Paul B. Preciado filosof* spagnol* transgender queer parla di sé

Non è uomo né è donna, non è eterosessuale né omosessuale né transessuale. Semplicemente è

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Paul. B. Preciado, soprattutto conosciuta come Beatriz Preciado, è uno dei più famosi rappresentanti dell’avanguardia della “Teoria queer”. Nata a Burgos, in Spagna nel 1970 è un filosofo i cui libri uniscono filosofia e performance, ovvero una sperimentazione su di sé e sul proprio corpo in continuo divenire.

Laureata in Teoria dell’Architettura a Princeton, con Master in Filosofia contemporanea e Teoria di Genere alla New School for Social Research di New York, Paul B. Preciado ritiene che le barriere tra “donna” e “uomo” siano arbitrarie tanto quanto, dice, la delimitazione delle frontiere tra Paesi. La sua critica si sofferma sulla società di consumo, disposta a consentire e vendere qualsiasi tipo di intervento o modificazione corporale per permettere alle persone di avvicinarsi ai “canoni” estetici omologati, ma che allo stesso tempo non accetta ogni tipo d’intervento che riguarda la soggettività, come nel caso della transizione da un genere all’altro .

Paul B. Preciado filosof* spagnol* transgender queer parla di sé - testosterone Immaginare T - Gay.it

Nella sua vita Beatriz ha investigato sulla pillola contraccettiva, utilizzandola su sé stessa come esperimento, per poi iniziare per conto proprio la sua esperienza col testosterone, ormone “maschile” per antonomasia. Sull’argomento, Immaginare T , un interessante cortometraggio del 2014, affronta la tematica dell’assunzione di testosterone in via sperimentale.

Beatriz assumeva, infatti, testosterone per studiare le reazioni che questo aveva sul suo corpo e grazie a questa sperimentazione, che è stata la prima al mondo ad analizzare, nel 2008 ha pubblicato Testo Junkie, un saggio inclassificabile che ha rigirato il mondo accademico a testa in giù. Testo Junkie è, infatti, divenuto il testo di riferimento internazionale sull’assunzione di testosterone al di fuori di un protocollo medico o anche al di fuori di un protocollo riattribuzione di genere. Beatriz battezzò l’utilizzo di testosterone autogestito lo strumendo per il “gender-hacking” (come uno spezzettamento e ricostruzione del genere), ovvero rottura dei codici di genere che prescrivono le nostre identità sociali.

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Il settimanale articolo, tradotto da Andrea De Ritis, una lettera che Paul B. ha scritto in risposta a un invito sul coraggio di parlare di sé. Cogliamo per questo l’occasione di presentarvi questo personaggio, la cui conoscenza è fondamentale per chi si sente di appartenere al mondo “queer”.

La lettera di Paul B. inizia in modo sarcastico. E’ colpito dal fatto che, dopo un’infanzia di esclusione e vergogna, gli sia adesso addirittura richiesto di parlare di sé dalla stessa società che, pur non accettando ancora il suo transessualismo, come non accettava prima le sue cangianti identità di genere, le concede ora un piccolo palco, dove poter “far sorridere” la gente:

come regalereste un bicchierino a un malato di cirrosi, negando al tempo stesso i miei diritti fondamentali in nome della nazione, confiscando le mie cellule e i miei organi per la vostra delirante politica […] continuando a rifiutare di chiamarmi con un nome maschile o di accordare il mio nome con aggettivi maschili, solo perché non ho i documenti ufficiali necessari né la barba.

E’ arrabbiato Paul Beatriz, è critico sulla condizione di “animale da circo” che gli viene offerta da chi gli chiede di parlare di sé, del suo coraggio, come di quello di altre bio-donne (ovvero nate di sesso femminile) Catherine Millet, Cécile Guibert, Hélène Cixous. Persone, come lui, che con la loro lotta sono state capaci di allungare le proprie “catene” e che per questo hanno ottenuto diritto di parola, ma le cui ali restano comunque tarpate.

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Mi attribuite del coraggio, immagino, perché mi sono battuta a fianco delle puttane, dei malati di aids e degli invalidi. Nei miei libri ho parlato delle mie pratiche sessuali con vibratori e protesi. Ho raccontato la mia relazione con il testosterone. Questo è il mio mondo, è la mia vita e l’ho vissuta non con coraggio, ma con entusiasmo e gioia.

Secondo Paul B. oggi è necessario abbandonare del tutto il linguaggio della differenza e dell’identità sessuale, perché il sesso e la sessualità non sono più di proprietà delle persone, ma il complesso prodotto di tecnologie sociali e dialettiche, di pratiche politiche di gestione della verità e della vita. Secondo Paul Beatriz i sessi e le sessualità non esistono in sé e per sé, ma soltanto in quanto usi del corpo riconosciuti come naturali o puniti in quanto devianti. La maternità, “l’ultima carta trascendentale” che investe la donna in quanto bio-donna, è a suo avviso

solo uno tra i diversi usi possibili del corpo e non la garanzia della differenza sessuale o della femminilità.

Per far sì che la società riconosca tutte le identità, senza distinzioni, dovrà esser cambiato tutto, dovrà esplodere il campo semantico e il dominio pragmatico, uscire dal sogno collettivo della verità del sesso, “così come si è usciti dall’idea che il Sole giri intorno alla Terra”. E conclude, con una romanticissima incitazione alla rivoluzione queer:

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Ma visto che vi amo, miei coraggiosi simili, vi auguro di perdere anche voi il coraggio. Vi auguro di non avere più la forza di ripetere la norma e di fabbricare l’identità, di perdere la fede in quello che dicono i vostri documenti su di voi. E una volta che avrete perso il vostro coraggio, stanchi di gioia, vi auguro di inventare un modo per l’uso del vostro corpo. Proprio perché vi amo, voglio che siate deboli e disprezzabili. Perché è attraverso la fragilità che opera la rivoluzione.

Per Paul Beatriz Preciado lesbiche, gay, transessuali, bisessuali, intersessuali, queer e eterosessuali… ogni persona comunque unica e irripetibile potrebbe inventarsi il proprio modo di usare il proprio corpo, senza subire costrizioni socio-culturali e affermando liberamente la sua identità.

Va bene Paul: proviamo.

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