Allora cerchiamo di capire. Arriva Eminem, fa il cacchio che gli pare, sta sul palco come un ebete che ha preso una mazzata in testa ed è un grandissimo artista. Belllllo, bellllo, bellllo, un sacco di grammies, un monte di dischi venduti. Che nelle splendide liriche che fanno da testo alle sue canzoni dica "frocio ti ammazzo" nulla importa. Tutti a osannare questo pacco discografico, in arrivo direttamente da Detroit. Bene. Arrivano i Placebo. Brian Molko non fa mistero di amare la compagnia degli uomini a letto. E’un grandissimo artista (l’album è prodotto da David Bowie, ma questo è un dettaglio), ma è un rocker vero e i rocker spaccano le chitarre. Lo facevano Pete Townshed, Jimi Hendrix e Sid Vicious.
Ma Molko viene definito "imbecille". Eminem è un grande artista, Molko un imbecille. Quindi la Raffona si affretta a chiedere scusa, per l’intemperanza e per l’amplificatore distrutto (la chitarra era sua) e per un gestaccio alla telecamera. Chiambretti gli dà del tira – molla e tutti giù a sputare insulti. Allora i gay non possono essere "kattivi"? I gay possono solo essere politicamente corretti. E invece no, tesoro, se ti piace il politicamente scorretto, te lo prendi in tutto. Detto per inciso, Brian Molko è andato, da solo, di sua scelta a salutare la Carrà, Eminem s’è presentato con uno stuolo di ciccioni, e non saluta più manco sua madre. Chi è l’imbecille?
di Paola Faggioli
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