Emma Marrone: “Sul palco combatto l’omofobia!”

"Oggi i cantanti hanno pressioni che una volta non avevano. Accumuliamo ansie continue, rischiando di rimanere incastrati in una situazione che non ci rende felici."

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Avrebbe potuto scegliere una strada più semplice, ma Emma Marrone ha scelto di seguire il suo istinto fregandosene totalmente di certi meccanismi prestabiliti. La prima data dell’Essere qui tour è finita da poco ed Emma ha lo sguardo di una che ha fatto overdose di sentimenti contrastanti. A pochi minuti da Coraggio, l’ultima canzone cantata davanti ad un pubblico che non le ha mai tolto gli occhi di dosso e dopo ventitré brani in appena due ore di concerto, la cantante pugliese si racconta senza filtri. “Sono emozionatissima. Ho ancora l’adrenalina nel corpo, ma non so se si vede. Mia mamma ha sempre detto che ha una figlia con il broncio naturale” racconta tutta sorridente la rockstar italiana, e aggiunge: “In questi anni di carriera ho imparato a mettere da parte le mie insicurezze. Quando sono sul palco mi sento una persona migliore, ma anche bella, amata e accettata. Mi sento forte.

Un live bellissimo e molto diverso dall’ultimo tour. 

Quello che da stasera porterò in giro per l’Italia non è più uno show, ma un concerto. Il concerto più sincero e diretto che abbia mai fatto. Ho iniziato a lavorare a questo live ancor prima di finire il disco e ti dirò di più: mentre lavoravo all’album, pensavo solo al live. Faccio i dischi solo ed esclusivamente perché mi permettono di fare concerti. Il live ti fa arrivare al pubblico nel modo più veloce che c’è; senza intermediari e senza filtri. Il palco che ho costruito mi ha dato la possibilità di vedere il pubblico e sentire quello che prova. Avevo bisogno di percepire le loro emozioni.

Come ci si sente dopo due ore di live senza pausa?

Mi sento bene. Benissimo. Ho un’adrenalina incontenibile. Mai come stavolta mi sento me stessa e con questo live penso di aver dato tutto quello che potevo dare. Anche se poi, quando scendo dal palco, ho sempre paura di non aver ringraziato abbastanza tutte le persone che sono venute.

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Potremmo definirlo un concerto ‘intimo’, nel vero senso della parola, visti i cambi d’abito davanti a tutti..

(ride, ndr) Mi sono spogliata perché volevo far vedere tutto quello che succede sul palco. Il cambio d’abito, in fondo, è parte dello spettacolo e poi penso che quando un artista arriva al punto di denudarsi davanti al suo pubblico, seppur con un gioco d’ombre, vuol dire che non ha più niente da nascondere. Ed io oggi non ho nulla da nascondere. Avevo accennato, qualche mese fa, che non avrei mai abbandonato il palco durante questo tour, e così è stato. 

Tre cambi d’abito, tre storie diverse.

Nelle tre parti del live ho interpretato un ‘personaggio’ diverso. Con il primo cambio ho portato sul palco l’essenzialità, l’Emma di tutti i giorni. Mentre con il secondo ho cercato di portare in scena l’eleganza, abbinata al momento ‘cantautorale’. Con il terzo, invece, mi sono trasformata nella ‘queen of the night’, giocando con la mia femminilità. 

Sul palco un’enorme scritta: EXIT.

Sì, ho trasformato il palco nel mio locale e l’ho chiamato EXIT. 

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Ma perché proprio EXIT?

Perché sono uscita e mi sono finalmente liberata, e rivelata, per quella che sono. Quando lavoravo a questo disco, ma anche a questo tour, mi sono sempre fatta una domanda: “perché faccio questo lavoro, nonostante riceva ogni giorno proposte che mi garantirebbero molto di più di quello che già guadagno?”

E che risposta ti sei data?

Mi sono risposta facendo un salto nel passato. Sono andata a ripensare a tutte quelle volte in cui andavo a bussare alle porte dei locali per chiedere di poter suonare. Qualche volta mi andava bene, ma molte altre, no. Grazie a questo disco ho rimesso a posto tanti tasselli della mia vita. Ho rimesso in ordine tutto quello che avevo lasciato lì, così. Non è stato facile come si può pensare. Ho trascorso gli ultimi otto anni come ‘una matta’. Non mi sono mai fermata, non mi sono mai guardata indietro. Oggi i cantanti hanno delle pressioni che una volta non avevano. Accumuliamo ansie continue, rischiando di rimanere incastrati in una situazione che non ci rende felici. Io mi sono liberata da ogni incastro, agendo liberamente in ogni fase del processo.

Non ti sei divertita sino ad ora?

Non fino in fondo. Più lavori, più cresci e più diventi autonoma. Ora sono un fiume in piena e sto già pensando a come sarà il prossimo disco. E non è detto che non l’abbia già fatto. (sorride, ndr)

Oggi sei più arrabbiata o più determinata?

Io sono felicissima. Mia madre dice sempre che ha fatto una figlia con il broncio naturale e che mi avrebbe preferito più stupida, e meno carina, così avrei sofferto di meno. E forse ha ragione. Effettivamente anche da bambina avevo il broncio. Non sono mai stata una bambina triste, ma sono stata sempre una ‘pensante’.

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Sul palco, nonostante un piccolo molto giovane, parli di aborto, omofobia e violenza sulle donne.

Lo faccio perché sono più che certa che davanti a me ci siano persone intelligenti. E alle persone intelligenti basta lanciare un piccolo segnale, per andare ad approfondire quello che magari non conoscevano fino a poco prima. È innegabile che nel mio pubblico ci siano tanti giovani, ma questo non vuol dire che affrontare certi temi sia fuori luogo. Se su cento ragazzine, dieci vanno ad informarsi su questi terribili manifesti contro l’aborto appesi nella capitale, è già una vittoria. E non per me, ma per tutti quanti.

Durante il live hai ribadito il discorso fatto ad Amici relativo alle poche vendite dell’album, rispetto a quelle che erano le aspettative degli altri. Parlarne così tanto serve a qualcuno?

Alla musica, in primis. Bisogna finirla di pensare che i numeri siano necessariamente sinonimo di qualità e lo stesso discorso vale anche per i tour. È vero, ne avevo già parlato ad Amici,  ma non è detto che chi guarda il talent di Maria, sia lo stesso pubblico che viene a vedere i miei concerti. Ed io, con il mio pubblico, non voglio avere segreti.



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