TORINO – Vent’anni appena compiuti. L’appeal smaliziato di un festival metropolitano che è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, arrivando a registrare più di 80mila presenze. La voglia di combattere quel ‘cinema medio’ che ha ormai contaminato la nostra immaginazione per dar cittadinanza allo sperimentalismo più estremo senza rinunciare alle scelte popolari.
E’ il Torino Film Festival, già Cinema Giovani, che quest’anno cambia sede, compattandosi nel più periferico Multiplex Pathé del Lingotto (via Nizza 230) dove per otto giorni, dal 7 al 15 novembre, avrà a disposizione ben undici sale, confermandosi secondo festival italiano per importanza dopo Venezia – che di sale però ne ha solo sei! – e primo assoluto per ricchezza di proposte e numero di film proiettati, rientrando nella fascia dei più importanti festival europei alla pari con Locarno e San Sebastian. Il direttore Stefano della Casa, un ‘Pierino’ compagnone provocatore e populista, in quest’ultimo anno di direzione ha dato sfogo alle sue passioni cinefile con un omaggio al John Milius di ‘Un mercoledì da leoni’ (foto accanto al titolo), i western di John Ford ma anche
‘Il grande silenzio’ di Corbucci (foto), un classico horror ‘denoantri’ ormai cult come ‘Non si sevizia un paperino’ di Lucio Fulcio (Tomas Milian, Florinda Bolkan e Barbara Bouchet, quasi una trinità pagana per trashaioli doc), il nuovo cinema giapponese nella sezione Nipponica, la retrospettiva sul figlio ribelle del Cinema Novo brasiliano Julio Bressane, audacissimo ed enigmatico.
Potremo anche vedere in concorso il primo film gay mai realizzato in Sri Lanka, ‘Tani Tatuwen Piyabannat’ (‘Volare con una sola ala’) del matematico cingalese Asoka Handagama (foto), un complesso dramma sociale in cui una donna lesbica si traveste da uomo per poter lavorare come meccanico in un’officina ma un malvagio dottore la scopre e la ricatta, mentre un suo collega gay, credendola maschio, tenta di sedurla.
"E’ la prima volta che in questa parte del mondo si tratta così la questione sessuale. Gli unici film in cui ci sono personaggi simili sono stati girati nei territori occidentali del mio paese ma trattano unicamente di transessuali" ha dichiarato il regista. Il suo film ha spopolato nei festival orientali, vincendo svariati premi a Singapore, Delhi, Bangkok e Tokyo.
‘Ottavio Mario Mai’ è invece il documentario di Giovanni Minerba e Alessandro Golinelli con Ida Di Benedetto, Leo Gullotta e Leonardo Treviglio (in programma il 7, l’8 e il 13) che fa parte di una serie di eventi per celebrare i dieci anni dalla scomparsa del regista e poeta cofondatore del Festival Gay di Torino e compagno di vita dello stesso Minerba; è stata organizzata una retrospettiva dei suoi lavori dall’1 al 3 novembre al Cinema Massimo (tra cui ‘Dalla vita di Piero’, ‘Partners’, ‘Il fico del regime’), dall’1 al 17 si potrà visitare al Cafè Procope la mostra di pittura di Antonio Minerba ‘Vedrà la mia vita’, si chiude il 17 con il concerto di Giuni Russo al Multiteatro Juvarra.
Da non perdere al TFF il nuovo film (etero) del regista gay francese Gael Morel ‘Les chemins de l’Oued’, ambientato tra la Francia e i deserti algerini, curiosamente simile al ‘Lontano’ di Téchiné in cui lui stesso ha recitato. Ci sarà anche Pappi Corsicato con un suo nuovo cortometraggio realizzato per Tele+, ‘Casbah’, sul tema dell’immigrazione.
Tra i pesi massimi dello stardom, ‘Femme Fatale’ di Brian de Palma con una bollentissima scena lesbo per la splendida Rebecca Romjin-Stamos girata all’interno del Palazzo del Cinema di Cannes, ‘Pumpkin’ di Antohny Abrams e Adam Larson Broder con Christina Ricci, ‘Marie-Jo e i suoi due amori’ di Robert Guédiguian (Premio Cipputi 2002) con la moglie Ariane Ascaride, ‘Spider’ (foto) di David Cronenberg con Ralph Fiennes omicida schizofrenico in chiusura.
Più di mille ore di proiezione e 361 film presentati per una festa d’immagini alla ricerca di un cinema diverso e non omologato.
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