Un applauso convinto ha accolto ieri sera al Cinema Massimo di Torino l’apprezzabile Stonewall di Roland Emmerich, atteso film sui celebri moti newyorchesi del 28 giugno 1969 che rappresentano la genesi del movimento lgbt, scelto per l’apertura del 31esimo Torino Gay & Lesbian Film Festival diretto da Giovanni Minerba. Serata affollatissima, presentata con la consueta verve da Fabio Canino che ha raccontato della Grecia convertita in governo gay nel suo romanzo Rainbow Republic (Mondadori) e ricordato chi ci ha lasciato, da Paolo Poli, con un estratto dalle Teche Rai a cura di Enrico Salvatori, al critico Gianni Rondolino, a cui è dedicato il festival, e Alfredo Cohen, uno dei fondatori del Fuori!. Era presente al completo la giuria dei lungometraggi: Wieland Speck, Paola Turci e Alessandro Borghi. Il regista Wieland Speck, curatore della sezione Panorama alla Berlinale, ha ricordato che proprio a Torino, trent’anni fa, vinse il secondo premio della sua carriera, mentre un’energica Paola Turci ha deliziato il pubblico con un set acustico impreziosito da Cucurrucucu Paloma di Caetano Veloso da uno dei film da lei più amati, Parla con lei di Pedro Almodóvar.
È intervenuto anche il sindaco Piero Fassino che oggi incontra la coppia gay vittima di omofobia da parte di un intero palazzo nel quartiere di San Donato, causa di un processo che ha portato alla condanna per stalking di un 63enne.
Stonewall, dicevamo. Rispetto all’omologo film di Nigel Finch del 1995, l’opera di Emmerich ha l’appeal della produzione hollywoodiana e si concentra sui ragazzi di vita che ruotavano intorno a Christopher Street, nel Greenwich Village, e spesso dormivano ammassati in stanzacce di bettole d’infima categoria. Il protagonista è un personaggio di finzione, Danny (l’avvenente attore britannico Jeremy Irvine, abbastanza espressivo), giunto a New York col sogno di frequentare la Columbia University da un paesino dell’Indiana, dopo essere stato cacciato di casa dal padre coach venuto a conoscenza di una tresca fra il figlio e Joe (Karl Glusman di Love), il quarterback della sua squadra di rugby. Danny inizia a frequentare la fauna di Scare Queens – i mezzi travestiti così poveri da non potersi permettere accessori – e diventa amico dell’appariscente Ray (Jonny Beauchamp), geloso della liason tra Danny e Trevor (Jonathan Rhys-Meyers), un membro della Mattachine Society, la prima organizzazione per i diritti gay che cercò di placare gli animi dopo la rivolta di Stonewall con manifesti sui muri che consigliavano metodi pacifici.
La ricostruzione della rivolta è piuttosto spettacolare, con grande uso di mezzi e comparse, nonché qualche libertà storica: nel film è Danny a dare inizio ai moti lanciando un mattone mentre nella realtà pare che sia stata la trans Sylvia Rivera a scagliare una bottiglia contro un agente.
Nel giorno in cui Obama ha annunciato di designare Stonewall del fregio di monumento nazionale, Stonewall esce in sala grazie ad Adler Entertainment: un film importante soprattutto dal punto di vista storico, grazie al quale la genesi del movimento gay potrà arrivare a un grande pubblico generalista. Imprescindibile vederlo.
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