PUTTANO PER CURIOSITÀ

Aveva voglia di capire cosa succedeva a fare il prostituto. L'ha fatto e ci ha scritto un libro. Intervista a Flavio Mazzini, autore di "Quanti padri di famiglia". Ah, ora ha smesso.

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PISA – Un bel giorno un giornalista ormai trentenne stanco di vivacchiare con il suo scarso stipendio, decide di fare una esperienza come prostituto per soli uomini, in modo da poterne parlare poi in un libro. Messa così sembrerebbe la trama di un bizzarro romanzo, e invece è quanto ha realmente fatto Flavio Mazzini che è riuscito, dopo un periodo in cui ha professionalmente svolto il mestiere più antico del mondo, a dare alle stampe un libro intitolato “Quanti padri di famiglia – Vita e peripezie di un prostituto intelligente”.

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Nel libro sono raccolti i resoconti degli incontri più particolari che l’autore ha avuto nello svolgere la sua professione, insieme con le riflessioni che questo prostituto ‘intelligente’ non dimentica mai di fare sui clienti che lo contattano. L’idea certo è intrigante: andare a vedere ‘da dentro’ come vive un prostituto, quali sono le dinamiche cui è sottoposto, che scorcio di umanità si trova ad ammirare, sono argomenti che incuriosiscono. E Flavio Mazzini, che intelligente lo è davvero, lo sa: è consapevole che la curiosità che ha spinto lui a decidere di svolgere questo mestiere è quella che sta dietro al lettore incuriosito dal titolo. E così il libro ha suscitato un discreto interesse: Flavio è stato ospite – mascherato – in trasmissioni televisive come L’antipatico e Cronache marziane, e sabato 11 giugno 2005 alle ore 16.00 sarà alla libreria Babele di Roma (Via Dei Banchi vecchi 116 Tel. 06-6876628) per presentare “Quanti padri di famiglia”. Un’occasione imperdibile per vederlo di persona.

Flavio, vorrei partire dal tuo nome d’arte: c’è un motivo per cui hai scelto “Flavio Mazzini”?

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E’ un richiamo alla dedica del libro. Un mio amico e maestro, scomparso pochi mesi fa e cui avrei voluto far leggere il tutto, si chiamava Flavio Merkel. Ho conservato la M e ho trasformato il cognome in Mazzini in omaggio a una delle donne più importanti del nostro Novecento (Flavio, va detto, era stato tra i fondatori del Mina fan Club e io sono cresciuto con mia madre che ascoltava Mina) ma anche a uno dei padri della patria, forse il più sfortunato. Così anche il nostro presidente è contento.

Cosa possiamo sapere del lavoro da giornalista che facevi prima di buttarti in questa avventura?

Mi occupavo in prevalenza di cinema. Tra le cose più importanti ho lavorato a un programma di Raiuno che ora ha come omologo quel minestrone gestito da Marzullo. Non per autocelebrazione, ma allora c’erano professionisti, non un monopolio di raccomandati. Trasmettevamo le interviste in originale coi sottotitoli e regalavamo perle scoperte negli archivi. Ed eravamo in cinque a fare tutto il programma: Flavio Merkel, Claudio Masenza, l’espertone di Ciak, persona difficile ma dalla grande onestà e competenza, io, il montatore e un’archivista lesbica perennemente innamorata che sono sicuro diventerà famosa. Come cineasta e come lesbica.

E ora cosa fai? E, soprattutto quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Considerato che la mia personalità e il mio modo di sputare in faccia la verità non mi hanno mai fatto amare troppo da chi preferisce gli zerbini, confido in un errore umano o in una botta di culo. Per il resto, sperando che il libro sia gradito, conto di bissare con altri racconti veri riguardanti paradossi del mondo gay ma senza scambio di denaro. Inoltre sto scrivendo una sceneggiatura su misura per una nota attrice italiana che ancora ne è all’oscuro. E’ anche questa una specie di storia di formazione, su una donna che non ha capito nulla del mondo che la circonda e che forse fa ancora in tempo a cambiare vita. E quando dico cambiare lo intendo esattamente come lo intenderesti tu…

Nel libro spieghi che hai scelto di fare questa avventura nel mondo della prostituzione soprattutto col desiderio di scriverci questo libro. Dicci la verità: anche l’aspetto economico ha pesato sulla scelta…

Caro Giulio, la realtà è flessibile. Ognuno crede a ciò che vuole. Io posso dire sono stato spinto da una serie di convergenze: lo stato di single, quello di disoccupato e quello di curioso irrecuperabile. Poi ognuno può credere ciò che vuole. Ma se avessi scritto sui nani da giardino o sulle casalinghe, certamente non so come mi sarei mantenuto nel frattempo. A tuttoggi, 9 di giugno dell’anno del Signore 2005 ho guadagnato molto più con le marchette che col libro. Quel santone del mio editore può testimoniarlo.

Come ti ha cambiato l’esperienza da prostituto? In rapporto al sesso, alle relazioni sentimentali, al lavoro (e ai soldi che permette di guadagnare)?

Non mi ha cambiato. Sono rimasto stronzo come prima, polemico, lunatico e cialtrone. Soldi ne ho fatti pochini, tutto sommato, e per una scelta ben precisa. Si può guadagnare tanto ma a me piace troppo far sesso per piacere e sento di avere una sola vita per farlo. Fidanzati attualmente non ne ho ma onestamente io non fidanzerei mai con me quindi non posso biasimare nessuno.

Torneresti a prostituirti per una offerta particolarmente invitante?

Assolutamente sì. Non è mica una cosa così difficile, sai. E poi non riesco a vedere nella prostituzione connotazioni negative, qualsiasi cosa ne pensino i ragazzetti moralisti che frequentano questo nostro ambiente tanto fashion e puritano. La prostituzione che mi fa davvero schifo è quella di alto bordo, quella dei ricchi, famosi e potenti che si vendono sfacciatamente e poi pretendono di insegnarti qualcosa. Inutile fare l’elenco ma mi auguro che non sia gente come Cecchi Paone a rappresentare il mondo gay.

Dici che ti piacerebbe che qualcuno decidesse di fare un film tratto dal tuo libro: chi sceglieresti come attore protagonista?

In Italia ce ne sono di bravi, anche se fanno presto a montarsi la testa. Per ragioni anagrafiche e per talento mi verrebbe in mente Pierfrancesco Favino, uno che sa recitare e ha pure una testa, che è stronzo quanto basta per impersonarmi e che piano piano sta facendo strada. Non penso a un attore americano perché il divismo non mi ha mai conquistato e perché tra le altre cose dovrebbero sostenere mesi di preparazione e sarebbe sconveniente. Ma certo che se fosse stato possibile, lo avrei fatto interpretare a Dustin Hoffman. Normalità condita da un’aria intelligente ma distratta. Da giovane lo trovavo carino ma meno di me. In genere gli attori sono più belli dei personaggi che interpretano. Mi piacerebbe andare controcorrente anche in questo caso.

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