C’è un nuovo fermento, tutto al femminile, nel cinema che arriva dall’Africa e dal Medio Oriente, dove la donna cerca indipendenza e libertà a dispetto di tradizioni opprimenti e maschiliste.
È stato il caso di Divines di Uda Benyamina, vincitore della Caméra d’Or come migliore opera prima a Cannes l’anno scorso e tre premi César su altrettante donne di origine africana che cercano riscatto per uscire da un opprimente ghetto sociale; oppure del turco Mustang su un gruppo di ragazze rinchiuse in una proprietà per impedire loro di esprimersi liberamente.
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Arriva nelle sale italiane giovedì 7 aprile, grazie alla distribuzione Tucker, il film drammatico franco/israeliano Libere, disobbedienti, innamorate (In Between) dell’esordiente 35enne Maysaloun Hamoud, nata a Budapest ma cresciuta in un villaggio a nord di Israele: anche qui tre donne, diversamente oppresse, ingiustamente sottomesse in un mondo dove i maschi hanno i loro privilegi tenuti ben saldi, e le donne sono un gradino più sotto, non vengono praticamente considerate se non madri o mogli devote, e professionalmente, spesso, non esistono. Sono arabe ma vivono a Tel Aviv.
Ecco la passionale dj lesbica Salma (Sana Jammelieh), appariscente, tatuaggi e piercing che gridano un’identità precisa, vittima dei genitori pervicacemente e ciecamente devoti alla tradizione, per cui una figlia omosessuale è molto peggio di una vergogna, una sacrilega, una criminale. Ma non se la passano meglio neanche l’avvocatessa emancipata Laila (Mouna Hawa) che convive con Salma, isolata dai maschi proprio perché non riflette il modello intoccabile di donna tradizionalmente sottomessa, e neppure la studentessa modello d’informatica Nour (Shaden Kanboura), che va a vivere con loro, costretta a subire la peggiore sopraffazione maschilista immaginabile.
“La mia generazione non può convivere ancora a lungo con i codici obsoleti della società patriarcale e dello sciovinismo – spiega la regista -. È tempo di mettere le carte in tavola. Se continuiamo a nascondere le nostre paure sotto il tappeto, finiremo per inciamparci sopra e sarà troppo tardi”.
Essendo l’omosessuale Salma una dj, la musica ha un ruolo da protagonista nel film: domina l’hip hop dei Dam, rappeggiante band palestinese attiva in Israele, ma spicca la sensuale hit Aziza della star libanese Yasmine Hamdan, pupilla adorata di Marc Collin degli onirici Nouvelle Vague.
Considerata la ‘regina dell’indie electro folk arabo’ (“Sì, è una definizione leggermente lunga!” ci scherza lei), Yasmine Hamdan è un vero spirito libero che rispecchia gli ideali delle protagoniste del film: “Mi considero una cantante underground e il mio stile, che miscela passato, presente e vari dialetti mediorientali, non piace ai più conservatori. Del resto, non si può piacere a tutti: io non ho mai voluto essere una brava ragazza, io voglio solo esprimermi liberamente. E lo faccio con molto rispetto”.
Libere, disobbedienti, innamorate ha raggranellato vari premi in giro per il mondo: da Haifa a Toronto passando per San Sebastian dove ha vinto il Premio della Giuria Giovane.
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