SCELGO AMORE O QUIETO VIVERE?

Buttarsi in una relazione a distanza a 18 anni se si vive in un piccolo centro è difficile. Ma se il sentimento dura da oltre sette mesi, la sfida è dura. Il consiglio dell'esperto.

SCELGO AMORE O QUIETO VIVERE? - leo5 6 5 - Gay.it
4 min. di lettura

Caro Leo,

mi rivolgo a voi perché non saprei con chi altro parlare.

Sono un ragazzo come tanti altri, vivo in un paesetto sperduto, non sono assolutamente dichiarato perché ciò segnerebbe la mia fine e non ho mai avuto rapporti sessuali.

Ho conosciuto su internet un ragazzo mio coetaneo che mi piace tantissimo, sento di esserne innamorato e ricambiato. La prova foto è andata molto bene e a parlare ci troviamo benissimo e siamo esattamente sulla stessa lunghezza d’onda. Lui vive la sua omosessualità in maniera molto più sgamata di me, ha amici gay, frequenta i locali ecc. Lui fin dall’inizio ha sempre premuto per incontrarci, ma io ho sempre tergiversato, rimandando per sette mesi l’incontro e non ho mai voluto nemmeno sentirlo al telefono. Tuttavia lui è molto preso da me e ha continuato ad “aspettarmi” fino ad ora.

Mi rendo conto che è una situazione stagnante che non può durare in eterno. Ma io ho troppa paura di vivere la mia omosessualità. Lui vive lontano da me, frequentarlo significherebbe fare lunghi viaggi, correre il rischio che qualcuno possa vederci insieme e farsi domande, sospettare, per non parlare del fatto che mantenere una relazione a distanza è già difficile per gli etero, figuriamo per due gay. Inoltre ho paura che tra noi possa andare male, che potremmo non piacerci come in chat… la delusione sarebbe troppo forte e io non so se la sopporterei.

Mi chiedo non è meglio attendere fino a che non andrò all’università, in un’altra città, lontano dalla famiglia e dai conoscenti per vivere liberamente le mie pulsioni? Non è meglio attendere di vivere in una situazione sicura in cui poter fare ciò che voglio? Eppure questo ragazzo occupa tutti i miei pensieri, sempre. E se fosse lui la mia anima gemella? Se fosse lui il grande amore della mia vita? Sono convinto che un amore così capiti solo una volta nella vita a chi è fortunato… agli altri nemmeno una volta. Se avessi trovato il vero amore, sarebbe giusto sacrificarlo per il quieto vivere? Eppure il rischio è alto… ne vale davvero la pena? Alla fine dei conti, fuori dalle fantasie romantiche e amorose, non è meglio preservare la tranquillità della propria quotidianità, con cui dobbiamo confrontarci ogni santo giorno? E’ lecito sacrificare l’amore per la serenità?

Vi prego di aiutarmi… di darmi un consiglio, magari di parlarmi di qualche esperienza accaduta a un mio coetaneo simile alla mia da cui poter trarre esempio… Sono confuso e sento che il tempo stringe. Ho diciotto anni e mi trovo al primo grande bivio della mia vita. Aiutatemi a prendere la strada giusta. Grazie.

Davide

Ciao giovane Davide86,

sei davvero giovane, ma non sprovveduto, forse un po’ tirato e impaurito, il tutto in un’oscillazione esistenziale che muove fra vado o non vado, sarebbe meglio evitare oppure rischio l’incontro? Fra paura e desiderio. E l’incertezza e il procrastinare la fa da padrona. Le oscillazioni e la distanza (oltre a quella geografica soprattutto quella che metti tu) forse sono delle buone strategie per difendersi da timori e delusioni, e come tutte le strategie di questo tipo, spesso non seguite da vere e proprie azioni, sono solo astrazioni che eludono la realtà, l’esperienza reale, principessa in tutti i reami nel vasto impero della relazione.

Mi stimola molto la tua posizione tanto che penso a come procrastinavo io, ai tuoi tempi, per paure più dettate dal giudizio e dall’omofobia – in cui inevitabilmente in piccoli centri urbani ci s’imbatte – che sempre aleggiano, anche nelle migliori famiglie. Così, temporeggiare diventò anche per me una strategia, come per altri che oggi conosco e per alcuni di loro, ahimé, lo è ancora. Se siamo dei temporeggiatori siamo spesso presi da sentimenti che ci fanno soffrire dentro, anche se esternamente sembriamo persone funzionanti, ma ci accorgiamo che non stiamo producendo e crescendo al massimo, non ci sentiamo soddisfatti di noi stessi.

Avendo letto che il tuo immaginario prospetta anche possibilità romantiche e felici vorrei suggerirti, un po’ seguendo la psicologia americana, alcuni passaggi per Smettere di Rinviare (un buon libro di E. Giusti, F. Angeli ed.), o perlomeno per decidere se e quando potrai sperimentarti dal vivo.

1. Il momento migliore e quello più giusto per smettere di rinviare è ora.

2. Affondare le proprie paure

3. Incoraggiare l’IO (riconoscersi i meriti e mettere da parte le debolezze)

4. Cambiare le abitudini (specie quelle improduttive)

5. Imparare a conoscere voi stessi e gli stati d’animo (farne partecipi gli altri e farsi aiutare)

6. Stabilire priorità (importante, urgente, impegnativo ecc.) sul da farsi

7. Essere determinati e determinanti (sì o no, asserisco)

8. Assumere l’impegno (senso di responsabilità ad agire)

9. Non lasciarsi condizionare (clichè introiettati, giudizi manichei: bene-male)

10. Organizzare un piano d’azione e avviarlo

Alcune di queste cose mi sono utili ancora oggi, per tentare il rischio, anche perché sono certo di una cosa, che qualsiasi incontro e qualsiasi persona non può cambiare quelle che io sono senza che io lo voglia e, soprattutto che posso tornare indietro (sapere dove sono le mie vie di fuga), essere capace di ritirarmi, magari per leccarmi le ferite, o al contrario come altre volte, tornare col cuore pieno di gioia e di speranza. Sono esperienze forti, ovviamente, specie quando si è giovani ed inesperti ma, credimi altrettanto forti ed intense anche quando, oggi, non più 18enne, mi ritrovo in una situazione simile alla tua ad un’età che è però il doppio, circa.

Spero che il mio feed-back possa esserti stato da stimolo ad agire, e che i punti segnalati ti siano utili per una riflessione non finalizzata a “pensarci ancora su” ma ad avere quel sostegno cognitivo e qualche punto di riferimento che possano, anche nei momenti difficili, aiutarti nella consapevolezza che, vivere è soprattutto agire. Il benessere si conquista con il continuo adattamento creativo all’ambiente; avere la possibilità di iniziare a 18 anni è sempre meglio che rimpiangere da adulti di non averlo fatto prima o di non aver voluto verificare che quella situazione poteva essere una di quelle POSSIBILI, la giusta scelta fra diverse possibilità. Meglio la tristezza della (eventuale) delusione o il tormento e l’ansia del non decidere mai?

La strada giusta? Saper integrare testa e cuore in una scelta coraggiosa, e affrontare le conseguenze positive o negative là dove e se ci saranno.

Ti prego sono curioso fammi sapere qualcosa a questa mail che è anche del sito dove lavoro!

Saluti e auguri,

Maurizio Palomba

aiutogay@aiutogay.it

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di Maurizio Palomba

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