La radio a onde arcobaleno: torna “L’altro martedì”

Riparte lo storico programma omosessuale e transgender di Radio Popolare. Emiliano Placchi, conduttore, ci racconta le novità e ne ripercorre la storia, con qualche appunto sullo stato delle cose.

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MILANO – Martedì 29 settembre alle 22.35 torna “L’altro martedì”, la trasmissione omosessuale e transgender di Radiopopolare. Unica nel suo genere, da quasi trent’anni informa e accultura la comunità glbt italiana. Anche quest’anno a guidarla saranno gli storici conduttori Eleonora dall’Ovo ed Emiliano Placchi. Con quest’ultimo abbiamo fatto una chiacchierata, per scoprire i contenuti del programma, la sua gloriosa storia e le novità di quest’anno, ma anche per sentire un parere autorevole sulla situazione del movimento glbt italiano.

 



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Ciao, Emiliano. Ti va di farci un po’ di storia dell’“Altro martedì”?
Be’, il prossimo mese saranno ventinove anni. Mica male, no? È un programma storico nel panorama della radiofonia italiana, citato perfino dalla Garzantina. È stata la prima trasmissione a occuparsi di cultura gaylesbica, e a tutt’oggi resta il programma più longevo della radio. Da noi sono passati tutti quelli che in Italia hanno fatto qualcosa legato al mondo gay: una volta abbiamo intervistato perfino Adriano Celentano!

Scherzi?
No. È la cosa più improbabile che sia accaduta, in effetti. Aveva fatto dichiarazioni omofobiche. Si è scusato, ma abbiamo dovuto passargli il singolo dell’epoca (ridiamo).

Altri nomi?

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Tondelli, la Pivano, Angelo Pezzana, Corrado Levi. E poi Busi, Golinelli, Matteo B. Bianchi… Il programma è stato fondato da Paolo Hutter, e tra i fondatori ci sono anche l’attuale direttore di Pride, Gianni Rossi Barilli, nonché il precedente, Giovanni Dall’Orto e Paolo Rumi, il quale come saprai ha portato a gennaio la Prohibida ai microfoni di via Ollearo. Abbiamo ospitato tutta la dirigenza del Movimento gaylesbico italiano, gli intellettuali, e anche il movimento trans. Io ed Eleonora la conduciamo da più di dodici, tredici anni. Be’, io anche da qualcosina in più (ride). E ci tengo a dirlo: siamo di sinistra. Non si sa mai!

Nel corso del tempo che cambiamenti ci sono stati?
In origine la trasmissione aveva una connotazione camp. Parodie del Festival di Sanremo, commenti alle partite di calcio in cui il centro del dibattere erano più le cosce dei calciatori che non le azioni di gioco… Ebbe molto successo, e scandalizzò altrettanto. Poi prese il sopravvento l’aspetto più militante, per usare un’espressione un po’ datata. Oggi il format è giornalistico. Cerchiamo di tenere insieme vari aspetti: da qualche hanno abbiamo ospiti fissi che si occupano di libri, musica, fumetti. Puntiamo molto sulla questione delle famiglie omogenitoriali. In Italia abbiamo il problema che da un lato nessuno è omofobo, a parole, ma dall’altro nessuno pigia veramente sull’acceleratore: le famiglie gay esistono e bisogna riconoscerne i diritti, punto. Noi cerchiamo di spingere in questa direzione, e in tal senso rimaniamo militanti. Siamo stati noi ad organizzare la prima fiaccolata contro l’omofobia a Milano, insieme ai Pornflakes. Era il 2004, e Facebook non esisteva ancora. Ci consideriamo radio di servizio: raccontare storie invisibili e diritti negati delle persone glbt.

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Veniamo ai contenuti. Quest’anno cosa ci proponete?
Cristina Gramolini, di Arcilesbica Nazionale, seguirà per noi la comunità lesbica; Porpora Marcasciano, sociologa e militante transessuale, racconterà vite di transessuali e travestiti; Chiara Cavina, psicologa dell’età evolutiva, affronterà il tema della omogenitorialità in Italia; Matteo B.Bianchi,  scrittore, con "Tra le righe" porterà in trasmissione le ultime novità letterarie gaie e non solo; Daniele del Pozzo, direttore artistico del festival internazionale Gender Bender presenterà i più interessanti immaginari prodotti dalla cultura contemporanea, legati alle nuove rappresentazioni del corpo e delle identità di genere; Piergiorgio Pardo, cantante e dj, con "Like a rolling Stonewall" farà ascoltare storie e canzoni gayssime, e infine Massimo Basili, fumettista, presenterà fumetti prodotti da autori glbtq stranieri nella rubrica “Perle ai froci”.

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Il vostro ruolo di giornalisti specializzati rappresenta un osservatorio privilegiato sull’evoluzione del movimento glbt in italia. Attualmente in che direzioni si sta muovendo, a tuo avviso? Vedi in giro fenomeni degni di nota?
Innanzitutto una premessa: io e la mia collega Eleonora non facciamo parte di associazioni. Lo consideriamo importante, perché il movimento italiano è storicamente litigioso, e continua ad esserlo. Non ci interessa riempire l’ascoltatore medio di resoconti su dibattiti troppo interni. È anche una questione di radiofonia. Detto questo, mi pare che le manifestazioni organizzate in questi giorni tramite tam tam internettiano indichino due cose: una voglia diffusa di reagire e una forte richiesta affinché queste energie vengano raccolte per arrivare a un risultato. Si dice che il movimento, inteso come gruppo organizzato, abbia lasciato il passo a Facebook. È falso: senza Arcigay o il Mario Mieli e le altre associazioni che hanno costruito coscienza nel tempo non ci sarebbero persone disposte a scendere in piazza. Però il movimento rimane ancora ancorato all’idea che si debba trovare un compromesso con i cattolici. Non penso che questo rifletta i sentimenti della maggior parte dei gay e delle lesbiche.

E Milano a che punto è?
Milano è una città laica da sempre, con una percentuale di gay e lesbiche altissima in proporzione al numero di abitanti. Ha un tasso di immigrazione gay e lesbica eccezionale. Lo si vede alle feste comandate: spariscono tutti (ridiamo). Succede che il nostro paese e la città sarebbero economicamente morti, senza il mercato della moda, del design, della pubblicità e via dicendo. Questo fa sì che ci sia una specie di prestigio di ritorno, se vuoi anche sovrastimato, sulla comunità. Essere, per così dire, i “padroni del bello” non è risolutivo, e mi pare che molti si accontentino. La città in questi ultimi dieci anni ha aumentato l’offerta in maniera esponenziale. In alcune vie la sera ci sono assembramenti di gay tali da impedire il traffico. Insomma, la compagnia non manca.

Citavamo poco fa l’importanza di nuovi media e social network: come si interfaccia “L’altro martedì” con il web?

Ci stiamo attrezzando. Quest’anno faremo un podcast della trasmissione. Facebook richiede un tempo di gestione superiore, ma stiamo pensando anche a quello. Vedremo. Quanto al futuro, non lo so: servizi in tempo reale mandati dagli ascoltatori via cellulare? Avremmo bisogno di più tempo e più spazio. Nel frattempo, e da qualche anno, il programma si può ascoltare anche in streaming.

L’Altro Martedì, da martedì 29 settembre 2009
dalle 22.35 alle 23.30.
Radio Popolare 107.600 Mhz
su satellite Eutelsat Hot Bird 4, 13° est, 12.111 Mhz, polarizzazione verticale.

Per intervenire, telefonate allo 02-33 001 001, oppure scrivete a omomail@radiopopolare.it

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