Il concetto di arte gay viene spesso confuso con quello di arte omoerotica, o addirittura con quello di pornografia. In effetti chi ha le idee un po’ confuse al riguardo non ha tutti i torti, nel senso che, perlomeno in alcuni casi, è molto difficile fare una distinzione. Tecnicamente l’arte gay verte sui simboli e sulle rivendicazioni della comunità omosessuale, ma l’omoerotismo non è forse un simbolo e una rivendicazione di per sè? E la pornografia gay, entro certi limiti, non rappresenta forse un manifesto di emancipazione e di lotta agli stereotipi tradizionalmente legati all’omosessualità? D’altra parte ci sono artisti che è molto difficile far rientrare in una categoria piuttosto che in un’altra: basti pensare a Tom of Finland, noto per i suoi soggetti esplicitamente pornografici e tuttavia valorizzato nelle gallerie d’arte di tutto il mondo.
C’è poi da considerare anche il fatto che quello che viene considerato pornografico, o perlomeno audace, in un certo contesto potrebbe non essere visto allo stesso modo in un altro. Tuttavia ci sono artisti che riescono a produrre opere che travalicano il concetto di arte, erotismo e pornografia, amalgamandoli in una maniera così equilibrata da necessitare una categoria a parte. É un po’ questo il caso di George Quaintance, che in un certo senso è stato il capostopite, al tempo stesso, dell’arte gay, di quella omoerotica e – a ben guardare – anche della pornografia gay nel senso moderno del termine. Al pubblico italiano il suo nome probabilmente non dice molto, un po’ perchè ha operato negli USA durante la prima metà del secolo scorso – quando l’Italia era pressochè impermeabile alla cultura gay delle altre nazioni – e un po’ perchè ha iniziato ad essere riscoperto solo in anni recenti.
Oggi, per fortuna, l’editore Taschen gli ha reso giustizia con una lussuosissima monografia che raccoglie praticamente tutte le sue opere e che ripercorre la sua breve, quanto incisiva, carriera. Ma chi era George Quaintance? George Quaintence (1902-1957) era un pittore dotato (e omosessuale) che, negli anni delle pin-up femminili, decise di usare le sue notevoli capacità per rappresentare dignitosamente l’immaginario omoerotico maschile. Ovviamente in quegli anni l’unico modo per non passare dei guai era giocare sul "vedo e non vedo" e sulle allusioni, e in effetti questo artista era diventato veramente un mago nel suggerire tutto senza mostrare nulla, inventadosi ogni sorta di stratagemma per non incorrere nelle ire della censura.
Paradossalmente, proprio grazie alla paura della censura, questo artista è riuscito a dimostrare che l’omoerotismo non è una questione di misure falliche e amplessi focosi, ma di idee, sensualità e complicità con lo spettatore. Un vero peccato che questo artista sia morto per un arresto cardiaco a soli cinquantacinque anni, e ben prima che il movimento di liberazione omosessuale desse i suoi frutti, anche a livello di emancipazione e promozione artistica. C’è da dire che, se non altro, il volume pubblicato da Taschen contribusce anche ad indagare sull’uomo dietro all’artista, che effettivamente aveva una storia interessante alle spalle. Oltre ad avere un certo fascino, ad esempio, era stato anche un apprezzatissimo parrucchiere per signore (mise le mani anche sulla testa di Marlène Dietrich!), un aspirante ballerino, uno scultore, un decoratore d’interni e usava i suoi amanti come modelli.
La cosa interessante nel suo caso è che, in un epoca non proprio facile, fece della rappresentazione dei suoi amanti una questione di principio, e probabilmente fu anche grazie alla sua passione per l’arte che riuscì ad emanciparsi dalle costrizioni sociali della sua cittadina in Virginia, visto che tornò dalla scuola d’arte (che aveva frequentato nella vivace New York) con quello che sarebbe diventato il suo compagno (e modello) ufficiale per tutta la vita. Da notare che i suoi modelli, e amanti, rispecchiavano tutti quell’ideale di mascolinità e bellezza che poi avrebbe fatto scuola fino a giorni nostri.
Purtroppo, in quegli anni, George Quaintance aveva avuto modo di farsi conoscere solo tramite le riviste di culturismo, e in particolare attraverso quelle cripto gay come Phisique Pictorial, e quindi – nonostante la sua bravura – è stato per lungo tempo dimenticato, nonostante lo stesso Tom of Finland lo avesse sempre considerato un maestro. Oggi, per fortuna, la sua arte è tornata di pubblico dominio, andando a costituire un tassello importante nella storia della cultura gay e delle sue rappresentazioni artistiche. Meglio tardi che mai.
di Valeriano Elfodiluce
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