Tra le grandi scrittrici del Novecento, Christina Stead ci appare come una figura complessa e di difficile interpretazione: una donna eterosessuale che vive i complessi disagi e le ambigue scelte che spesso ci appartengono. Nata nel 1902 a Rockdale a sud di Sidney, in Australia, conobbe l’infelicità a due anni con la scomparsa della madre. Il padre David, un biologo autodidatta e sostenitore dei diritti delle donne, instaurò con la figlia un rapporto confidenziale troppo generoso per una creatura obbligata ad assistere agli epici conflitti tra il padre e la matrigna Ada.
Quando, più avanti, scriverà Sabba familiare la Stead non sarà affatto tenera con la figura paterna, descrivendola come crudele, insopportabile nei rapporti familiari.
Dopo la morte del genitore la famiglia Stead si scopre senza il becco di un quattrino e per Christina comincia un lungo peregrinaggio. Dal padre aveva ereditato le idee politiche radicali e socialiste; di suo aveva colte ambizioni letterarie che la portarono a Londra dove sentiva di poter accedere ai salotti accademici. Si trasferì poi a Parigi e infine a New York dove trascorre nove anni, scrive e pubblica Letty Fox e sembra aver consolidato la sua fama letteraria. Ma il carattere della Stead aggroviglia i rapporti con un mondo letterario che non le apparterà mai completamente.
Molti furono i tentativi di Saul Bellow di presentare questa scrittrice australiana con l’importanza che meritava: una donna di straordinaria vitalità; che non riuscì a essere creduta e a uscire dall’emarginazione. La letteratura di Christina Stead era laica, e dunque all’opposta di un’etica in cui la sessualità è regolata e veicolata. Questo non piaceva in un mondo in cui i cardini della conoscenza sono intaccati da molteplici spiritualità.
Peraltro, non fu mai tenera con gli uomini e gli sterotipi sessuali di un mondo maschilista e anche i suoi rapporti furono accompagnati da incomprensioni e lacerazioni profonde. Il romanzo che la portò al successo fu The man who loved children (L’uomo che amava i ragazzi) e nel 1946 pubblica Letty Fox, un libro rivoluzionario non solamente per la bellezza della scrittura ma anche per l’epoca in cui è collocato.
Letty è una ragazza di 24 anni che percepisce che c’è qualcosa che non va nel suo essere donna. Mira al coronamento classico della donna educata a essere moglie ma resta consapevole che la società gestisce la sua vita e quel rapporto conflittuale la porta a estraniarsi o a reagire in maniera opposta. Decide di non negarsi tutte le gioie di una sessualità che diventa sfrenata e senza regole. Come la sua autrice, Letty è una creatura anomala, ai margini di una famiglia che non sapeva bene cosa fare di lei. Letty però ha talento da vendere, energia, un appetito sessuale che la porta a conoscere personaggi a volte divertenti, o disagiate nel loro mondo così traballante. Il lettore troverà nel romanzo un guazzabuglio dei ricordi giovanili di Christian Stead; troverà in una lettura beffarda un desiderio di congedo che non avrà luogo con quei personaggi che entrano nelle viscere, trascinando chi legge ad un punto di saturazione e di sfinimento senza ritorno.
Il titolo originale del libro era Letty Fox: Her Luck (Letty Fox e la sua fortuna) ma piacque alla stessa Stead la nota licenziosa nella combinazione: Letty Fucks: Her Luck (Letty scopa: beata lei).
Il libro viene ora pubblicato in italiano da Adelphi con la traduzione di Adriana Bettini ed un saggio di Tim Parks che ebbe la fortuna di conoscerla bene.
Christine Stead subì tradimenti, crisi depressive, amicizie finite male e la sua vita perniata da tristezze profonde e disperazione. Lo straordinario talento letterario non la salvò dall’alcolismo che la portò all’emarginazione finale. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1983, si dichiarò una comunista di ferro ed una stalinista, nonostante i fatti che coinvolgevano la Russia di quegli anni.
Per le sue opere, Christina Stern resta una perla della letteratura mondiale.
Christina Stead: “Letty Fox”, Adelphi, Milano 2002, pp. 734 – 22 euro
di Mario Cirrito
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