ROMA – Mascolinità desimbolizzate del ventunesimo secolo è stato il filo rosso della rassegna di cinema indipendente ursino all’interno del Tekfestival che si è tenuto a Roma dal 5 al 10 maggio scorsi. La rassegna Bears on film ha voluto proporsi come momento di riflessione sulla costruzione desimbolizzante dell’identità di genere maschile all’interno della subcultura omosessuale degli orsi attraverso un percorso contenutistico che ne tocca tutti gli aspetti in chiave visuale.
Simpatica la presentazione dei film ursini nel sito ufficiale del festival. Trattandosi di un testo rivolto a “non specialisti” dell’ambiente gay si dice quanto segue: «Quest’anno Phag Off [la sezione che ospitava le rappresentazioni metrosessuali nella cinematografia contemporanea, ndr] ospiterà Bears on film; una sottosezione dedicata al fantastico mondo degli Orsi. Non stiamo parlando di una serie di documentari del National Geographics quanto di un excursus profondo e sfaccettato, all’interno di una cultura omosessuale che si esprime intorno alla definizione e rappresentazione e alla de-simbolizzazione di genere maschile attraverso una serie di codici estetici, culturali, sociali e sessuali».
Le proiezioni di film ursini hanno avuto luogo nei giorni di sabato 7 e lunedì 9 maggio. Il sabato c’è stata la proiezione di due cortometraggi (i canadesi Man on fur on men (foto sopra e accanto al titolo) di Clark Nikolai e Martin Borden e More then a hair care product di Pendra Wilson, entrambi del 2003) e del film Cachorro (2004) dello spagnolo Miguel Albadalejo. Il 9 maggio son stati proiettati i videoclip Casey’s dad di Daddy Tod (USA 2004), An der nordeekuste di Clark Nicolai (Canada 2003) e Remgla Preputchna (Canada 1999) sempre di Nicolai. Ha avuto poi luogo la replica di Cachorro (foto sotto).
Punto di forza del Bears on film è stato proprio questo film spagnolo che racconta la storia di Pedro, un attraente dentista gay, disinibito nelle sue relazioni e preoccupato solo per se stesso. Gli viene chiesto, però, di occuparsi per quindici giorni di suo nipote Bernardo di nove anni (appunto un cucciolo d’orso o, alla spagnola, cachorro), con il quale finora ha avuto solo scarse relazioni. Pedro, allora, decide di cambiare temporaneame il suo modo di vita, in modo che Bernardo non capisca nulla del suo carattere e del suo stile di vita. Pedro dovrà, così, occuparsi di molte cose inusuali per lui. Lentamente la relazione zio-nipote diventerà più stretta e si baserà su affetto e amicizia, sentimenti che Pedro mai aveva provato con nessuno all’infuori di se stesso.
Il regista, Miguel Albaladejo, dice a proposito del suo film: «Molti film a tematica omosessuale hanno il limite, a mio modo di vedere, di rispondere a troppi stereotipi: l’omosessuale ideale, bello, colto, sensibile, romantico, grande amico delle donne… Cachorro vuole essere una storia di apprendimento sentimentale, di sconcerto, di vita sessuale sfrenata che riesce ad accordarsi con la necessità di curare un bimbo, di piccoli che insegnano cose agli adulti e adulti che non sanno cosa potrebbero insegnare a un fanciullo, di equivoci assurdi e comici, della vita e dei compromessi necessari per viverla…».
A margine della rassegna cinematografica è stato organizzato, dell’Epicentro Ursino Romano, il Bears on film after party – Visioni, Suoni, Mascolinità, che si è svolto presso lo Sphinx e che prevedeva uno sconto all’ingresso per chi presentasse il biglietto del cinema.
Oltre alla sezione ursina, il Tekfestival ha presentato anche film lesbici, tra cui Let’s Love Hong Kong (foto) di Yau Ching (Cina 2002) primo film a tematica lesbica girato da una donna a Hong Kong.
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di Roberto Russo
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