Ho scoperto questo artista francese per caso. L’anno scorso, passeggiando per Nizza vecchia, mi sono intrufolato nella piccola galleria su due livelli Sainte-Réparate che esponeva Retour sur la French Riviera (avrei poi saputo che aveva esposto per due anni, nel 2005 e nel 2006, in un locale gay che frequentavo abbastanza assiduamente ma non mi era mai capitato di incrociare le sue creazioni).
I suoi ritratti decolorati, che giocavano con l’idea del cam ma anche con una malizia dichiarata sullo stile delle smaltate provocazioni di Pierre & Gilles, mi colpirono soprattutto per quell’aria retrò che, scoprii poi in seguito, da sempre caratterizza la sua opera.
Nato nel 1974 a Mentone, cittadina della Costa Azzurra che lui definisce «incastrata tra Ventimiglia l’italiana e Monaco l’insensata», ora vive e lavora a Parigi. È però sempre rimasto legato alla sua terra: «Sono cresciuto senza davvero meravigliarmi dei tesori di questa regione che trovavo abbruttente e noiosa. Ma è lì che sono cresciuto, è li che ho sognato l’altrove, che ho incontrato l’uomo della mia vita; è lì che amo tornare frequentemente perché il Mediterraneo mi rimette le idee a posto».
Alcune sue opere sono diventate celebri perché ritraggono la superstar del porno François Sagat, suo amico personale. In Riviera Frappée si vede proprio l’attore hard che allunga un bicchiere a un ragazzo italiano in costume con tanto di didascalia esplicativa: "François e Francesco spesso condividono piacevolmente il loro cocktail ‘Riviera Frappée’". Già cult il suo nudo integrale posteriore con un grosso granchio sulla schiena in ‘Giorno due – Luna’ della collezione Heptagraphix.
Nella kitschissima Série Rose non manca un provocatorio cunnilingus tra due donne in un’opera dal titolo che è tutto un programma: Dove inizia la vita mentre in Oh, questo è figo! un ragazzo in anfibi, pantaloni militari e bretelle mostra il suo membro in semierezione. I soggetti dei suoi ritratti, realizzati con sofisticati collages e finti strappi per conferir loro un’allure un po’ retrò, fanno spesso riferimento al mondo gay: ballerini, feticisti leather, drag queen attempatelle. Nel dissacrante Inverno in Russia lui stesso si traveste da Lenin postmoderno e mostra soldati seminudi, "tovaric" occhieggianti e ragazzotti effeminati con campanello trillante in mano (Quando mi prende tra le sue braccia). Come dice Nadine Babani, «nelle mani di Vincent tutto sembra facile, è una vera fabbrica di
idee. I suoi montaggi fotografici in cui le immagini sono ritoccate, copiate, incollate, incerate, oserei dire all’antica, permettono di mettere realmente in scena i personaggi e le situazioni. A ogni immagine corrisponde una storia, un aneddoto. Bisogna prendersi del tempo per osservarle, leggere i dettagli, perché il proposito si distilla al di là dell’estetica dell’immagine».
Quest’anno ha presentato il suo quadrittico Salmo 91 nella galleria "Artevistas" a Barcellona e ci piacerebbe, non troppo in là nel tempo, poterlo vedere anche nella nostra (e quasi sua) Italia. Nel frattempo, potete ammirare le sue opere sul suo sito ufficiale www.vincentmallea.com.
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