DONNE, RAGNI E PUGILI GAY

Indiana e tunisina le premiate al Torino Film Festival. Straordinaria Miranda Richardson in ‘Spider’ di Cronenberg. Seduttori bisex nella teen-comedy ‘The rules of attraction’.

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TORINO – Anoma Janadari, la donna che vinse due volte. E’ lei la grande vincitrice del XX Torino Film Festival, indomita operaia che si veste da uomo, sta con una donna e si ribella con tutte le sue forze all’oppressiva società maschilista descritta nell’insolito film cingalese ‘Volare con una sola ala’ di suo marito Asoka Handagama, emergente regista di Ceylon il cui ultimo film, ‘This is my moon’, è appena uscito in Francia spalleggiato da entusiastiche critiche dei prestigiosi Cahiers du Cinéma.

DONNE, RAGNI E PUGILI GAY - satin rouge - Gay.it

Applauditissima alla cerimonia di premiazione, l’attrice indiana è stata segnalata da una menzione speciale «per la sua forza interpretativa e per l’emozione che il film comunica nel trattare un tema universale e tuttora determinante come la difficile condizione delle donne nella società contemporanea». ‘Volare con una sola ala’ ha anche vinto il premio del pubblico ‘Achille Valdata’. Il primo premio del Festival è andato a un’altra donna, la regista tunisina Raja Amari, che in ‘Satin Rouge’ racconta di una donna sola con figlia che tenta un riscatto esistenziale come ballerina in un locale notturno. La motivazione spiega: «per la tensione dello sguardo totalmente al femminile, per la forte sensualità della messa in scena. Per la sensibilità con cui si rispecchiano l’un l’altro spazi interiori e fisicità dei personaggi.»

DONNE, RAGNI E PUGILI GAY - the rules of attraction - Gay.it

Un perfetto manuale del seduttore (bisex) si è rivelata invece la commedia adolescenziale americana ‘The rules of attractions’ (Le regole dell’attrazione) dello scatenato Rover Avary, già cosceneggiatore di Pulp Fiction. Nel Camden College, alla metà degli anni ’80, si intrecciano le vicende di diversi personaggi ossessionati più dalle loro storie sentimentali che dagli esiti scolastici (e persino i professori rinunciano a insegnare motivando sulla lavagna ‘perché abbandonato da mia moglie’). Il bel biondo Sean Bateman ama Lauren che ama Victor che però è in viaggio a spassarsela con le ragazze di mezza Comunità Europea. Lauren è vergine e non vuole tradirlo ma verrà addirittura stuprata a una festa. Nel frattempo qualcuno lascia biglietti d’amore nella buca di Sean che crede siano opera di Lauren. Paul Denton è bisex, ha rotto con Mitchell e si è innamorato proprio di Sean che però è etero e in odor di omofobia. Meno male che ci sono erba e acidi a far passare le inibizioni, pensano i ragazzi, a patto che non si facciano vivi gli spacciatori che Sean non ha pagato in tempo… I distributori italiani dovrebbero buttare un occhio su questa teen comedy americana, perché, anche se ha un po’ il sapore di déja vu di canovacci un po’ clonati sull’argomento, ha qualche idea nuova (ogni tanto la pellicola si riavvolge velocemente per seguire le vicende di diversi personaggi in tempo reale) e quello stile trendy smaliziato che potrebbe far presa anche sul nostro pubblico, indipendentemente dal sesso (o bisesso che sia).

DONNE, RAGNI E PUGILI GAY - kappao - Gay.it

Accenni gay anche in un corto del concorso Spazio Italia, ‘Kappaò’ di Michele Rovini, in cui un ragazzo gay boxeur (Francesco Stella) vive un rapporto contrastato col padre idraulico (Sergio Troiano) ed è attratto – ma la questione non è approfondita – di un cameriere marocchino nel locale di un cliente del padre.

Plumbee atmosfere ai confini della follia nell’intrigante film di chiusura, ‘Spider’ di David Cronenberg, in cui un uomo schizofrenico ricoverato in una casa-famiglia nei pressi dei luoghi dove ha trascorso l’infanzia, rivive il trauma della morte della madre, forse uccisa dal padre che l’ha sostituita in casa con una donna di cui era amante. Il piccolo ‘Spider’, come l’aveva soprannominato la mamma per il suo hobby solitario di formare ragnatele nella sua cameretta con fili di spago tesi, ordisce un piano per eliminare la donna ma forse tutto è avvenuto solo nella sua testa.

DONNE, RAGNI E PUGILI GAY - Spider - Gay.it

Intanto ‘Spider’ cresciuto riconosce la donna proprio nella burbera governante della casa di cura. Caso emblematico di dissociazione psichica (bellissimi i titoli di testa con macchie di Rorshach ottenute da muri scrostati) tratto dall’omonimo romanzo di Patrick McGrath, pur essendo un Cronenberg minore per poca densità e complessità della trama, ha un suo fascino accattivante nell’atmosfera cupa, nello stile geometrico (l’ossessione per i triangoli e i soggetti tripli) e nella perfetta recitazione dei protagonisti, da Ralph Fiennes nella parte di ‘Spider’ alla sublime Miranda Richardson nel triplo ruolo della madre, dell’amante e della tenutaria, smodatamente brava, brava, brava.

Molte donne a questo festival che ha visto la riscossa del gentil sesso in diversi campi (regia, recitazione, montaggio) e alcune perle di saggezza in chiave rosa: indimenticabile una sempre bella Barbara Bouchet con capello lungo e liscio che alla presentazione del giallo-horror ormai cult ‘Non si sevizia un paperino’ (1972) di Lucio Fulci, ambientato tra le bianche pietre di un villaggio pugliese, ha dichiarato: «sono contenta di presentare questo capolavoro. Dopo aver restaurato la copia del film hanno fatto lo stesso anche con me». Da tramandare ai posteri la scena in cui Florinda Bolkan nei panni di una iettatrice ‘maciara’ (ossia megera) viene massacrata di botte in un cimitero mentre imperversa una canzone di Ornella Vanoni.

Meno film gay degli altri anni, molto più cinema popolare (western, zombi, Frankenstein, vampiri) e la riscoperta di un cinema sudamericano estremo e sperimentale per pochissimi (Bressane, Cardoso, Reis). E’ stato anche l’ultimo anno di Stefano della Casa, applaudito in chiusura con una standing ovation del pubblico, e già si fa insistente un toto-direttore per il prossimo anno (Turigliatto, D’Agnolo Vallan?).

Discutibile e criticata la scelta di trasferire il Festival in un supermercato (il centro commerciale ‘8 Gallery’) situato nel decentrato Lingotto.

Per il resto il Torino Film Festival si conferma come il primo festival cinematografico italiano per quantità e varietà dell’offerta (non c’è paragone con Venezia) anche se l’ingigantimento progressivo rischia un po’ di spersonalizzare una manifestazione nata come un rifugio per un cinema diverso, senza cittadinanza, culturalmente sovversivo. E con la cineglobalizzazione ne fa le spese anche il cinema gay, ormai uno dei meno provocatori che ci sia in giro.

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