BACIO LUCA CON AMORE

Pierfrancesco Favino racconta la non facile genesi del lacerato Davide in ‘Saturno Contro’ di Ozpetek e ripercorre la sua carriera, dal gay Biccio per Ligabue fino a Colombo al fianco di Ben Stiller.

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Fascino mediterraneo che lascia trasparire le sue origini pugliesi, una voce profonda e rassicurante, una certa affabilità per nulla scontata tra le star in ascesa del nostro cinema: abbiamo contattato Pierfrancesco Favino in una pausa della lavorazione di una fiction per Raiuno, Liberi di giocare, diretta da Francesco Miccichè, in cui recita con Isabella Ferrari e Sabrina Impacciatore. Il suo lacerato Davide di Saturno Contro (che intanto veleggia a oltre 4.5 milioni di euro d’incasso) è già entrato nell’immaginario queer come uno dei più bei personaggi gay del cinema italiano.

Come hai costruito il personaggio di Davide, ti sei ispirato a qualcuno?

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Non mi sono ispirato a nessuno anche se sono stato abituato a costruire i personaggi attraverso una caratterizzazione vocale o fisica. Volevo invece sfidarmi con un altro metodo di lavoro, un tipo diverso di approccio al personaggio. Una cosa che mi interessava molto di Davide è il fatto che mi sembrasse una persona assolutamente risolta, una specie di monolite scuro, piacevole a guardarsi ma che poi si frantuma come una porcellana. Eppure, esteriormente, dà un’immagine di grande solidità. Poche ‘categorie’ come l’omosessuale sono dei cliché cinematografici che a me non piace fare: ho lavorato sulla sensibilità di quest’uomo, che cosa significava per lui questo rapporto con Lorenzo e con gli amici, il suo essere ammirato. Elaborando anche l’idea del successo che ti protegge e rimanda su di te un’immagine d’infallibilità.

La scena del bacio è la più romantica ma è stata problematica: Ferzan all’inizio non era soddisfatto. Che cosa è successo?

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C’è stato un fraintendimento: io dall’inizio intendevo allontanarmi da Luca perché pensavo che avrebbe dato più sensualità alla scena ma, essendo i primi giorni di lavoro, Ferzan l’ha presa per omofobia. Poi ci siamo chiariti. Ho avuto più paura in altri momenti, comunque, lì si poteva sfogare l’emotività del personaggio. Non avevo certo paura di baciare Luca! È un bacio d’amore e sensualità. Non abbiamo fatto molti ciak. Ci sono stati più problemi nella scena in cui Luca si addormenta su di me: ero più rigido ma non era una questione di omofobia. Come spesso succede nelle prime scene c’è maggiore incertezza e un avvicinamento progressivo al personaggio.

Comunque lo spettatore non percepisce questa incertezza, dopotutto dà un senso di mistero al personaggio…
Sì, assolutamente. Un’altra cosa che mi piaceva è che queste due persone, sempre per uscire dal cliché, fossero virili. Il gay è stato oggetto di così tanta commedia, sia in Italia che all’estero.

Un personaggio che però, secondo me, non convince molto è quello di Paolo, la cui vicenda con la coppia resta a livello larvale: non si capisce che rapporto si instaura con i due ragazzi. Davide pensa che Lorenzo sia andato a letto con lui?
No. Le dinamiche del gruppo sono molto aperte, in questo senso. Una cosa portante del rapporto tra Davide e Lorenzo è la differenza d’età. Credo che Lorenzo serva a Davide come un’ancora di freschezza, vitalità e speranza. Ho amici omosessuali che portano avanti ménages à trois proprio per far funzionare la coppia originaria. Il mio personaggio è invece abbastanza distante dal rapporto con Paolo che si avvicina a lui per un discorso di emulazione letteraria. Poi è buttata lì un’eventualità di interazione di altro tipo ma sono stato io a spingere sulla gelosia, questo sottotesto non c’era nella sceneggiatura: mi sembrava un modo giusto per provocarlo sessualmente. È una modalità comportamentale abituale, più un gioco seduttivo che una reale dinamica.

Nella scena sul precipizio le tue lacrime sono vere?

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Nella scena sul precipizio le tue lacrime sono vere?

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Sì. Già in sceneggiatura quella scena mi toccava. Gli attori usano tecniche di richiamo a momenti dolorosi della propria vita. Mi commuoveva l’idea di quest’uomo che arriva, per amore, a considerare un gesto del genere una liberazione. Ma quando si trova lì si rende conto che i suoi amici e gli affetti gli permettono di evitarlo. È un momento di grande crisi, un paradosso molto interessante. La scena è stata costruita da tutti quanti: una qualità molto bella di Ferzan è che chiede sempre le tue idee. La presenza di Gianni Romoli sul set (cosceneggiatore, ndr) consente la variazione del testo. È stato tecnicamente difficile, siamo rimasti lì dal mattino alla sera. Ferzan l’ha realizzata con un dolly particolare, lo sky king, che ha un’estensione del braccio meccanico tale da avere la possibilità di un campo molto più ampio. E poi sono stati fatti parecchi primi piani.

Un fiume di lacrime, quindi!
Quel giorno sì, alla fine della giornata avevo un mal di testa tremendo! Per ogni inquadratura ci sono stati non meno di 5-6 ciak e una cinquantina in tutto.

Avevi già interpretato un gay nel tondelliano Dazeroadieci di Ligabue, il tormentato Biccio…
Quel ruolo è nato dall’incontro con Luciano. Mi disse: «Fatti crescere la barba, non voglio che sia estremo come personaggio». Mi sono divertito a creare aspetti di Biccio che rimandavano all’immaginario personale o ad alcuni miei amici gay.

Biccio che attraversa la città travestito da Miss Rimini su un calesse trainato da due cavalli bianchi ricorda molto il Mitzi di Hugo Weaving in Priscilla
Quella scena en travesti nella vita non la farei mai ma è stato un momento molto bello: il personaggio si scopre più ‘liquido’ di quanto non si aspetti e diventa oggetto di venerazione. Il costume in qualche modo faceva riferimento a Priscilla: penso che quel film abbia dato un altro tipo di visibilità a un vero e proprio genere cinematografico. Ormai è un riferimento imprescindibile.

E rispetto a Ferzan, com’è stato girare con Ligabue?
Luciano si prova anche su quel campo ma non è solo un regista. Ferzan ha un polso già formato che Ligabue non ha, è lui che guida. E poi Davide è un personaggio più complesso e interessante di Biccio.

Anche nel personaggio del libanese di Romanzo Criminale, che ti ha fatto vincere un David di Donatello, si percepisce un’attrazione sensuale nei confronti del Freddo interpretato da Kim Rossi Stuart…

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Sì, sia nel romanzo che nel film c’è un sottotesto gay: ho preparato il personaggio ispirandomi a Pasolini che è una mia passione, in particolare Accattone. Col Freddo c’è un’attrazione omosessuale che va al di là della semplice amicizia. È l’unico che non ha una donna né famiglia. Il libanese vuole essere glaciale, bello e vincente come lui. C’è un rapporto di ammirazione che sconfina in qualcosa di simile a un amore ma che non potrebbe mai permettersi. Nella prima versione della sceneggiatura l’omosessualità era più esplicita, prima di morire il libanese andava addirittura a Montecaprino. Poi è stato giudicato troppo fuorviante rispetto al romanzo.

Hai fatto una lunga gavetta: nella tua carriera hai interpretato altri ruoli gay?
A teatro ho fatto uno spettacolo diretto da Lorenzo Gioielli di un autore gay morto nel 1989 di Aids, Bernard-Marie Koltès. Si chiama La notte poco prima delle foreste e parla di un immigrato solitario che ferma un ragazzo per raccontargli di sé e forse adescarlo. Si sente che la tematica sessuale è forte. Vorrei riprenderlo nella stagione 2008-2009.

In Una notte al museo non ti ho riconosciuto… Spiegami come sei diventato un Cristoforo Colombo bronzeo. Avete girato a Vancouver, vero?

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Sì. Anche mia madre non mi ha riconosciuto! Ci volevano circa quattro ore di trucco. Ho dovuto fare un calco di tutto: testa, corpo e spalle. Poi hanno costruito una maschera intera di lattice e gommapiuma che mi incollavano addosso. Indossavo anche un paio di speciali lenti a contatto coprenti. In originale le mie battute sono in italiano.

Rispetto ai set italiani che differenze hai riscontrato?
In Italia si vive sull’incidente: un set italiano è sempre pronto ad affrontare l’inatteso. L’organizzazione americana è estremamente capillare ma secondo me anche fragile, c’è un terrore dell’imprevisto molto strano. Da un punto di vista emotivo è diverso: in Italia si crea una specie di famiglia, lì non sono previsti intralci. Sarò latino ma preferisco lo scambio umano!

E umanamente parlando, come sono Ben Stiller e Robin Williams?
Con me Ben Stiller è stato estremamente delizioso, credo di averlo conquistato dandogli alcune battute fuori campo, cosa per loro non tanto normale. Spesso gli attori americani non si mettono in queste situazioni. Robin Williams è molto piacevole, poco divo, gira per strada senza problemi e si ferma a chiacchierare.

Si vocifera che parteciperai al seguito delle Cronache di Narnia, Prince Caspian, nel ruolo di Lord Glozelle…
Su Internet è uscita la notizia falsa che il ruolo è già mio ma ho solo fatto un provino: è una possibilità ma non ne sono certo.

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