Sesso estremo e corpi di frontiera al Torino Film Festival

Organi maschili, esplorati e martoriati, in vari film queer e non. Applausi per L.A. Zombie, stravaganza hard su un non morto, François Sagat, che resuscita i defunti penetrandoli negli organi vitali

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Sesso estremo e corpi di frontiera al Torino Film Festival - contretoiposterF1 - Gay.it

Anche i sessi vivono. Al 28esimo Torino Film Festival di Gianni Amelio, intriso di horror, vampiri, splatter da camera e cucina (con coltellacci), ammazzamenti seriali, sbudellamenti, membra e membri sbranati ci si dà anche al sesso estremo.
L’attacco è infatti programmaticamente borderline, con uno strano thriller psicologico francese, Contre toi ("Contro di te"), antipatico e un po’ snob, della figlia del regista Jacques Doillon, Lola, claustrofobica lotta alla Antichrist in chiave borghesotta.

Lei ginecologa rapita (prima fisicamente e poi sentimentalmente) da Lui, bellissimo moro riccioluto, attore francese di Strasburgo con un nome da canonica di provincia, Pio Marmaï, responsabile di sospiri e ovulazioni in sala ma non presente sul palco. Le madame ingioiellate al Regio, segnato dalla giusta protesta degli studenti con striscione Siamo indisponibili e con vari posti vuoti, si sono subito agitate in sala, schiavizzate da mariti noiosi e scorfani, commentando: "Avercene, di rapitori così!". Ma quando lui pretende da lei sesso sporco e niente coccole, la sventurata – è Kristin Scott Thomas, intensa e precisa ma ancora prigioniera dello stereotipo di Quattro matrimoni e un funerale, cioè "faccia di kiulo", signorile ma algida – dà di matto per amore e finisce a letto con lui. Arriva a servirgli pure la colazione ma in odor di tedio modello Sandra e Raimondo, meditando vendetta come una Vedova in nero Armani. A un certo punto Kristin gira il sugo rattristata – ma con una classe sublime come nemmeno Catherine Deneuve – osserva il mestolo e lo getta via sdegnata. Qualche applauso.

Sesso estremo e corpi di frontiera al Torino Film Festival - 127F2 - Gay.it

Il film più bello resta l’ipercinetico e vitale 127 Hours di Danny Boyle, un concentrato di endorfine e cromatismi solari che ricorda Buried – Sepolto in versione verticale e colorata. Un inno all’energia positiva con un perfetto James Franco, espressivo in ogni ganglio, costretto ad automutilarsi un braccio dopo essere rimasto incastrato a causa di un masso in un arido canyon.

Sesso estremo e corpi di frontiera al Torino Film Festival - LaBibbiaF3 - Gay.it

Ma il cuore queer del Festival ha preso corpo domenica al cinema Greenwich, con un programma da fare invidia al Togay: si parte col bellissimo Adamo nature che osserva delfini e leoni nel capolavoro di John Huston La Bibbia, trasposizione cinematografica magnifica e visionaria giustamente amata persino in Vaticano. Segue a ruota l’emozionante Riflessi in un occhio d’oro con Marlon Brando e Liz Taylor, lui colonnello gay represso, violento e feticista (ah, quel cucchiaio d’argento!) e lei moglie libertina ma affettuosa, il cui equilibrio famigliare va a pezzi per colpa di un soldatino voyeur che scorrazza nudo a cavallo. Ma la vicina sensibile con cameriere asiatico scheccante, Anacleto (Zorro David), comprende il meccanismo e viene fatta passare per pazza. Ormai un classico. Curiosità: tra i soldati c’è un non creditato e ventottenne Harvey Keitel.

Sesso estremo e corpi di frontiera al Torino Film Festival - EA3F4 - Gay.it

Al pomeriggio ci godiamo con due sensi su cinque – vista e udito – l’interessante EA3 – Exercices d’admiration (Cocteau), terzo capitolo di una trilogia firmata da Vincent Dieutre (Leçons de tenèbres), sofisticato esercizio di stile che reinterpreta il caposaldo di Cocteau La voce umana in chiave postmoderna con cellulari e auto rombanti, giocando con lo spettatore su una doppia pista, la registrazione in studio del protagonista Jacques Nolot, il notevole attore e regista della Gatta a due Teste, e la messa in scena in una villa con piscina del grande testo del maestro francese (è stato girato in due giorni nella proprietà di Eva Truffaut, la simpatica figlia del regista presente in sala). Così la voce diventa quasi post-umana per mancanza di batteria o di campo, e il corpo un mero simulacro per veicolare sentimenti d’amore legati alle fragili certezze concesse da un mondo tecnologico sempre più disumanizzante. In coda si insinua anche una polemica con chi detiene i diritti dell’opera di Cocteau. "Si tratta di un film totalmente selvaggio" spiega Dieutre. "Questo testo ha viaggiato molto, l’ho scoperto da piccolo in tv. Solo la modernità di Cocteau poteva consentire questa trasformazione".

Due opere del regista gay Antoine Barraud dedicate al regista giapponese Kohei Oguri, il corto Les maisons de feu(Le case di fuoco) e il mediometraggio La forêt des songes, quasi una reinterpretazione naturalistica del cinema di Kawase e Ozu, hanno preceduto EA3.

Sesso estremo e corpi di frontiera al Torino Film Festival - TrivialityF5 - Gay.it

Il corpo maschile, esplorato epidermicamente e in profondità, sembra davvero rappresentare l’ultima frontiera espressiva del cinema contemporaneo, in un’annata infelice ma che a Torino sembra presentare il meglio delle novità internazionali. Prima dell’attesissimo L.A. Zombie, giusto per oliare i motori, ecco Triviality ("Volgarità") di Sterling Ruby, nove minuti di masturbazione frontale a figura intera dell’attore hard Colton Ford mentre una voce off ripete ossessivamente: "Il segreto degli uomini violenti è che sono violenti. No, è che si vergognano. Di cose talmente banali che la loro stessa banalità rende ancora più vergognoso il fatto di vergognarsene" (è un estratto del romanzo Total Confinement di Lorna A. Rhodens). Ford, alla fine del corto, non riesce a venire, si irrita, esce scomposto dall’inquadratura. Pubblico attonito. Ma intanto la tensione per "la pornobomba horror" L.A. Zombie sale in modo palpabile. La sala è piena. Titoli di testa. Dalle acque del mare, quasi un’antiVenere botticelliana, ecco Sagat completamente nudo. Dopo cinque minuti si entra nel vivo del film. La sala è colma, gli occhi strabuzzano, partono i commenti acidi, le risate, le fughe. Una ragazza esclama perturbata: "Assurdo. Per carità. Abbandono…".

Sesso estremo e corpi di frontiera al Torino Film Festival - zombieF6 - Gay.it

Colpisce l’originale stravaganza pornogay di Bruce Labruce L.A. Zombie, folle divertissement tra Corman e Chi Chi La Rue, su uno zombie cazzuto interpretato dal magnetico e divino François Sagat – una specie di Gesù frankensteiniano con le fattezze dell’omino Michelin – arrivato da sotto terra per far resuscitare i morti infondendo spirito vitale nel cuore ma in maniera letterale: attraverso penetrazioni cardiache col suo pene gigantesco e coda di scorpione ("ma è un effetto speciale o no?" commentava un ragazzo) ma anche baci, abbracci e carezze. Deciderà però di non partecipare ma osservare soltanto un’ammucchiata incredibile, come nemmeno in Idioti o Shortbus, finché non verranno assassinati i partecipanti e a lui cresceranno impressionanti zanne facciali. Due ragazzi in sala, un maschio e una femmina, si guardano, si alzano, scappano a gambe levate tra mugugni e risatine.

Ma il profeta queer dal pisello uncinato che eiacula sangue anziché sperma (come in Antichrist) si mescolerà agli homeless – veri – di Los Angeles suscitando curiosità e sospetti. Piangerà persino lacrime di sangue come una statua sacra. È un’originale cinedevianza hard, questo riuscito esperimento di Bryan Bruce – vero nome di Labruce – primo autore gay a sdoganare il porno nel cinema d’autore ma non l’horror, vedi Von Trier. Lo stesso regista canadese aveva già fatto Otto su uno zombie diciottenne ma qui ha più ritmo e anche guizzi divertenti (il bidet nel corso d’acqua con canzonetta sentimentale francese). Anche tecnicamente funziona meglio, grazie a un uso del colore piuttosto ispirato, potenziato da una fotografia acida e contrastata adatta al mezzo digitale.

Ovviamente, il catalogo di acrobazie hard è da manuale: sodomie focose, rapporti orali voraci, rimming appassionato, pissing compiaciuto, fetish rituale in cuoio, una forte capacità immaginifica di mettere in scena la copulazione, neanche l’ombra di un preservativo. Ma, almeno al cinema, va bene così. Verrà distribuito da Atlantide Entertainment.
Per stomaci – e organi sessuali – duri come i muscoli di Sagat.

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