Omofobia: ignorare o interagire? Guida all’uso dei social network

Omofobia: ignorare o interagire? Guida all'uso dei social network - disfamilyday5 - Gay.it Blog

Ogni giorno ne sparano di più grosse questi clericomofobi. Del resto ottenere like su Facebook, retweet su Twitter o qualche altro social network e trafiletti su infime testate web è un impegno che non conosce riposo.

'We beseech thee oh Lord, tweet us they word.'

Davanti a balle gender galattiche, riferimenti scientifici che fanno sghignazzare Rita Levi Montalcini dall’aldilà, annunci di apocalisse in caso di unioni civili è giusto ignorarli o commentare? Indignarsi o far finta che Gandianolfi (crasi tra Gandolfini, Miriano, Adinolfi, tre protagonisti del Disfamily Day) sia solo un peto in ascensore: schifoso, ma verso il quale ci si può solo turare il naso e aspettare di arrivare al piano?

Stabiliamo un punto fermo: se sui social network ci indigniamo e condividiamo dichiarazioni e atti di omofobia non stiamo facendo loro pubblicità. Innanzitutto, perché noi non siamo La vita in diretta su Rai Uno, dove Mario Adinolfi pascola un giorno sì e l’altro pure raggiungendo più di 2 milioni di telespettatori con le sue considerazioni pregne di insulti e mistificazioni nei confronti della minoranza discriminata LGBT. Sui nostri social avremo forse qualche migliaio di amici/follower con i quali condividiamo (si presume) una stessa visione del mondo e comunicare un sentimento di biasimo non significa certamente che i nostri followers abbracceranno la fede e si faranno monaci cistercensi!

Non diffondiamo omofobia quando proviamo ribrezzo per la loro mentalità bigotta e pericolosa. Non aiutiamo gli ultracattolici nella ricerca di visibilità.

Semmai li stiamo demolendo. Ecco perché.

La comunità LGBT deve sapere cosa pensa la Chiesa e il suo fanbase nei confronti dell’omosessualitàdisfamilyday2 e dei diritti negati. E’ importante perché la millenaria organizzazione assolutista e dittatoriale è molto influente nel nostro Paese e può essere determinante nel favorire il clima di violenza omofoba, la mancata approvazione di leggi antidiscriminazione e diritti civili. Sapere cosa affermano Mario Adinolfi, l’avv. Amato o doc Gandolfini nei centinaia di incontri pubblici nelle parrocchie o nei teatri di città governate da forzisti e leghisti ci fa conoscere un nemico che ha scelto di essere tale nei confronti di una minoranza discriminata. Loro, complici quella Chiesa affamata di soldi e potere, si rivolgono a cittadini che nella migliore delle ipotesi sono ignoranti, nella peggiore in malafede. Grazie a un sostegno più o meno diretto (e più o meno economico – 8 x 1000?), le loro idee permeate di menzogne omofobe spaventano cittadini che poi sfileranno al Disfamily Day, voteranno il partito filonazista di turno, renderanno questo Paese più oscurantisca e clericale di quanto è già.

Noi non abbiamo la loro potenza di fuoco. Nessuno ci copre le spalle, assicura gli stessi spazi e occasioni di diffondere principi di uguaglianza e libertà, ma possiamo fare rete, condividere sui social network quello che sta accadendo per essere consapevoli e rispondere prontamente quando nostra zia Concetta, al pranzo di famiglia della domenica, vomiterà fuori la storia del gender negli asili nido, dei ghei satanisti che vogliono far masturbare i bambini alle scuole elementari e dell’Arcigay che sostiene la pedofilia (e finalmente Gandolfini è stato querelato per aver affermato questo negli incontri pubblici di cui sopra!).

Far sapere tramite i social network quali menzogne gli omofobi affermano non vuol dire regalare pubblicità, ma fare informazione.

Even though he's a good boy, Rufus sometimes gets sucked into flame wars.
flame sui social newtork: da evitare

Ecco cosa dobbiamo evitare come l’acqua benedetta (che a noi posseduti da satana è notorio che potrebbe ustionare la pelle): non interagiamo. Scrivetevelo su un post-it e appiccicatelo sul display del vostro smartphone. Non c’è alcun bisogno di dar loro soddisfazione con flame lunghissimi nei quali discutere di quanto sono stronzi. Lo sappiamo già e vi assicuro che lo sanno pure loro, ma quella gente ha trovato un nuovo gioco per essere al centro dell’attenzione e godere di un po’ di considerazione e si è fatta un nemico che dà un senso alla loro triste vita.

Noi non vogliamo alimentare i deliri di onniscienza dei cattofascisti e neppure quella tendenza al martirio che amano tanto. Non bisogna insultarli in quanto vogliono esattamente questo, essere presi a sberle per passare da vittime di coloro che sono davvero vittime di una religione d’odio. Siamo superiori, condividiamo, arrabbiamoci, sbertucciamoli, ma senza interagire direttamente. Il silenzio alle loro eventuali provocazioni sarà un intollerabile affronto e si agiteranno come vermi da pesca nella latta.

Se capitate sul profilo Facebook di Mario Adinolfi potrete notare come i commenti ai suoi post si accendono quando qualcuno risponde per le rime alle sue mistificazioni e lo insulta. Si scatenano gil ottusi fanatici, che si sentono una minoranza vilipesa e oppressa e quindi si sentono giustificare a rispondere con violenza.
Se insultiamo li rassicuriamo sulle loro opinioni discriminatorie. Ragionare con questa gente è inutile, non vogliono fare lo sforzo di pensare, metterebbe in discussioni assunti che hanno preso come dogmi e fatto pilastri di vite insignificanti. Gli omofobi sono pecore da macello che vogliono seguire ciecamente il loro pastore, l’unica certezza di una vita meschina.

Allora, riassumendo: condividiamo, informiamo, indigniamoci e incazziamoci sui social network. Ma rispondiamo con i fatti, manifestando e portando avanti i nostri valori pacifici di uguaglianza e rispetto. Non interagiamo e tanto meno insultiamo gli omofobi, perché faremmo loro solo un gran piacere.

E rendere felice un cattolico estremista delirante è l’ultima cosa che vogliamo, vero?

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