“Vorrei non aver mai scritto quella storia”. A parlare è Annie Proulx autrice del racconto da cui è stato tratto il film cult “I segreti di Brokeback Mountain”. “È stata solo fonte di seccature, problemi e scocciatura da quando è uscito il film – ha dichiarato la scrittrice -. Prima del film, andava tutto bene. In Wyoming non lo leggeranno. Una larga fetta della popolazione è ancora indignata. Ma non è questo il problema. Sono abituata a questo genere di reazioni delle persone, da queste parti, a cui non piace il modo in cui scrivo. Il problema è nato dal film. Molte persone hanno frainteso la storia”. “Penso che sia importante lasciare degli spazi, nelle storie, che i lettori possono riempire con le loro esperienze – ha spiegato -, ma sfortunatamente il pubblico che Brokeback Mountain ha raggiunto ha vite molto fantasiose. E una delle ragioni per cui abbiamo tenuto i cancelli chiusi, in questo caso, è che molti uomini avevano deciso che la storia doveva avere un lieto fine. Non riescono a sopportare il modo in cui finisce: non ce la fanno”.
“Quindi hanno riscritto la storia – ha proseguito Proulx – includendo ogni tipo di fidanzato e nuovi amanti e così via fino all’uccisione di Jack. E questo mi fa impazzire. Non riescono a capire che la storia non parla di Jack e Ennis. Parla di omofobia, parla di una situazione sociale, parla di un posto e di una particolare mentalità e moralità. Non so dirvi quante di queste cose mi sono state inviate come se si aspettassero che dicessi ‘Oh, bene, se solo avessi saputo scrivere così’. E cominciano tutti nello stesso modo: Non sono gay, ma… L’implicazione è che siccome sono uomini, capiscono molto meglio di come potrei fare io il modo in cui queste persone avrebbero dovuto comportarsi. E forse è vero, ma non è quella la storia che ho scritto. Non sono i loro personaggi. Sono i miei personaggi”.
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