Calciatori e abiti firmati: riuscite a immaginare abbinamento più interessante? Io no, soprattutto quando i primi sono privi dei secondi, ma non è questo il punto. Il fatto è che nel prossimo semestre faranno il loro debutto in Borsa due storici marchi italiani, Juventus e Prada, offrendo un’opportunità di investimento in più ai trader più appassionati. Per Juventus i giochi sono quasi fatti. La Signora è la terza squadra di calcio che si quota dopo Lazio e Roma.
A voler ben guardare il binomio calcio-Borsa non ha dato sino ad oggi grandi soddisfazioni a chi ha deciso di investire nella squadra del cuore. I titoli delle due squadre capitoline si sono rivelati estremamente volatili a causa dell’assenza di importanti investitori istituzionali e della polverizzazione del flottante tra molti piccoli azionisti che sembrano comportarsi con l’irrazionalità propria dei tifosi. E dunque comprano se la squadra vince e vendono se perde, con altalenamenti che finiscono per rendere più prevedibile la vittoria al totocalcio. Bisogna dire, però, che le società calcistiche stanno diversificando le fonti di introito su modello delle società europee, soprattutto inglesi e spagnole, per trasformarsi in vere e proprie entertainment company con business dai flussi di cassa più strutturati di quelli derivanti dal gioco. Il che vuol dire, in soldoni, appoggiarsi a gambe un po’ più solide di quelle, pur robuste, dei calciatori.
È quanto promette di fare Juventus che vuole sommare agli introiti delle gare, del merchandising e dei diritti televisivi, i proventi derivanti da Mondo Juve, cittadella commerciale e sportiva in progettazione a Nichelino, alle porte del capoluogo piemontese. La società inoltre, che è in trattativa con il Comune di Torino per l’acquisizione o la gestione dello Stadio Delle Alpi, si presenta agli investitori con i bilanci degli ultimi tre anni in utile.
Meno definita la quotazione di Prada che, slittata come molte altre per le condizioni generali di mercato, avverrà (assicurano dalla maison) nel prossimo semestre. La griffe è prestigiosa e nota in tutto il mondo e il mercato del lusso è relativamente stabile anche se vive ultimamente performance contenute rispetto agli indici generali. Prada oltre che sul marchio, può contare sui numeri: un fatturato consolidato nel 2000 di 3.177 miliardi di lire (+56,6% rispetto al precedente), un margine lordo di 1,908 miliardi (+49,8) e un utile di 184 miliardi. C’è da credere che il marchio comincerà ad essere seguito con grande interesse dagli investitori oltre che dalle più accanite fashion-victims.
Per quanto interessanti, calciatori ed abiti firmati non saranno i soli protagonisti della prossima stagione di debutti borsistici. Nonostante il momento non sia dei più facili, il menu è ricco per chi voglia investire in Borsa con un po’ di senno e di realismo. Ben rappresentate le società erogatrici di servizi alla collettività, le cosiddette utility, tradizionale settore anticiclico che offre opportunità di investimenti difensivi. Presenti le banche e i settori industriali più tradizionali. Sono i titoli che consigliano più o meno tutti gli analisti, tanto per non correre rischi nell’attesa di tempi migliori. Certo, dopo le super performance dell’anno scorso i puristi della new economy storceranno il naso. Comprensibile: è come proporre loro di tornare a mangiar polenta dopo avergli fatto scoprire il sushi. Che dire? Io vi ricordo solo che Del Piero, a polenta, l’hanno tirato grande.
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