La Repubblica Dominicana depenalizza l’omosessualità: “È solo l’inizio di una guerra”

L'attivista Daryl Phillip: "Nessuno può più dire che l'omosessualità è contro la legge, nessuno può sentirsi in diritto di insultarvi o dirvi che siete contro la legge"

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Repubblica Dominicana LGBT depenalizzazione
Repubblica Dominicana LGBT depenalizzazione
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La Repubblica Dominicana ha depenalizzato gli atti omosessuali. La Corte Suprema del paese caraibico ha dichiarato incostituzionali alcune parti della legge che criminalizzano l’omosessualità. La decisione è stata annunciata dalla giudice Kimberly Cenac-Phulgence. Le sezioni 14 e 16 della legge sui reati sessuali infatti sono state ritenute incostituzionali poiché violavano il diritto alla libertà, alla libertà di espressione e alla protezione della privacy personale, come stabilito dalla costituzione del paese.

L’articolo 14 della legge era infatti una norma che criminalizzava qualsiasi atto sessuale diverso dal rapporto pene-vagina e definiva atto osceno grave qualsiasi rapporto “che implichi l’uso degli organi genitali, del seno o dell’ano per suscitare o gratificare il desiderio sessuale”. La pena massima era di 12 anni di reclusione. L’articolo 16 della legge criminalizzava la sodomia, definita come sesso anale tra due uomini o tra un uomo e una donna. La pena massima era di 10 anni di reclusione più la possibilità della reclusione psichiatrica forzata. Sia l’articolo 14 sia l’articolo 16 sono stati ora dichiarati incostituzionali dalla Corte Suprema.

La causa che ha portato alla decisione della Corte è stata intentata da un anonimo uomo gay, appellato con le presunte iniziali “BG”, contro il procuratore generale, contro il vescovo di Roseau, contro la Chiesa metodista e contro la Chiesa anglicana. L’uomo sosteneva che la legge violava i suoi diritti costituzionali e lo condannava a vivere con la minaccia di sanzioni penali per semplici attività consensuali.

Daryl Phillip MiRiDom
Daryl Phillip dell’associazione MiRiDom

La decisione della corte è stata accolta come un passo verso il ripristino della dignità e dei diritti delle persone LGBTIQ+ nel paese, secondo Daryl Phillip, fondatore di Minority Rights Dominica (MiRiDom). Durante la conferenza stampa a seguito della sentenza, l’attivista ha spiegato che la decisione della Corte è soltanto l’inizio di una guerra, sottolineando come nel paese il clima omobitransfobico resti grave e persistente nella quotidianità a cui viene sottoposta la comunità LGBTI+.

Ci sono vittime di bullismo nelle scuole, vengono insultate per le strade… prima ancora che abbiano un primo incontro sessuale” ha detto Phillip ai giornalisti “Alcune persone non sanno neanche di cosa si tratta, ma vengono trattate in modo diverso e questo perché è una cultura {quella omobitransfobica} che è stata allevata dentro di noi“.

 

Il leader di Minority Rights Dominica ha spiegato che la decisione della Corte non rimuoverà automaticamente il clima di oppressione sulle persone LGBTI+, ma con la decisione di incostituzionalità dei due articoli “nessuno può più dire che l’omosessualità è contro la legge, nessuno può sentirsi in diritto di insultarvi o dirvi che siete contro la legge“.

Minority Rights Dominica è un’associazione che si propone di rappresentare le persone della comunità dominicana a cui, a causa del loro orientamento, vengono negati i diritti umani. Sulla loro pagina si spiega:

Le leggi del Commonwealth della Dominica rendono illegale per le persone attratte dal proprio genere impegnarsi in attività sessuali, anche se non hanno nulla a che fare con nessun altro. Questa legge, che si dice sia basata sugli insegnamenti morali della Sacra Bibbia, alimenta l’odio, l’intolleranza e la privazione dei diritti umani della minoranza LGBT nella comunità.

Commovente il messaggio pubblicato da MiRiDo su Facebook, nel quale vengono ricordate alcune vittime di omobitransfobia nel paese caraibico. Qui di seguito un estratto tradotto in italiano:

“(…) MiRiDom ha presentato per la prima volta un caso all’alta corte della Dominica il 19 luglio 2019 contestando la costituzionalità delle sezioni 14 e 16 della legge sui reati sessuali. Queste leggi, che criminalizzavano le attività omosessuali, rappresentavano una palese violazione del diritto dei cittadini di amare chi amano. (…) Il nostro percorso verso questo gradito giudizio è stato lastricato di consultazioni, negoziati e discussioni con il pubblico, funzionari governativi, leader religiosi, organismi regionali e internazionali, comprese le Nazioni Unite e le ambasciate straniere. È attraverso questi sforzi, sostenuti da innumerevoli persone, che abbiamo raggiunto questo risultato rivoluzionario.
Tuttavia, non consideriamo questa vittoria il culmine dei nostri sforzi. Si tratta piuttosto di una pietra miliare significativa nel percorso continuo verso la piena uguaglianza e l’accettazione. (…)
Ci auguriamo che tragedie come gli omicidi di membri della nostra comunità non si ripetano mai più. Ricordiamo Clement “Johnson” James che fu accoltellato e ucciso sul ponte dell’Indian River, la ragione per cui l’assassino commise il delitto era che lo guardava in modo suggestivo. Ricordiamo l’infermiera Pajo che fu uccisa a casa sua mentre il suo aggressore veniva condannato e rilasciato in appello con l’accusa di “avances sessuali innaturali”. Ricordiamo i maschi dominicani che, a causa delle loro stesse preferenze sessuali, si sono suicidati perché non riuscivano a sopportare lo stress della vita in questa società. (…)
Per la comunità LGBTQ+ della Rep. Dominicana, questa vittoria è sia una celebrazione sia un invito all’azione. È imperativo comportarci con responsabilità e grazia, riconoscendo che il percorso verso la vera accettazione è lungo e tortuoso. La cultura dell’omofobia che ha pervaso la nostra società non svanirà da un giorno all’altro. L’abrogazione di queste leggi non dissolve istantaneamente i pregiudizi radicati nella nostra società.
(…) Spetta a tutti noi estendere il sostegno e il rispetto reciproco, favorendo un ambiente in cui ogni individuo possa condurre una vita appagante, libera dalla paura e dalla discriminazione. La comunità LGBTQ+, a sua volta, deve abbracciare la propria identità con orgoglio, rifiutando ogni idea di inferiorità.

 

Omosessualita illegale Mappa dei paese che criminlnalizzano ILGA
Omosessualita illegale Mappa dei paese che criminlnalizzano ILGA

Sono ancora 64 i paesi nel mondo in cui l’omosessualità è considerata un crimine. Secondo la mappa di Ilga, metà di questi sono in Africa, dove dal Ghana all’Uganda, la situazione è in peggioramento. Circa un anno fa, in occasione del 17 Maggio 2023 per la Giornata Internazionale della lotta all’odio omobitransfobico, la presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni (recentemente protagonista dell’annuncio del Piano Mattei per l’Africa) aveva sottolineato l’impegno dell’Italia nel combattere la criminalizzazione dell’omosessualità nel mondo:

In questa Giornata rinnoviamo, inoltre, l’impegno dell’Italia in ambito globale affinché la comunità internazionale tenga accesi i riflettori sulle inaccettabili persecuzioni e sugli intollerabili abusi che le persone subiscono in diverse Nazioni del mondo sulla base del loro orientamento sessuale. Discriminazioni e violenze, come ricordato oggi dal Presidente della Repubblica Mattarella, che in più casi sono addirittura legittimati dagli ordinamenti giuridici. Non possiamo voltarci dall’altra parte.  (Giorgia Meloni – fonte: governo.it)

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