E’ sabato santo e nell’uovo di Pasqua troviamo una sorpresa bellissima: Lindsay Kemp, mito internazionale del teatro e della danza, che ci aspetta per una chiacchierata nell’elegantissimo salottino del Chiaja Hotel De Charme di Napoli, hotel gay friendly nel cuore della città.
Lindsay Kemp, che è in tournée in Spagna con lo spettacolo Kemp Dances, in una pausa della tournée è tornato in Italia per esibirsi nella piazza centrale di Napoli.
Ciao Lindsay, innanzitutto come mai ti trovi a Napoli in questi giorni?
La mia stella mi ha portato a Napoli. Sono stato invitato a partecipare con un mio assolo, L’apparizione dell’Angelo, ad una bellissima iniziativa per la Settimana Santa e danzerò sulla scalintata della Chiesa di Piazza Plebiscito. L’Apparizione dell’Angelo è uno dei miei assoli di maggior successo. Ma è la prima volta che danzo questo mio assolo al di fuori dello spazio convenzionale di un teatro. E sarà un’avventura danzarlo in questo spazio meraviglioso nel cuore di Napoli.
Dagli spettacoli dedicati a Genet a quelli dedicati a Wilde, passando per la collaborazione con Derek Jarman, l’arte di Lindsay Kemp è stata anche un mezzo per infrangere gli stereotipi e i luoghi comuni. Qual è il ruolo dell’arte nel demolire i pregiudizi e costruire un mondo migliore?
Sin dal teatro catartico degli antichi greci, i cui drammi permettevano quasi di ipnotizzare il pubblico e sollevarne lo spirito, l’arte ha la funzione di liberare il popolo. Il mio teatro, come la poetica di Genet, Jarman, Garcia Lorca, Cocteau e altri, ha lo stesso scopo. Il proposito dell’arte è liberare il popolo. Abbiamo la grande responsabilità di liberare la gente. La mia arte ha – in effetti – lo stesso scopo che hanno le organizzazioni come Arcigay: aiutare le persone a sentirsi libere. Libere da loro stesse e libere dai condizionamenti dei regimi.
Dunque, pensi che gli intellettuali, gli artisti, gli uomini di cultura in generale, abbiano delle responsabilità sociali nel contribuire ad un mondo migliore?
Non hanno responsabilità ma dovrebbero averne. Quello per cui siamo qui, quello per cui lavoriamo, è la possibilità di rendere questo mondo, un mondo migliore.
Un tuo ricordo del rapporto importante, artistico e personale, con David Bowie?
Naturalmente, sono stato colpito e scioccato dalla sua morte. David è stato mio studente, mio amante e mio partner in palcoscenico. Abbiamo collaborato nella sua prima avventura teatrale che è stata Pierrot in Turquoise. E in quel lavoro, io ero Pierrot. Ecco perché mi sento sempre a casa a Napoli perché Pulcinella è il cugino di Pierrot. Il titolo di quel lavoro era Pierrot in Turquoise perché il turchese (turquoise in francese) è il colore della vita eterna per i buddisti. E in quel periodo le cose a David non andavano troppo bene e lui aveva perfino pensato di ritirarsi in un monastero tibetano in Scozia. Ma io l’ho fermato. E lui, in seguito, mi ha ringraziato di questo. E mi ha chiesto di lavorare con lui a Ziggy Sturdust.
Lindsay, c’è un artista con cui non hai mai collaborato ma con cui ti sarebbe piaciuto lavorare?
Certo, ma sono tutti morti. Tra i viventi non mi viene in mente nessuno.
L’Italia, vista da Lindsay Kemp, è un Paese libero o no?
L’Italia non è ancora un Paese libero e aperto però è un Paese gentile e mi fa piacere costatare come si sta aprendo ai rifugiati a differenza di altri Paesi come l’Austria. L’Italia è un Paese umano.
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