Chi non ha letto l’Ernesto di Umberto Saba o, anche di sfuggita, non se l’è almeno una volta sentito consigliare dal solito amico super informato su ogni manifestazione artistica che abbia dato spazio al tema dell’omosessualità? Questo romanzo incompiuto scritto nei primi anni Cinquanta (nel 1979 ne fu fatta anche una mediocre riduzione cinematografica con Michele Placido), sarebbe stato il primo in Italia ad avere il coraggio di descrivere con un linguaggio crudo e diretto l’iniziazione omosessuale del sedicenne protagonista, chiaro rimando autobiografico dell’autore stesso. Peccato che sia uscito ventidue anni dopo postumo, proprio per i timori del suo stesso autore, timori che Pasolini non avrà di lì a poco nel dare alle stampe il suo Ragazzi di vita. Dell’omosessualità di Umberto Saba, grande poeta del Novecento italiano, è stato però detto poco, e quel poco spesso solamente alluso. Cercando nella critica di mezzo secolo non troviamo che piccole annotazioni a margine, scritte con fretta dovuta ad una sospetta reticenza e ad un evidente imbarazzo. È giusto comunque rilevare che come non ha senso parlare di una letteratura gay allo stesso modo è totalmente erroneo e limitante definire e incasellare un poeta con un’etichetta di questo tipo. Ma di certo, nel caso di Saba, un’analisi precisa delle sue inclinazioni sessuali permetterebbe finalmente di scorgere in esse molte delle cause scatenanti le periodiche crisi nevrotiche del poeta (crisi spesso causate dalla reazione della sua naturalità di sentire contro il “pregiudizio sociale”, dato che lo stesso dott. Weiss, suo analista, conferma in una lettera alla figlia Linuccia Saba, descrivendo il fastidio del poeta di fronte ai pregiudizi culturali, specialmente in riguardo alla sessualità) e soprattutto gettare finalmente una luce chiarificatrice sull’intera opera artistica di un uomo che dedicò tutta la propria vita intellettuale e morale allo scavo dentro di sé e dentro la nostra coscienza, cercando di superare inibizioni e divieti, per giungere finalmente a quella “verità che giace al fondo/ quasi un sogno obliato”.
Ma al di là dell’estrema confessione finale dell’Ernesto, Saba dissemina, nell’arco della sua intera esistenza, tutta la sua lunga autobiografia poetica di indizi rivelatori, tracce, riferimenti insoliti e a volte all’apparenza casuali sulle proprie inclinazioni. Nel Canzoniere le figure di ragazzini vestiti alla marinara, come Glauco, fanciullo dalla bionda chioma che parla al poeta nel “natìo dialetto”, e nell’Ernesto la figura del bellissimo Ilio, sono tutte repliche e figurazioni del giovane Saba, ritratti di giovani vite nelle quali amore, velato desiderio erotico e identificazione diventano un tutt’uno, amalgamandosi con un vagheggiamento della naturalità omosessuale del mondo classico, dove incontro completo tra vecchio e giovane è passaggio di esperienza del piacere oltre che conoscenza che si rinnova.
Ma il terrore di non essere compreso e l’acutizzarsi delle solite nevrosi porteranno Saba a interrompere la stesura del romanzo e a deciderne la non pubblicazione. Gli stessi timori si manifesteranno il giorno in cui gli fu conferita dall’Università di Roma la laurea in lettere honoris causa e Saba dovette tenere un breve discorso, discorso però che il poeta avrebbe voluto fare in modo diverso. Abbiamo una sua famosa lettera in cui ammette: «O Dio, se invece di quel discorsetto avessi potuto leggere l’Ernesto credo che sarebbero impazziti di gioia, compreso il Magnifico Rettore. La gente ha un bisogno, un bisogno urgente di “mettersi in libertà”, di essere insieme liberata dalle sue inibizioni». A distanza di oltre 50 anni quelle parole di Saba sono ben lungi dall’essere realtà e le sue affermazioni si manifestano una volta di più di un’estrema attualità.
Breve bibliografia orientativa su Umberto Saba:
Opera di U. Saba:
Tutte le poesie, Meridiani Mondadori, Milano 1996.
Ernesto, Einaudi, Torino 1975-1995.
Testimonianze:
L. ZORN GIORNI, Saba e il Cinese, Editrice Goriziana, Gorizia 1987.
S. MATTIONI, Storia di Umberto Saba, Camunia, Milano1989.
Monografie:
R. AYMONE, Saba e la psicoanalisi, Guida, Napoli 1971.
P. RAIMONDI, Invito alla lettura di Saba, Mursia, Milano 1974-1978
M. LAVAGETTO, La gallina di Saba, Einaudi, Torino 1974-1989.
E. FAVRETTI, La prosa di Saba. Dai racconti giovanili a Ernesto, Bonacci, Roma 1982.
Opere collettive:
Atti del Convegno internazionale «Il punto su Saba», Trieste, 25-27 marzo 1984, Ed. Lint, Trieste 1985.
Atti del Convegno «Umberto Saba, Trieste e la cultura millereuropea», Roma, 29 e 30 marzo 1984, Mondadori, Milano 1986.
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