Corso Salani è una figura davvero particolare del cinema italiano: attore impegnato e schivo al jet-set (era il giornalista Rocco Ferrante, l’intenso protagonista de ‘Il muro di gomma‘ di Marco Risi sulla strage di Ustica), regista di un cinema di ricerca a basso costo incentrato sui sentimenti e sulla memoria , è anche un gran viaggiatore e scopritore di terre lontane (dalla base americana ad Aviano in ‘Occidente‘, quasi una ‘no man’s land’ di frontiera, fino alle coste argentine di ‘Cono Sur‘ e a quelle cilene di ‘Palabras‘).
E’ lui l’interprete principale del bel film gay italiano ‘Il vento, di sera‘ di Andrea Adriatico, una profonda opera d’autore che scava a fondo nel dramma assurdo, inspiegabile, della perdita da parte di un omosessuale del proprio compagno ucciso perché ha assistito a un omicidio che ricalca il caso Biagi. Un film notturno dalla regia elaborata e con un uso molto particolare del suono che dà un senso preciso al peregrinare disperato del protagonista, la cui interpretazione sobria e sofferta dimostra la composta bravura di Corso Salani.
Gay.it l’ha raggiunto in Polonia, dove sta effettuando dei sopralluoghi per un documentario.
Come sei diventato il protagonista de ‘Il vento, di sera’?
Non conoscevo nessuno della produzione. Poi ho incontrato Andrea Adriatico. Mi sono subito appassionato al progetto.
Hai accompagnato il film a Berlino, dove è stato presentato al Forum Internazionale del Nuovo Cinema?
No, non sono potuto andare ma so che è stato accolto molto bene.
Per molti attori italiani interpretare un omosessuale è un problema. Nel tuo caso?
E’ una cosa che non capisco. Un gay è un personaggio come un altro. Recitare è anche quello, entrare in un ruolo diverso da sé. Per me non c’è stato nessun problema. La sceneggiatura, poi, mi aveva colpito molto.
Il tuo registro interpretativo è molto calibrato, si tratta di un gay estremamente ‘misurato’…
Abbiamo scelto di non calcare la mano. E’ stata anche una decisione di Andrea. Il protagonista potrebbe essere anche etero, non farebbe molta differenza. Ero più interessato all’aspetto legale delle coppie di fatto che non conoscevo, come l’impossibilità in Italia di assistere un malato in ospedale se non si è un parente. Sono molto contento di aver scoperto questa realtà.
Sei favorevole al matrimonio gay?
Sto con una ragazza polacca che ho sposato perché potesse stare in Italia. Spesso il matrimonio è più una comodità per avere vantaggi pratici. Sono comunque assolutamente a favore del matrimonio omosessuale. Non capisco questa strenua opposizione contro i gay, il problema è che viviamo in uno stato religioso e non laico.
E riguardo all’adozione dei bambini?
Non lo so, sono molto lontano dalla questione adozione. Io e la mia compagna non ne vogliamo…
Tornando al cinema, parlaci de ‘Il muro di gomma’.
Loro hanno scelto me. E’ un film a cui sono molto affezionato per il significato civile che ha. Ho partecipato anche a proiezioni nelle scuole, parla di valori famigliari estremamente importanti. E’ pazzesco che dopo così tanti anni non si sappia ancora nulla della tragedia di Ustica.
Tu sei un esperto di cinema a basso costo, hai anche tenuto un corso su questo argomento a Buenos Aires. E’ una scelta o più una necessità?
E’ più una necessità. Comunque mi sono trovato bene col low budget, non è un peso. Posso fare i film che desidero e posso girare in posti lontani.
Spesso nei tuoi film ci sono donne e uomini abbandonati, come mai?
Mi interessa indagare che cosa lasciano le esperienze amorose. Attraverso la memoria si rivive l’intensità della passione in un modo diverso. E’ uno spunto notevole.
E la passione per le terre lontane?
Spesso le storie nascono in quei posti, luoghi anche desolati. Di solito parto da un luogo e da un personaggio. Ma i luoghi fanno da sfondo. Anche Bologna, ne ‘Il vento, di sera’ è una città irriconoscibile, non è per nulla cartolinesca. Ricordiamo che a Bologna ci sono state le stragi più efferate degli ultimi anni.
Si potrà vedere in tutta Italia il tuo ultimo film ‘Palabras’?
Sì, ha una distribuzione scaglionata molto simile a ‘Il vento, di sera’. Arriverà.
Di che cosa tratta invece ‘Corrispondenze private’, presentato due anni fa al Torino Film Festival?
E’ uno studio dei miei lavori precedenti: una sorta di omaggio ai volti e alle parole delle attrici incontrate attraverso gli anni.
A che cosa stai lavorando adesso?
A un documentario su quattro ritratti femminili della Comunità Europea. Stiamo facendo molte ricerche.
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