Quando i primi shonen ai (manga omoerotici e omosentimentali realizzati da autrici donne per lettrici donne) sono comparsi in Italia (ormai parliamo di diversi anni fa), molti avevano visto in questo genere una sorta di apripista per la legittimazione dell’immaginario gay anche nel mondo del fumetto e dell’animazione. In parte è stato così e in parte no. Sicuramente l’arrivo delle videocassette animate prima, e dei volumetti poi, ha contribuito ad ampliare notevolmente il giro di appassionati (e soprattutto di appassionate) di questi prodotti, tuttavia il fenomeno è rimasto relativamente circoscritto, e chi si aspettava l’inizio di una rivoluzione probabilmente è rimasto deluso. Per quale motivo le cose sono andate così? Sicuramente una certa omofobia di fondo nell’ambiente fumettistico ha inciso molto (varie fumetterie scelgono di non vendere questi prodotti…), tuttavia è lampante che anche la tipologia del prodotto probabilmente non si propone in maniera propriamente “commerciale”.
Gli “shonen ai”, come ogni genere fumettistico giapponese, rispondono a caratteristiche specifiche molto codificate (una specie di “grammatica”) con cui le varie autrici articolano le loro storie con bravura e maestria, ma senza infrangere le “regole” formali che qualificano uno shonen ai come tale. Di conseguenza se a un lettore non piace un’opera “shonen ai” nel suo insieme (con le sue censure, i protagonisti longilinei, i ritmi spesso lenti, ecc…), difficilmente ne potrà trovare un’altra di suo gradimento. Ne consegue che, in Italia, per ogni appassionato che segue con fervore decine di autrici e di opere, ci sono vari lettori pur interessati ai temi gay che scelgono di non seguirne nessuna.
Inoltre è probabile che anche le videocassette animate, che avrebbero potuto essere un traino eccezionale, si siano rivelate un arma a doppio taglio.
Sicuramente si tratta di trasposizioni animate curate e fedeli ai manga da cui sono tratte, tuttavia nella maggior parte dei casi si tratta di prodotti realizzati su misura per i fans (spesso sono proprio le loro richieste a farle produrre), col risultato di essere ostiche per lo spettatore occasionale, che non riesce a cogliere i riferimenti e i personaggi.
Prendiamo ad esempio “FAKE – Un’indagine confidenziale”, sicuramente un prodotto ben confezionato e con un intreccio ben sviluppato, certamente gradevole e fruibile da chiunque, tuttavia con delle sequenze che solo chi conosce il manga può inquadrare appieno. E questo perché la storia è tratta dal secondo volume dei sette che compongono il ciclo di “FAKE” realizzato da Sanami Mato. Ovviamente il neofita ha l’impressione di arrivare al secondo tempo fin dalle prime sequenze, e la sensazione perdura per tutta la durata della visione (nonostante i numerosi flash back inseriti). Dee Laytner e Randy McLane (ma tutti lo chiamano Ryo per via delle sue origini giapponesi) sono due poliziotti newyorkesi, e il primo vorrebbe disperatamente riuscire a sedurre il secondo… Magari proprio durante le vacanze in Inghilterra che fanno da sfondo a questa avventura animata. Tuttavia, durante una gita in barca nel lago presso il loro albergo, si imbattono nel cadavere di una donna.
I due vorrebbero lasciare che se ne occupi la polizia locale (anche perché Dee non vuole perdere questa occasione per avvicinarsi a Ryo senza che ci siano di mezzo colleghi, amici e contrattempi vari), ma purtroppo per loro le vacanze non sembrano proprio andare per il verso giusto: misteriosi individui si aggirano per l’albergo e nei pressi del lago c’è stata una serie di omicidi che hanno attirato l’attenzione del tenente Rose (anche lui in vacanza nei dintorni). Come se non bastasse due delle loro conoscenze più invadenti (il piccolo Bikki e la vispa Cal) hanno seguito Dee e Ryo fino in Inghilterra, per verificare fino a che punto si sarebbero spinti. Inoltre nell’albergo inizia a comparire il fantasma di una ragazza, molto somigliante alla defunta figlia del proprietario dell’albergo…. E intanto alla ben nutrita comitiva si aggiunge anche J.J., un collega di dipartimento di Ryo e Dee, innamoratissimo (e gelosissimo) di quest’ultimo, mentre l’atmosfera si fa sempre più inquietante.
A metà fra commedia e noir, sicuramente FAKE è un buon esempio di come gli shonen ai riescono a mixare generi anche molto diversi, e di come le loro trasposizioni animate risultino solo degli “assaggini” molto parziali e non certo esaustivi.
A quando uno shonen ai trasposto in animazione dall’inizio alla fine?
Abbiamo parlato di:
Titolo: “FAKE – Un’indagine confidenziale”
Editore: Yamato Video
Durata: 60′
Costo: € 21,50 (DVD)
Potete trovare il DVD di Fake nelle migliori fumetterie o presso Cleptomania (clicca qui)
di Valeriano Elfodiluce
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