MILANO – Nonostante da tempo circolassero voci che le sue condizioni di salute non fossero tra le migliori, la notizia improvvisa della sua morte lascia senza parole, addolora e commuove. Morirò d’amore, il titolo della canzone con la quale aveva partecipato al Festival di Sanremo del 2003, oggi più che mai suona amaro. Il suo presentarsi con la testa completamente rasata in quell’ultima apparizione televisiva aveva destato già delle preoccupazioni, ma la sua voglia di rimettersi in gioco e di continuare a lavorare lasciava tutti ben sperare. Alla raccolta di successi uscita in occasione del festival, infatti, seguirono ben altri due album ed un dvd. Napoli che canta è davvero l’ultimo lavoro di Giuni, la sua ultima fatica, ed è uscito soltanto la scorsa primavera. È difficile oggi, vedendola interpretare in questo prezioso video le perle della tradizione musicale napoletana, pensare che a distanza di così pochi mesi la vita le abbia detto no.
Aveva appena compiuto 53 anni, lo scorso 10 settembre.
Era nata a Palermo, il suo vero nome Giusi Romeo, in una famiglia dove la musica lirica era una tradizione. Comincia così prestissimo a studiare canto e composizione, migliorando sempre più quel suo talento naturale. Iniziò il proprio itinerario professionale nel 1967 vincendo il Festival di Castrocaro. Poi, giovanissima si trasferì a Milano; il suo debutto discografico risale al 1975 quando animava un duo con Maria Antonietta Sisini: Love is woman è l’album inciso da loro, un disco sperimentale dalle atmosfere quasi jazzistiche che però non ottenne il successo sperato, oggi rarissimo e assai ricercato dai collezionisti.
Il grande successo arriverà qualche anno più tardi, nel 1982, quando con Un’estate al mare Giuni raggiunge i vertici delle classifiche. Sempre nello stesso anno, quasi a voler sottolineare il suo innato contrasto con le regole del mercato discografico esce con l’album Energie, scritto con Franco Battiato, che esprime la ricerca e la volontà di dedicarsi a qualcosa di più impegnativo e meno commerciale. Percorso che Giuni continua anche nelle sue successive produzioni, da Vox del 1983 ad Album del 1987, accostando brani più facili come le indimenticabili hit Good good bye, Sere d’agosto, Limonata cha cha cha, Mediterranea, Alghero, Adrenalina ad altri più sperimentali e ricercati. Ed è questo che l’ha resa unica nel panorama musicale italiano, sebbene non le sia stato concesso il successo che meritava.
Nel 1988 in modo originale e sorprendente reinterpreta arie e romanze di Bellini, Donizetti e Verdi nell’album A casa di Ida Rubistein.
Per Giuni la musica non aveva confini e la sua voce le permetteva davvero di sconfinare ovunque.
Nel 1992 si cimenta nella musica etnica con l’album Amala, nel 1994 addirittura con il cabaret di Petrolini ed incide Se fossi più simpatica sarei meno antipatica. Negli anni seguenti, Giuni amplia ulteriormente la propria gamma di esperienze, collabora con scrittori e poeti, studia antichi testi sacri, tiene numerosi concerti, compone nuove canzoni, canta versi di Borges a fianco di Giorgio Albertazzi nello spettacolo di musica e poesia contemporanea Verba Tango (1997), e pubblica i live Voce prigioniera (1998) e Signorina Romeo (2002).
Questa notte, dopo aver combattuto coraggiosamente la malattia, non ce l’ha fatta.
La cerimonia funebre si terrà domani 15 settembre a Milano presso il Monastero delle Carmelitane Scalze, via Marcantonio Colonna 30 alle ore 14.45.
Oggi a Milano piove, è una giornata grigia e triste… Ciao Giuni!
di Francesco Belais
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