Basterebbe un nome, quello di Paul Vecchiali, per decidere anche all’ultimo minuto di prendere un volo, una nave o qualsiasi altro mezzo di trasporto (per i fortunati siciliani può bastare un’auto) e precipitarsi al cinema ABC di Palermo dove stasera si inaugura la settimana di “cinemozioni” della terza edizione del Sicilia Queer FilmFest. Il regista corso ottantreenne sarà presente in quanto presidente di giuria e sarà possibile assistere a una piccola retrospettiva con titoli cult quali l’intenso Femmes, femmes che ai tempi entusiasmò Pasolini che gli “rubò” le due protagoniste Surgère e Saviange per il suo Salò e il fiammeggiante mélo Corps à coeur sull’amore tormentato fra una farmacista (ancora la Surgère) e un meccanico appassionato di musica classica, l’allora bellissimo Nicolas Silberg. Nato da una fronda della Nouvelle Vague, quella meno rivoluzionaria e più antigodardiana, ex collaboratore dei Cahiers du Cinéma, autore indipendente e non allineato, Paul Vecchiali è sempre stato piuttosto snobbato dalla critica per il suo attaccamento al tradizionale ‘cinema di papà’ e, in particolare, a un genere popolare come il melodramma di cui è intriso il suo cinema (adorava le produzioni anni ’30 sostenute dal Fronte Popolare e i grandi successi con Jean Gabin e Michèle Morgan quali Il porto delle nebbie). Merita invece una riscoperta anche dal punto di vista del cinema queer di cui è stato autore fondante e seminale: ricordiamo il mirabile ‘Once more – Ancora’ del 1987, uno dei primi film a parlare di Aids con lucida consapevolezza, fra teatralità brechtiane e sorprendenti inserti musicali distribuiti in dieci segmenti con lunghi piani sequenza per dieci momenti dello stesso giorno, il 15 ottobre, di dieci anni consecutivi.
Tra i titoli da non perdere durante l’interessante settimana palermitana, vi segnaliamo stasera la trascinante Queer Palm 2012 Lawrence Anyways e, in chiusura giovedì 6 giugno, l’ottimo doc premio César Les Invisibles di Sébastien Lifshitz seguito dall’anteprima nazionale della commedia Petunia di Ash Christian con Thora Birch e Brittany Snow su una famiglia svalvolata alla Tenenbaum ma più camp e dalle fantasie inaspettatamente multisex.
Madrina della manifestazione sarà la brava attrice catanese Donatella Finocchiaro che sarà presente stasera alla cerimonia inaugurale condotta da Filippo Luna. In contemporanea al festival si potranno visitare tre mostre queer: Omissioni, icone del mio tempo di Cosimo Terlizzi; Sakis, un tombeau, installazione di Vincent Dieutre dedicata al compagno deceduto di Aids; Que(e)rdenker su quattro giovani artisti tedeschi, a cura di Alessandro Pinto. Lo spazio “Letterature queer” sarà dedicato alla presentazione di saggi a tematica queer e gender. Il Premio Nino Gennaro andrà allo psicologo e poeta Vittorio Lingiardi per le sue ricerche e il suo impegno nella causa lgbt. Della giuria, oltre a Vecchiali e allo stesso Lingiardi, faranno parte anche la regista tedesca Hella Wenders, il performer svizzero Daniel Modolo e il regista austriaco Manfred Rott.
Cambio del timone per quanto riguarda il direttore: Andrea Inzerillo ha preso il posto di Alessandro Rais, impegnato da altri incarichi ai Cantieri Culturali della Zisa. «In un’epoca di crisi come questa non possiamo permetterci di limitarci all’attuale, alla banalità che ci è costantemente propinata – spiega Inzerillo -. Oggi più che mai abbiamo bisogno di cinema per aprire i nostri occhi e le nostre menti. E lo facciamo con film che parlano al cuore e al cervello, coniugando come sempre la qualità e il rigore con l’anima più profonda del Sicilia Queer filmfest: quella di essere un festival davvero popolare e per tutti. Osservando il programma nella sua interezza non si può evitare di notare una concentrazione di opere dedicate al rapporto tra sogno e realtà, con la presenza di fantasmi, zombie, figure queer che stanno sospese tra diverse dimensioni (e così facendo ci dicono molto sul nostro mondo); ma anche ai temi dell’infanzia e a quello degli anziani, veri anelli deboli di una società troppo spesso retrograda. Il cinema può e deve scardinare le nostre certezze, come una delle poche armi rimaste contro l’appiattimento consensuale contemporaneo. Abbiamo tentato di costruire un panorama ampio, di respiro internazionale, con alcuni tra i film più belli degli ultimi mesi e che vogliamo proporre al nostro pubblico per una semplice ragione: perché li abbiamo amati profondamente.»
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