«Rivelare la mia omosessualità mi ha cambiato la vita. A un ragazzo che si trova nella mia situazione consiglierei di non perdere tempo. Si vive molto meglio»
A parlare, sulle pagine di Sette (Corriere della Sera), è Tiziano Ferro. Nell’intervista di Vittorio Zincone il cantante si racconta a tutto tondo: dalla musica alla televisione ma anche politica e app gay.
«È vero che hai scritto Raffaella è mia per lasciare ai fan un indizio della tua omosessualità?» domanda il giornalista.
«No. L’ho scritta perché in Sud America ogni volta che qualcuno mi intervistava, alla fine mi chiedeva: “Ma la Carrà che fine ha fatto? Lei è la numero 1”».
Ma, a differenza di Raffaella Carrà, Tiziano Ferro non aspira a diventare un’icona per i diritti gay.
«Non salirei mai su un palco per catechizzare le folle con un comizio». Poi aggiunge: «Ho rivelato la mia omosessualità per fare un favore a me stesso. E dicendo che vorrei stare con un uomo tutta la vita e avere un figlio credo di fare molto. Quando parlo di un amore risolto e felice do già un segnale molto forte, il più difficile da accettare per chi non vive bene la propria omosessualità. C’è un esercito silente che accoglie più volentieri un messaggio così, che uno slogan ruvido contro gli omofobi».
Non manca un commento alle app gay per rimorchiare.
«Non sopporto quando i miei amici a tavola chattano freneticamente – sentenzia il cantante – Alcuni non si schiodano da certe app neanche mentre mangiano».
«Di quali app parli?» ribatte Zincone.
«Ehm, quelle per appuntamenti gay. Che poi non concludono mai niente. Io evito pure i social network e tengo il telefono sempre silenziato».
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