Il diciottenne Mathieu scopa Cédric tra le dune, sotto la canicola, brutalmente e con passione. I due si amano sul bagnasciuga, mentre il sudore imperla i corpi asciutti e si mescola all’acqua del mare.
Poi giocano nudi nell’acqua, uno dei due prende il bagno in una pozza naturale, si accarezzano con dolcezza in un letto. Una travolgente e totalizzante storia d’amore estiva viene raccontata con stile inusuale in ‘Quasi niente’ del parigino Sébastien Lifshitz (‘Les corps ouverts’, ‘Les terres froides’ e il bel ‘La traversée’ presentato a Cannes), in uscita il 19 luglio nelle sale italiane grazie alla E.mik e già apparso in competizione al Festival Gay di Milano nel 2001. Il fascinoso Mathieu, un bruno malinconico e solitario, passa come tutti gli anni le vacanze a Pornichet (!), un vasto litorale a nord di Nantes insieme alla madre, malata di depressione, a una zia impicciona e a una ragazza sbarazzina. Sulla spiaggia assolata un gioco di sguardi lo fa innamorare del bellissimo Cédric, tozzo e taurino (Stéphan Rideau, attore lanciato da Téchiné ne ‘Les roseaux sauvages’ e ‘Lontano’). E’ amore.
Mathieu inizialmente non vuole farsi vedere in spiaggia con lui, lo respinge con decisione. Si incontrano di nascosto nel bosco retrostante, di sera nelle cale in ombra, si posseggono violentemente, si lasciano andare con trasporto, non possono fare a meno l’uno dell’altro. Cédric lavora come pasticcere in un negozio del paese, Mathieu ogni tanto lo aiuta. La zia scopre l’omosessualità del nipote, lui decide di rivelarlo alla madre che già aveva capito. Quando Mathieu lascia gli studi e la famiglia per andare a vivere con Cédric la situazione diventerà presto instabile.
Giocato in maniera inconsueta su tre livelli temporali che rendono la storia non lineare (e che obiettivamente possono spiazzare lo spettatore), la vacanza, la depressione e il ritorno finale dopo un anno e mezzo sulla spiaggia, quasi a segnare tre stagioni dell’anima (estate, autunno e inverno), è un’appassionante storia d’amore che svela il suo romanticismo estremo sul piano espressivo visuale – i corpi e i volti dei protagonisti sono splendidi e funzionali – e, finalmente, non si trattiene dal mostrare il sesso: le scene d’amore luminose, che evidenziano un riuscito contrasto con i toni brumosi ed elegiaci del resto del film, hanno il coraggio di far vedere quello che si deve (all’inizio c’è anche un curioso accenno di masturbazione con pene in primo piano). "Non ho alcun pudore nei confronti della sessualità, ho un rapporto ludico e libero con il sesso. In questo film ho voluto mostrare la scoperta del sesso in maniera allegra.
Vedere due persone che fanno l’amore su una duna, è molto bello, che siano un uomo e una donna o due uomini è la stessa cosa. Per me si tratta di due persone che provano desiderio l’una per l’altra e che lo vivono in tutta libertà" ha dichiarato il regista.
Analisi anche psicologica di una crescita emotiva e intellettuale ("’Quasi niente’ descrive cose semplici, volevo osservare una persona nel momento in cui la sua vita è in costruzione. Non voglio raccontare grandi storie"), è un film minimalista tipicamente francese che trasuda desiderio, sentimento e istinto – Mathieu brucia con una sigaretta il sesso di un volatile morto e l’unico essere vivente suo amico è un tenero gattino.
Attenzione ai salti cronologici (c’è di mezzo un tradimento) e alla curiosa scena fortemente metaforica di Cédric che sparisce in un buco tra le rocce e poi si ritrova all’ospedale.
‘Quasi niente’ è trascinante e a tratti infuocato. Non è poco.
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