimonio e coppie omosessuali che possono solo contare su un istituto apposito, dimostra il grado di inciviltà dal quale l’Italia non riesce ad affrancarsi.
I continui riferimenti alla gente del Family Day, con i loro striscioni offensivi tutti uguali appositamente preparati da qualcuno e sventolati spesso da bambini inconsapevoli, sono una delle caratteristiche che rivelano il tentativo di costruire una base elettorale che possa garantire stabilità alla poltrona politica. Non importa nulla ai senatori italiani della legge Cirinnà. Molti di loro hanno dimostrato di non aver mai neppure letto il testo in discussione, non discutono di leggi che possano migliorare la vita dei cittadini e tirano in ballo la libertà di coscienza per travisarla in libertà di offesa.

La speranza è quella che l’approvazione della legge sulle unioni civili costituisca un punto di partenzaFD4 non solo per la piena uguaglianza civile tra tutti i cittadini, ma per abbassare i toni, zittire quei personaggi senza né arte né parte riciclatisi difensori della famiglia tradizionale e ricominciare a parlare di accoglienza, rispetto, civiltà e uguaglianza. Che una volta che anche i più facinorosi capiranno che se le coppie omosessuali sono tutelate la loro vita può continuare senza alcun trauma, si possa ragionare di educazione civica e sessuale nelle scuole.

E’ fondamentale che i bambini e i ragazzi imparino a rispettare gli altri e sé stessi attraverso la conoscenza e possano essere loro i fautori di una società del domani più giusta, che ci faccia dimenticare questa italietta uscita fuori dalle pagine consunte di una brutta rivista degli anni sessanta.

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1 commento

  1. a parte il livello dei nostri parlamentari, è da tanto che mi chiedo: ma veramente il matrimonio e la famigliola sono il futuro, l’obiettivo del movimento e della cultura lgbti?

    Dopo gli anni di Giò Stajano a Mario Mieli, segnati dalla logica della trasgressione, dell’anticonformismo, della contestazione radicale dei costumi e delle norme sociali, come cifre dell’essere-vivere-apparire omosessuale, non resta altro, ma proprio altro, che la più piatta e noiosa (“noioso” è termine ricorrente nell’autonarrazione di Scalfarotto, La Delfa, …) logica della normalizzazione?

    Si insiste su matrimonio e figli come se fossero le prime esigenze di ogni omosessuale e poi, dove sono normati e previsti si accasano pochissime migliaia di persone.

    Va bene, sono un simbolo, un ‘pretesto’ sulla via – appunto – della normalizzazione, ma il prezzo è altissimo. Poiché, affermando a parole la volontà di superare il paradigma eteronormativo e i conseguenti stereotipi e parlando continuamente di rispetto della diversità, non si trova poi di meglio che puntare all’istituto giuridico e sociale più tradizionale e oramai più bistrattato dalla mentalità etero corrente.

    Mirando a sposarsi in due, magari in frac o smoking o nella nuvolona bianca di merletti, tra riso e confetti, per trascorrere giornate… tra fasciatoi e biberon, due uomini o due donne non fanno altro – mi scuso anticipatamente per il termine – che scimmiottare la coppia tradizionale.

    E’ la maggiore dimostrazione (inconsapevole?) della subordinazione all’eteronormatività, nella totale assenza di modalità peculiari, alternative, tipiche dell’essere lgbti, nell’incapacità di prendere sul serio il proprio orientamento, le sue caratteristiche e le sue conseguenze.
    Si è diversi o si ha paura di esserlo?

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