Clicca qui per la galleria di foto di Leonardo Di Caprio
Un jazzettino opportunamente corredato di fiati e ritmica fa da sottofondo a titoli di testa in versione cartoon in puro stile anni ’60. Steven Spielberg decide di fare un omaggio al cinema del periodo Frank Sinatra e lo dichiara subito, con questo gustoso inizio di stilizzata animazione.
La vicenda che ci racconta e’ basata sulla vera storia di Frank Abagnale Jr, opportunamente ritoccata qua e la per le consuete esigenze drammaturgiche.
Marsiglia, 1969: in una prigione francese decisamente poco accogliente Frank (Leonardo Di Caprio) non se la passa per niente bene e la prospettiva di essere riportato in America e arrestato dall’agente FBI che lo insegue da anni (Tom Hanks) e’ quasi quasi allettante. Flashback ai primi anni del decennio per seguire dall’inizio la progressiva trasformazione del giovane Frank da tranquillo ragazzo americano qualunque a vero e proprio mago del trasformismo e della truffa. Il talento lo ha ereditato dal padre (Christopher Walken), anch’egli piccolo truffatore che però ha a cuore il bene della famiglia.
La moglie (l’attrice francese Nathalie Baye) non lo ripaga con la stessa moneta e quando lui finisce in difficoltà lei passa velocemente ad un miglior partito, ovvero qualcuno più ricco. Il giovane Frank e’ costretto a scegliere tra il padre e la madre: per reazione fugge e si inventa di punto in bianco un’esistenza nuova e rocambolesca. Dalla ingegnosa falsificazione di qualche assegno dell’allora gigante del trasporto passeggeri Pan-Am a secondo pilota di aerei di linea senza aver mai avuto istruzioni di volo. Facile, se si ha il bel faccino ed il sorriso aperto di Leo DiCaprio. Impiegate ed hostess sono tutte ai suoi piedi mentre i federali cominciano a notare il giro d’assegni falsi e mettono tre agenti a tempo pieno al caso.
Tempo di cambiare identità: Frank diventa dottore e trova pure l’amore, la dolce Brenda (la brava Amy Adams), che dopo qualche tempo lo introduce al padre (Martin Sheen), un pezzo grosso di New Orleans. Il giorno del gran gala per il fidanzamento ufficiale però arriva alla villa un plotone di agenti dell’FBI…
La sceneggiatura di Jeff Nathanson (“Twister”) adatta per lo schermo il libro autobiografico scritto dal vero Abagnale in coppia con Stan Redding: lo fa oscillando ripetutamente tra la commedia ed il dramma familiare, senza mai veramente abbracciare nessuna delle due categorie. “Prova a prendermi” (Catch me if you can) e’ un piacevole divertissement diretto con impeccabile professionismo da uno Spielberg che, dopo l’intenso “Minority Report”, aveva forse voglia di cimentarsi in qualcosa di più distensivo. Dal punto di vista della realizzazione il film e’ un gioiellino tutto da gustare: i costumi di Mary Zophres rievocano mirabilmente gli anni dell’era Kennedy; le scenografie supervisionate da Jeannine Oppewall sono un vero fulgore e l’abile direttore della fotografia Janusz Kaminski (collaboratore fisso di Spielberg negli ultimi anni) dimostra ancora una volta di essere uno dei migliori artisti della luce sulla piazza.
Tanta perfezione nella confezione al servizio di una vicenda curiosa che da vita ad un film piacevole ma non certo memorabile. Manca di energia e vitalità: come commedia non e’ abbastanza divertente, come dramma non emoziona più di tanto e come thriller d’azione e’ semplicemente non esistente. Un ibrido quindi non convincente ma sicuramente realizzato con alto professionismo e che regala comunque qualche bel momento. Il migliore tra tutti certamente l’arrivo all’aeroporto di Frank/Di Caprio, in divisa da pilota di linea, circondato da un gruppo di sfolgoranti e glamourosissime hostess. Fate attenzione e noterete che il resto della gente si muove a velocità normale mentre loro fanno il loro ingresso muovendosi al rallentatore, come in un vero e proprio sogno. O spot pubblicitario d’epoca per il reclutamento di nuove hostess.
Clicca qui per la galleria di foto di Leonardo Di Caprio
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.