Chi è Daniel Lee, il designer che ha appena ‘divorziato’ da Bottega Veneta

L’uscita di Daniel Lee da Bottega Veneta ha lasciato tutti di stucco. Ma chi è Daniel Lee? E perché tutti oggi parlano di lui?

daniel lee
4 min. di lettura

In un mondo stracolmo di sovracomunicazione, Bottega Veneta è diventato uno dei marchi più cool del pianeta, semplicemente tacendo. Mentre la maggior parte dei brand ci riempie di loghi, variazioni su borse (per lo più intercambiabili) e grandi scarpe da ginnastica, Daniel Lee ha lasciato un percorso di briciole luminose che hanno ipnotizzato i consumatori e gli addetti ai lavori.

Sotto il regno di Lee, Bottega ha portato gli stilemi iconici del marchio – conosciuto per la sua discrezione – come le borse in pelle intrecciata e un sottile logo a triangolo, in proporzioni oltraggiose.

Nel frattempo ha cancellato il suo Instagram sostituendolo con una fanzine digitale colma di star; ha rivendicato lo storico colore verde lime e ha switchato le sfilate con eventi in saloni segreti dei quali le immagini sono gelosamente custodite.

Tuttavia, Lee, il ragazzo dai capelli rossi raramente ha rilasciato interviste, ottenendo in questo modo l’immagine di un’entità misteriosa che sforna moda cult.

Ma chi è Daniel Lee? 

Daniel Lee ha 35 anni ed è cresciuto a Bradford, in Inghilterra. Figlio di un meccanico e di un’impiegata, Lee ha frequentato prima la Dixons City Academy, e poi si è laureato al Central Saint Martins College of Art and Design dove è stato istruito da Louise Wilson, insegnante di McQueen, Johnatan Saunders e Sophia Kokolasaki. 

Dopo la scuola è stato stagista presso Maison Margiela e Balenciaga sotto la direzione di Nicolas Ghesquière, per poi ottenere una posizione presso Donna Karan a New York nel 2010. 

daniel lee

Due anni dopo Lee ha lasciato Donna Karan per arrivare da Céline a Parigi, dove ha iniziato come membro del team di progettazione, diventando in poco tempo il direttore del design prêt-à-porter, assistendo Phoebe Philo nello sviluppo dell’estetica minimal che ha portato alla popolarità del marchio.

Nel giugno 2018, Kering lo ha nominato direttore creativo di Bottega Veneta, per dare un nuovo impulso alla casa di moda di lusso italiana e sviluppare la sua collezione di prêt-à-porter. La sua agenda includeva anche il riavvio della collezione maschile e il lancio di prodotti per la casa.

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Tra le prime cose che ha fatto durante il suo arrivo a Bottega Veneta, Daniel ha voluto fortemente che il team di artigiani del brand restasse come prima del suo arrivo, mantenendo così l’enfasi di Bottega Veneta su prodotti ben realizzati, senza logo e basati sulla semplicità. Per dare un nuovo look al marchio, ha massimizzato il design e l’idea di intrecciato per sfruttare le caratteristiche più iconiche e ha infuso più edonismo e desiderabilità nei prodotti del brand.

Ha disegnato la pochette Pouch che è diventata la borsa più venduta nella storia di Bottega, che è nata nel 1966, mandando in tilt il pubblico e la critica con le sue sfilate dal forte senso estetico misto ad un erotismo sussurrato.

Bottega Veneta è diventato uno dei marchi di moda più popolari nel 2019, grazie alla sua eleganza tranquilla e moderna reinterpretata da Lee, tanto che la sua trasformazione di Bottega Veneta viene coniata in “New Bottega” e lui soprannominato “The Quiet Radical.

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Durante la sua permanenza in Bottega Veneta, Daniel si è impegnato nel reinventare i codici classici del brand, trasformandoli nei capi di lusso più ambiti oggi. Ha cristallizzato una nuova era per la maison, chiamata appunto New Bottega, durante la quale ha realizzato vestiti e accessori, spesso in quell’inconfondibile tonalità verde.

Dall’inizio di aprile 2021, la polizia di Berlino sta indagando se Bottega Veneta ha organizzato di nascosto un after party presso la Soho House (club) senza distanziamento sociale o mascherine e questo potrebbe dirla lunga sulla sua personalità, ma lasciamo che si occupi del caso chi di dovere, noi qua parliamo del genio creativo, non della persona.

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Sempre nel 2021 Daniel ha disegnato i costumi per la Biennale Danza di Venezia e prima del suo addio a Bottega ha realizzato una collezione senza precedenti. Ciò che rende l’abbigliamento di Lee davvero interessante è il suo modo di amare un certo tipo di mondo industriale che influisce costantemente i suoi lavori.

La moda è diventata (mi piace pensarla così) selvaggiamente artigianale negli ultimi tempi: il lavoro umano è diventato il segno di qualcosa di veramente ambizioso. Ma i colori di Lee sembrano spremuti da un algoritmo e i suoi tessuti sono altamente lavorati da sembrare materiali per costruire un grattacielo piuttosto che un capo d’abbigliamento.

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Questo li rende fortemente contemporanei. Laddove altri designer cercano rifugio in qualcosa che arrivi più facilmente al cuore delle persone, Lee appare come un un modernista, che affronta ciò che viviamo a testa alta. Conosce lo spirito del tempo, ma lo guarda da un punto di vista diverso.

Dove finirà Daniel Lee?

Il comunicato asettico inviato da Kering si chiude anticipando che presto il brand comunicherà il nuovo assetto creativo. Tutto come da copione nel sistema moda: ormai è normale che i direttori creativi lascino dopo qualche anno, ma dove andrà Daniel? Sbirciando il suo passato si potrebbe ipotizzare che Lee torni tra le braccia di Phoebe Philo, visto che a Gennaio 2022 lancerà la sua linea omonima, ma c’è anche l’ipotesi che vada a sostituire Riccardo Tisci da Burberry, cosicché Tisci possa finalmente coronare il sogno di lavorare al fianco di Donatella Verace, come ha fatto Fendi che ha chiamato Kim Jones al fianco di Silvia Venturini Fendi. Staremo a vedere, intanto sulla piazza c’è uno tra i designer più influenti dell’ultimo decennio, credetemi non lo dico tanto per dire. Lo è veramente!

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