"IL MIO BACIO A UN UOMO"

Intervista a Stefano Accorsi: "Ero in crisi per interpretare il gay delle 'Fate Ignoranti'. Poi ho capito che l'amore non ha etichette".

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MILANO – "Your for ever", Dinuccio. Così scrive il poeta Dino Campana il 13 agosto 1917 alla sua amata Rina Faccio, più conosciuta come Sibilla Aleramo. Il tenero epistolario degli anni 1916-1918, viene pubblicato da Feltrinelli, a cura di Bruna Conti col titolo:: "Un viaggio chiamato amore". Michele Placido ne firma una versione cinematografica, presentata al Festival di Venezia, con Laura Morante e Stefano Accorsi. L’attore bolognese riceve la Coppa Volpi, ma il film finisce sotto la mannaia dei critici presenti al festival. Ciò che non piace alla critica piace al pubblico e Stefano Accorsi riceve ovunque plausi e calorosa accoglienza, da nuovo divo del cinema italiano.

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Così è stato alla nuova sede della Libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte a Milano, per la presentazione del libro. Accolto da un’ovazione da stadio, sembra lasciare poco spazio alla discussione sul carteggio tra il poeta visionario di Marradi e la scrittrice che scatenò in lui passioni, tradimenti, sentimenti, miseria e malattia. Alessandra Caselli e Gianni Turchetta parlano di questo rapporto ma, quando interviene Dino Campana, alias Stefano Accorsi, il pubblico va in delirio. Per chi siamo qui? Se lo domanda anche la Caselli che, rivolta al pubblico chiede quanti conoscano l’opera di Campana e della Aleramo. Si alzano più braccia di quanto è dato pensare! Lui, il divo Accorsi, si lascia coccolare, parla del film e dell’incontro con Michele Placido; legge, in un silenzio sacrale, una poesia di Dino Campana; risponde compiaciuto alle domande sul personaggio che il pubblico gli rivolge. In questo clima conviviale, quanto caotico, sembra impossibile avvicinarlo per porgli altre domande. A fine serata, grazie alla mediazione del suo agente, ci riceve per un’intervista.

Stefano, raccontaci i tuoi esordi al cinema ed in teatro.

Dopo il film "Fratelli e sorelle" di Pupi Avati, ho frequentato la Scuola di Teatro di Bologna, diplomandomi nel 1993. Entro a far parte della Compagnia del Teatro Stabile dell’Arena del Sole di Bologna, recitando testi classici. Più avanti, Daniele Luchetti mi sceglie per lo spot del gelato Maxibon Motta, che mi impone al grande pubblico. Il mio grande amore resta il cinema! Il nostro teatro è ingabbiato con la gestione degli "Stabili"; c’è il teatro sperimentale che sta avendo enormi problemi, a causa dei fondi tagliati in maniera incredibile. Tornerei in teatro, ma con un regista che avesse un copione col quale poter discutere di quello che lui ha scritto e che ha necessità di raccontare: questo sì, mi stimolerebbe parecchio, piuttosto che lavorare sull’ennesimo Pirandello. Risulterebbe più attuale! Insisto: l’emozione profonda mi viene data dal cinema.

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Quali passioni metti in gioco nel lavoro e nei rapporti?

Mi appassiona moltissimo vedere tutto ciò che mi succede intorno. Ovviamente, anch’io ho le mie ansie. Nei rapporti, come nella mia attività di attore, mi piace trovare esperienze ed idee che mi erano, fino a quel momento, estranee. Trovo stimolante la sintonia tra quelli che sono i miei gusti, e quelli che sono i gusti della gente o di una parte di essa.

L’amore gay ne "Le Fate Ignoranti" e il sessuofobo ne "La Stanza del Figlio" di Moretti. Come hai affrontato questi opposti personaggi?

Adoro interpretare ruoli diversi. Con Moretti ho affrontato un tema che vive in molti. Il sesso incastrato tra turbe psichiche e voglia interiore di riscatto. Moretti ci ripresenta le nostre angosce, i tormenti interiori che molta gente possiede. Quando Ozpetek mi ha raccontato "Le Fate Ignoranti", la storia mi è piaciuta molto. Prima di iniziare il film ero entrato in crisi per il ruolo gay da interpretare; poi, ho capito che dovevo rappresentare una persona, avevo un’immaturità interpretativa. L’ho superata anche grazie agli amici che lavoravano con me e ad Ozpetek che lascia fluire le cose quando gira. Baciare due labbra maschili è pur sempre baciare due labbra; l’unica cosa era la barba, quella sì, pizzicava parecchio.

Il Movimento gay ha diritto di cittadinanza in Italia?

Trovo assolutamente giusto ed un dovere per gli omosessuali difendere i propri diritti ed essere cittadini a tutti gli effetti. Mi spaventa chi chiede doveri e non risolve i diritti. I sentimenti nascono senza etichette; i gay vivano in libertà il loro amore.

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Che pellicole hai visto recentemente?

Ho trovato bellissimo "Respiro" di Emanuele Crealese e "L’Ora di Religione" di Bellocchio.

Cosa farai, dopo una meritata pausa di riposo?

A fine anno vedrò. Io lavoro ovunque ci sia un film che mi piace; non mi interessa lo star system, preferisco film piccoli, indipendenti. Adoro registi come Oliver Stone o Penn ma sono legato alla nostra cultura europea, il cinema francese come quello italiano che, nella sua tradizione, conserva preziosi capolavori.

di Mario Cirrito

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