QX INTERVISTA JULIAN SCHNABEL

A Roma per l"anteprima di "Prima che sia notte", il famoso pittore-regista spiega cosa ha significato per lui raccontare la storia di Reinaldo Arenas. E dice la sua su Cuba, gli Usa, Fidel Castro, Gore e Bush.

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E"arrivato nelle sale italiane il film "Prima che sia notte", vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia. Tratto dall"omonima autobiografia di Reinaldo Arenas , uno dei più grandi scrittori cubani delle ultime generazioni, il film ripercorre la breve e intensa vita dello scrittore interpretato da Javier Bardem a cui è andata la Coppa Volpi come miglior attore.

Presente a Roma per l"anteprima mondiale del film, Italo De Bernardis delegato di Amnesty International, cita Peter Benenson e sottolinea il valore e l"importanza della "adozione " del film di Schnabel, da parte di Amnesty. "Non c" è nulla da temere dalle idee, tranne il fatto che possiamo non capirle. Non vi è senso ad avere dei governi e un ordine costituito se non è per mantenere la libertà individuale, e non c"è scopo ad avere libertà se non per scegliere tra le idee". C"era anche il regista Julian Schnabel, il magistrale pittore americano alla sua seconda opera cinematografica. Dopo Basquiat , in cui racconta gli ultimi anni di vita di uno dei più inquieti esponenti di quel movimento che Gillo Dorfles definisce degli "american graffiti", Schnabel affronta la vita dello scrittore cubano che con Prima che sia notte ha lasciato una traccia indelebile negli animi di molti di noi.

QX INTERVISTA JULIAN SCHNABEL - locandina - Gay.it

Mr. Schnabel, il film è un appello disperato al rispetto della vita e dell"identità dell"uomo.

"Reinaldo era uno scrittore e un omosessuale, due colpe imperdonabili per il regime castrista.

E" stato educato alla rivoluzione e perseguitato da quella stessa rivoluzione perché in qualche modo non si conformava all"ideologia di regime. Fu incarcerato, colpito nei suoi affetti trasformando in delatori i suoi amici, obbligato all"umiliazione di una confessione e a una "riabilitazione" peggiore di una prigionia.

Reinaldo era un omosessuale, ma era innanzitutto una persona a cui è stato negato il diritto alla propria immaginazione".

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Quale è stata la maggiore difficoltà che ha incontrato nel raccontare la storia di Arenas?.

"Ho sentito da sempre il peso della responsabilità di dare voce a Reinaldo nella maniera più completa possibile. Non ho né smussato, né addolcito certi passaggi della sua vita proprio per non tradirlo , per non deludere Lazaro , il suo amico, che mi ha molto aiutato".

Tra Bush e Al Gore, chi pensa risponderà meglio alla richieste dei movimenti gay americani?.

"Senza alcun dubbio Al Gore. Omofobia e ingiustizia ci sono dappertutto, anche negli Stati Uniti. Molti traguardi sono stati raggiunti, ma di strada da fare ce n"è ancora tanta, un segnale è il caso del ragazzo gay crocifisso qualche tempo fa nel Wyoming. Abbiamo tutti le nostre preferenze sessuali e ritengo che dobbiamo essere tutti in grado di fare sesso nella forma che più ci piace e con chi ci piace, sempre che ciò non nuoci nessuno.

QX INTERVISTA JULIAN SCHNABEL - 0115 schnabel bardem - Gay.it

Gli Stati Uniti non sono il paradiso che molti si immaginano, Reinaldo stesso quando scappò da Cuba e si ammalò di Aids, fu vittima della ben nota iniquità del sistema sanitario americano".

Quanto c"è di autentico nel film, di Cuba?

"Io sono stato a Cuba moltissime volte, conosco perfettamente tutti i luoghi che poi ho voluto nel film. Chiaramente non ho chiesto nessun tipo di permesso per girare a Cuba. Sapevo perfettamente che tutte le persone che avrebbero lavorato al film avrebbero poi passato dei guai.

Ho ricostruito gran parte delle location in Messico, dove incredibilmente ho trovato persino un edificio molto simile al convento di Santa Clara. Hanno lavorato al film molti esiliati cubani che vivono in Messico ed è stato molto importante per me fare in modo che una volta tanto un cineasta americano riuscisse a dare un" immagine fedele di Cuba".

Leggere Prima che sia notte cambia il proprio modo di pensare a Cuba e alla rivoluzione di Castro…

"Quella cubana non era una rivoluzione politica, ma una rivoluzione sociale. Tutti detestavano Batista, ricchi, borghesi e poveri; il paese intero voleva Castro. E" un gran peccato che un combattente per la libertà si sia trasformato in dittatore. Trovo patetico che un qualsiasi turista abbia più diritti dei cubani. Ma sono contrario all"embargo degli Stati Uniti: deve finire. Castro è un genio a fabbricare cortine di fumo per stravolgere la verità. Bisogna togliere le sanzioni per privarlo degli alibi, e lasciarlo solo con le sue colpe. Cuba è un paese straordinario che non va lasciato solo".

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Certa critica di sinistra non ha accolto con entusiasmo il suo film per la sua ferocia denuncia contro Castro.

"Non potevo raccontare la storia di Reinaldo Arenas e contemporaneamente dare pacche sulle spalle a Castro. Il mio film non voleva essere una lezione di politica, ho soltanto mostrato le impressioni che mi ha suscitato il libro di Arenas e non volevo togliere a questa storia la sua poesia. Mi è sembrato un tale viaggio, quello compiuto da Reinaldo, così ricco di umanità, che dare la colpa soltanto a Castro sarebbe stato come ridimensionarlo, quando invece il grande tema della sua vita è stato quello della libertà".

di Rocco Messere

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