Hanne Gaby Odiele è una delle modelle più in voga del momento.
Ieri Odiele ha rivelato a Usa Today una parte di sé che era stanca di tenere nascosta: “Sono intersessuale. È molto importante per me in questo momento rompere il tabù. Oggi come oggi dovrebbe essere assolutamente normale parlare di argomenti come questo“.
L’intersessualità è la condizione per la quale i cromosomi sessuali, i genitali e/o i caratteri sessuali secondari non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili: nel caso di Odiele, la medicina parla di malattia, in particolare della sindrome di Morris o femminilizzazione testicolare. “Avviene un’interruzione dello sviluppo dell’apparato riproduttivo nel feto: chi ne soffre presenta cromosomi sessuali maschili (XY) e sviluppa i testicoli embrionali che iniziano a produrre ormoni; questi ultimi però non sono in grado di completare lo sviluppo dei caratteri maschili a causa di una rara insensibilità dei tessuti fetali agli androgeni. Di conseguenza le caratteristiche genitali esterne si sviluppano seguendo le linee femminili (come sistema di emergenza), dopo che lo sviluppo degli organi femminili interni è stato però interrotto da un ormone prodotto nel feto dai testicoli“.
Hanne Gaby Odiele ha deciso di fare “coming out” per un motivo ben preciso: far sì che le invasive operazioni chirurgiche a cui vengono sottoposti i bambini fin dalla tenera età, senza consenso, vengano fermate. “Sono orgogliosa di essere intersessuale, ma molto arrabbiata che questi interventi vengano ancora praticati“.
Odiele ha subito il primo intervento a 10 anni, quando le vengono rimossi i testicoli. “Ho scoperto che non avrei potuto avere figli, che non avrei mai avuto il ciclo“. Infatti le persone nella sua condizione non hanno ovaie, né utero, né tube di Falloppio; tant’è che a 18 anni la ragazza ha dovuto subire un secondo intervento, molto più invasivo, quello della ricostruzione vaginale (che viene ampliata per poter permettere rapporti sessuali completi e non dolorosi). Da allora, una terapia ormonale a vita. “Non sarebbe stato un problema, se fossero stati onesti con me fin dall’inizio. Invece quello che mi hanno fatto si è trasformato in un trauma“. Spesso infatti, le decisioni vengono prese dallo staff medico e i genitori vengono messi di fronte all’obbligo di accettare, senza margine di scelta.
Per questo Hanne Gaby Odiele fa parte di interACT, Advocates for Intersex Youth: “Adesso mi sento più libera di essere me stessa, senza ruoli predefiniti. E non credo che questo cambierà il mio rapporto con il mondo della moda”. L’associazione si batte affinché qualunque modifica al corpo vada decisa dall’interessato, una volta maggiorenne. Le situazioni specifiche sono sempre da valutare singolarmente, ma molto spesso gli interventi vengono fatti tenendo all’oscuro il bambino delle propria condizione e senza cognizione di causa (la rimozione dei testicoli viene giustificata col rischio di tumore, che non è mai stato provato): solo in maggiore età gli individui intersessuali scoprono la loro condizione, e per loro è inevitabilmente un trauma.
In Italia la situazione è ancora estremamente retrograda rispetto ad altri paesi: il 2 settembre scorso il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità ha ammonito l’Italia per le pratiche di mutilazioni genitali intersex (IGM, Intersex Genital Mutilations), denunciando ancora una volta tali pratiche come una violazione dell’art. 17 CRPD sulla “Protezione dell’integrità della persona” (LEGGI >).
https://www.gay.it/attualita/news/mutilazioni-bambini-intersex
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