MINA O NON MINA

La tigre di Cremona compie sessant'anni. Ed è ormai un'icona gay soltanto virtuale. Ma il popolo dei suoi fan si eccita, gioisce, e la ama perché lei è riuscita ad essere normale ed eccezionale al tempo stesso.

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A ricordarci che Mina esiste c’è il suo compleanno: compirà sessant’anni il 25 marzo, e come al solito sarà celebrata in contumacia perché lei no, non si fa mai vedere, se ne sta grassa e placida tra la Svizzera e Forte dei Marmi a godersi la sua incantata e volontaria prigionia. Molti suoi fan la amano per questo: sembra che Mina incarni uno stereotipo gay molto diffuso: quello di essere trasgressiva e tradizionalista al tempo stesso, grintoso personaggio di successo e nello stesso tempo materno, femminile, appartato. Quello cioè di far parte di una normalità che più normalità non si può (giocare a carte, crescere figli, bere e mangiare) ma nello stesso tempo essere un personaggio eccezionale. Chi la ama la ammira per la sua schiettezza, quell’essere così mamma e nello stesso tempo così donna di spettacolo.

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Chi non la ama le rimprovera due cose: prima di tutto il disimpegno. Una cantante tanto dotata e di grandissimo talento naturale potrebbe fare molto di più: le sue canzoni, dicono i detrattori, sono banali e brutte, musicalmente insipide e con testi che si scrivono in mezz’ora, arrangiate in modo pessimo soprattutto da quando è arrivato Massimiliano Pani ad occuparsi della mamma cantante. Tant’è: Mina non si interessa a questioni musicali nel senso di un impegno per una sempre maggiore resa della sua voce. Non cerca più autori bravi e importanti: per lei hanno scritto Fossati e De Andrè. Mina potrebbe chiedere a chiunque, da Battiato a Ligabue, di scrivere una canzone per lei. Le sue prove migliori le ha date quando si è affidata a bravi cantautori e parolieri di talento. Ma lei che potrebbe cantare di tutto ama limitarsi al sentimento più normale, dove la banalità diventa regola aurea. E i suoi fan gioiscono ogni volta: secondo loro la voce di Mina rende oro anche la musica più scadente. In parte, è la verità. Ora, ad un album doppio una volta l’anno, Mina preferisce due album distinti, da fare uscire in due diversi periodi dell’anno. Una scelta di marketing: come la sua sparizione dalle scene, dicono i maligni.

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Mina è fuggita dal mondo dello spettacolo per colpa della stampa. Non sopportava più che la sua vita fosse sotto il microscopio del giornalismo scandalistico. Ironia della sorte, se oggi Mina è ancora un mito lo deve in gran parte alla stampa, che ha trasformato la sua assenza dalle scene in una presenza fissa sui giornali e in televisione, ad ogni nuovo cenno artistico della cantante, ad ogni nuovo disco in uscita. E anche adesso i suoi sessant’anni sono celebrati su tutti i giornali. D’altra parte, le accoppiate canore di Mina sono destinate sempre a far notizia sempre: prima Celentano, ora Renato Zero, in passato Jannacci, Cocciante, il grande De Andrè.. Mina entra in sala d’incisione e ne esce dopo un giorno o due: ha inciso tutto l’album. Si sente una certa svogliatezza, un tirar via che la rende lontana dai suoi dischi di un tempo, ma i suoi fan non se ne preoccupano. E’ lei, è Mina che conta, non la aua musica.

Icona gay per eccellenza nelle generazioni più adulte, Mina lascia meno il segno fra i giovani: lei compie sessant’anni, e alcuni ragazzi che oggi hanno venti anni non l’hanno mai vista in tv. Loro preferiscono Patty Pravo, che ha saputo rilanciarsi anche fra i giovanissimi. Oppure optano per le nuove cantanti, come Carmen Consoli, o Irene Grandi.

La voce di Mina però non invecchia: gli esperti si sono dati un gran daffare a spiegare questa sorta di miracolo, ma il responso è stato sempre lo stesso: talento naturale. Così, un popolo instancabile di fan, di cui una altissima percentuale fra il popolo gay, continua a stringersi attorno a un’icona virtuale, una donna che ha anticipato Lara Croft o Ananova prima dell’era di Internet. Mina è diventata virtuale prima che questa parola assumesse il significato che ha oggi. E’ un fenomeno mediatico tutto italiano. E sono usciti su di lei libri e pamphlet di musicologi (come “I mille volti di una voce” di Rodolfo Colletti), critici musicali e giornalisti. Mina comunica con il mondo attraverso la sua voce ma anche attraverso una rubrica di costume da lei tenuta su un settimanale: è Mina versione opinionista. I suoi progetti futuri? Top secret. Si mormora di un disco stavolta molto impegnato: canti sacri incisi in latino. Sarà vero? Le basterà una giornata per inciderli?

Intanto l’immaginario collettivo gay intorno alla figura di Mina resiste saldo: è lei la mamma-tigre, la nonna-uomo, il successo e i nipotini, la ricchezza e la semplicità. Se tutto questo corrisponda a verità, non è dato sapere. L’importante è che Mina non cambi: la sua forza sta anche nell’entrare in sala d’incisione, grassa e svogliata, e uscire con un disco semplice semplice, da dare i pasto ai suoi fan. Che le augurano cento e ancora cento di questi giorni.

di Demetrio Fury

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