Una storia davvero buffa arriva dalla provincia di Bergamo e più precisamente dal Comune di Torre de’ Roveri, un paesino di 2000 anime situato sulle prime propaggini collinari delle Orobie, a circa 9 chilometri dal capoluogo.
Su un cartello al confine tra Scanzorosciate a Torre de’ Roveri è indicata la dicitura «località Gay». La segnalazione è arrivata su Facebook al sindaco Davide Casati: «Verifico». Ma il sindaco di Torre de’ Roveri spiega: «Si scrive proprio così».
Il cartello sarebbe stato messo giorni fa ed avrebbe mandato su tutte le furie alcuni cittadini, che non sapevano di abitare in una località dal nome così “definito”. In realtà, da quel che si apprende, “Gay” sarebbe la modernizzazione di “gaì”, un dialetto parlato dai pastori bergamaschi e bresciani, principalmente usato in Val Seriana e Val Camonica.
“Nessun errore – ha spiega il sindaco di Torre de’ Roveri, Matteo Lebbolo – La località Gay esiste da sempre e da sempre si scrive così: lo riportano da decenni i nostri documenti comunali”. “Allora, per questi lettori così disattenti, – ha continuato il Sindaco in modo ironico – anche il cartello con la scritta “località Casotto” poteva rimandare a strane interpretazioni. Invece, mi spiace, tutto è regolare”.
Con buona pace di chi non voleva abitare in una località “gaya”.
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