PATTY SMENTISCE: NON SONO OMOFOBA

Su Rolling Stone diceva di non dare bambini ai gay, ma a "quelli che sono più umani". I fan omosessuali di Nicoletta Strambelli si erano infuriati. Oggi la lettera: "sto soffrendo quanto voi".

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PISA – Ha tenuto un concerto per il Pride nazionale di Grosseto e solo dopo poche settimane ha rilasciato un’intervista in cui esprimeva concetti molto discutibili sui gay. Stiamo parlando di Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo, al centro di una grossa polemica per aver fatto a Barbara Alberti, che la intervistava per conto della rivista Rolling Stone, dichiarazioni come: «Però mi da fastidio quando i gay rompono le palle. Vogliono adottare i figli. Intanto fateli adottare a quelli che sono più umani».

Nell’intervista, strutturata senza le domande ma solo con capitoletti il cui titolo illustra l’argomento della domanda, sul tema dell’omosessualità la Strambelli ci tiene subito a far sapere che «la mia ambiguità sessuale è una leggenda. Se ci fosse, me la vivrei tranquillamente». Poi comincia lo sproloquio sull’adozione ai gay: «Io non credo che loro possano dare, come hanno dato a me, una disciplina di un certo tipo, mica stiamo giocando con le pallette. Poi, gli danno le case e magari non le danno a due ragazzi che vogliono sposarsi».

Il capitoletto termina con la vicenda poco comprensibile dello zio gay della cantante: «Io ho avuto uno zio splendido: faceva il corazziere, amato e rispettato da tutti per la sua bellezza ed intelligenza. Era un frocio. Un giorno torno a casa e dico:”Zio!”. Non vidi nulla di particolare a parte che poi era morto».

Le frasi riportate nell’intervista hanno tuttavia scandalizzato molti gay, tra cui tanti sono suoi ammiratori da tempo.

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Paolo Ferigo, a nome dell’Arcigay di Milano che presiede, ha dichiarato che «le asserzioni contenute nell’intervista sono notevolmente offensive per tutte le persone omosessuali, definite meno umane degli altri, pertanto, a nome della comunità milanese e lombarda, chiediamo urgentemente un chiarimento ed una smentita ufficiale di questo “Patty-pensiero”». L’appello di Ferigo si conclude con un incito a «boicottare la “artista” non acquistando i suoi dischi, non partecipando a suoi concerti ed evitando la partecipazione a occasioni in cui ella sia presente, fino ad una eventale sua smentita, per inviare un chiaro segnale contro chi, pur trovando comodo essere condiderato “icona gay”, si permette di disprezzare le persone omosessuali inviando nel contempo un messaggio fortemente negativo a tutti i lettori dell’intervista».

Oggi, giunge puntuale nelle redazioni, una dichiarazione firmata “Nicoletta Strambelli” che, per correttezza, vi riportiamo per intero. A voi la valutazione finale.

Carissimi amici,

voglio ancora chiamarvi così…

Scelgo le pagine del mio sito per rivolgermi a voi. Con alcuni l’ho fatto personalmente, ma visto la quantità di mail ricevute, penso sia meglio rispondervi attraverso internet.

Vi dico subito che mi dispiace moltissimo avervi messo in questa situazione, non certo perché qualcuno di voi non comprerà più i miei dischi o non verrà ai concerti, ma perché ho involontariamente urtato la vostra sensibilità.

Non mi sembra in tutti questi anni di avere rilasciato dichiarazioni contro i gay. Per mia bocca le avete mai sentite? Non credo proprio. Ho detto più volte che i miei migliori amici sono gay, e chi mi conosce personalmente può darvene conferma.

Ma venendo a Rolling Stone, vi dico che l’aver sintetizzato in capitoletti dei concetti, mi ha decisamente penalizzato. Voi tutti sapete che quando io rispondo a qualche domanda non ho il dono della sintesi, e forse è meglio, perché certi concetti hanno bisogno di molte parole. Allora analizziamo il capitolo “gay” insieme:

– “La mia ambiguità sessuale è una leggenda. Se ci fosse me la vivrei tranquillamente” Già questa frase mi sembra che dimostri che non ho niente contro le scelte sessuali.

– “Però mi dà fastidio quando i gay rompono le palle” Questa frase l’ho detta, più o meno e non così secca ma spiegando che hanno gli stessi diritti in tema di adozioni degli altri. E qui viene il nodo. Ritengo che la legge sulle adozioni sia da rivedere nella sua totalità. Vi ricordate il caso di Dalila Di Lazzaro? Perchè a una come lei, sensibile e senza problemi economici le è stato negato il diritto di adottare un figlio? E a me? Sapete quante volte ci ho provato (e senza mai renderlo pubblico)? Ecco allora che ho detto alla domanda: figli ai gay? Intanto mettiamo a posto la legge, alzando anche l’età, quarant’anni sono pochi, visto che con la fecondazione artificiale c’è chi diventa mamma a oltre 60… poi pensiamo, magari contemporaneamente, anche alle adozioni di gay. Poi ho espresso una mia opinione, ma non credo sia giusto per questo essere crocifissa: ho detto “mi sembra meglio che un neonato venga adottato non da gay, almeno finché è piccolo, poi da grande può scegliere in che direzione andare. Ma questo sempre per tutelare, secondo me, il piccolo. E non certo perché considero i gay meno umani (mai detto né pensato!), anzi, ma perché per un neonato avere due figure, una maschile e una femminile mi sembra meglio”. Quanto alle case… ho detto che anche qui bisogna estendere i diritti a tutti. Non credo che solo i gay debbano avere diritti, deve essere per tutti uguale, la legge. Gay o etero, che vuol dire, sempre persone sono. Tutti uguali.

Nel capitoletto “libertà” vi è sfuggito quando dico “sono stata nel loro bar, pieno di trans e travestiti, e li baci, abbracci, è stato bellissimo…” Per me, ripeto tutti sono uguali. (Sono amica anche di trans, di uno in particolare, e non perdo occasione per stargli vicino quando entra in crisi). Non sono le scelte sessuali ad indicare le qualità e l’intelligenza di una persona. E chi mi conosce personalmente sa, che non faccio differenze, chiedete al webmaster del sito che ho scelto come ufficiale. Lui mi conosce bene.

Quanto alla smentita… Rolling Stone non fa questo tipo di cose, non intervista lo stesso personaggio due volte di seguito. Qualcuno mi ha detto perché non mi faccio leggere le interviste prima della pubblicazione. Non si fa, non è corretto deontologicamente tra professionisti. Ho già detto che alla prima occasione, chiederò all’intervistatore di rivolgermi una domanda sui gay, spiegherò tutto e questa volta pretenderò che la mia dichiarazione sia riportata per esteso.

Per tutto questo sto soffrendo quanto voi, credetemi. Anch’io sono una ipersensibile.

Vi abbraccio tutti, sperando di essere ricambiata… magari alla prossima intervista…

Nicoletta Strambelli

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