«Let’s go shopping, sweety darling, let’s go shopping!». Vi ricordate l’ossessivo mantra ipnotico di quelle vertigini camp che erano la strana coppia formata da Edina e Patsy nella serie cult Ab Fab? Un’invocazione consumistica che riecheggia spontanea all’approssimarsi nelle sale in ben 400 copie della frizzante commedia sentimentale I Love Shopping di Paul J.Hogan (garanzia di qualità nel genere leggero con brio: è il regista del piacevole Il matrimonio del mio migliore amico e del sottovalutato Insieme per caso).
Tratta dai primi due libri di una saga di massimo successo della londinese Madeleine Wickham, più nota con lo pseudonimo di Sophie Kinsella – qualcosa come quindici milioni di libri venduti in 35 Paesi del mondo – sposta l’azione dalla Gran Bretagna a New York dove la protagonista Rebecca Bloomwood detta Becky può dar sfogo al suo inestinguibile fuoco sacro, ossia una sorta di sindrome da acquisto compulsivo che la rende felice solo se in azione all’interno di un negozio con in mano una delle dodici carte di credito operative in suo possesso. Il suo sogno professionale, in verità, consiste nel lavorare per la sua rivista di moda preferita ma le viene affidata una rubrica finanziaria in una rivista economica dello stesso editore e la sua parafilia da buyer ossessiva si rivelerà utile per elaborare una curiosa strategia pubblicitaria. Ovviamente i palpiti del cuore non stanno a guardare, e la scatenata Becky cercherà di impossessarsi anche dei sentimenti del tenero caporedattore Luke che però è assolutamente insensibile al fascino sottile dello shopping…
«Rebecca Bloomwood era un personaggio con cui mi sono identificato completamente» spiega il regista. «Una maniaca dello shopping è una persona che crede fermamente nella terapia degli acquisti. Ti senti giù? Vai in un negozio e sei immediatamente rinfrancato. Chiunque è in grado di capirlo. Quando siamo depressi, tutti noi usiamo gli acquisti per tirarci su il morale, ma Rebecca non riesce a fermarsi. Se c’è un affare, lei non dice mai di no». A chi critica l’opportunità di un film del genere in austeri momenti di crisi, Hogan ribatte che, al contrario, riderci sopra può essere decisamente taumaturgico: «La storia di Becky è decisamente una parabola dei nostri tempi, perché lei tenta di ridurre le spese, mettere da parte le sue carte di credito e trasformare la sua vita».
Di notevole smalto il parterre di attori sfoderato in I love shopping: la solare protagonista è interpretata da Isla Fisher, più nota come compagna di Sacha Baron Cohen, il reporter kazako Borat in procinto di diventare Bruno, giornalista di moda austriaco supergay; la candidata all’Oscar Joan Cusack interpreta la mamma di Becky, mentre suo papà è nientemeno che l’immortale John Goodman. Nel ruolo di una sofisticata e arcigna signora francese, Alette Naylor, al vertice di una patinata rivista di moda, ritroviamo invece una rinata Kristin Scott Thomas che fa il verso a Miranda Priestly/Meryl Streep in Il diavolo veste Prada (se non l’avete vista nel dolente Ti amerò sempre recuperatelo quanto prima: la sua è una delle migliori interpretazioni dell’anno).
Fiore all’occhiello della produzione è sicuramente la firma ai costumi di Patricia Field (Sex and the City e ancora Il diavolo veste Prada), una delle massime esperte in questo campo. «Io sono una stilista» spiega la Field. «Anche se nel mondo dell’ideazione dei costumi questa è quasi una parolaccia. Io creo moda come arte e ci riesco grazie al collage. Metto assieme pezzi vecchi e nuovi, degli abiti eleganti con i jeans, e do vita a questa unione. Il mondo dell’ideazione dei costumi normalmente è legato al creare degli abiti da zero. Ma io penso che se stiamo facendo qualcosa di contemporaneo, è uno svantaggio cercare di creare degli abiti quando invece c’è un mondo di stilisti da cui scegliere. D’altronde, il nostro film parla di una maniaca dello shopping che fa acquisti tutto il giorno».
Curiosità: la scena che si svolge all’interno di un punto vendita a Bal Harbour, in Florida, è stata girata nel vero negozio di Prada e Becky cerca di educarvi Luke al senso dell’eleganza in gergo ‘pradese’.
Insomma, se non riuscite a rinunciare alle sfilate milanesi e a un immancabile giro di salutare shopping post ufficio, questo è il film che fa per voi!
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