“Le metamorfosi” di Ovidio (42 a.C. – 17 d.C.) costituiscono un monumentale poema epico che rappresenta una sorta di summa ragionata dei racconti mitologici greci e romani. Un prezioso opus magnum enciclopedico che in quindici libri e circa 12500 versi condensa e rielabora più di 250 miti tramandati dai poeti ellenistici. È probabilmente il primo testo classico che ha raccontato i più importanti miti omosessuali, dal cacciatore Ciparisso amato da Apollo e trasformato su sua richiesta in un albero di conforto ai defunti, il cipresso, dopo aver ucciso per errore un cervo sacro, alla più nota passione fra Zeus e il bellissimo Ganimede, fino alle meno celebri unioni tra Poseidone e Pelope, Minosse e Mileto, Cicno e Filio. Essendo il tema dell’opera la trasformazione, il mutamento d’animo ed esteriore, inteso anche come evoluzione nel tempo del rapporto fra corpo e sentimento, è il transessualismo a dominare i versi più vibranti e passati alla Storia: su tutti il mito di Ermafrodito, figlio di Ermes e Afrodite di cui s’innamorò all’istante la ninfa Salmace.
Galeotto fu il bagno di lui in un grande lago: dopo averlo osservato uscire sensuale dalle acque, lei domandò agli dei di potersi unire per sempre a lui, diventando così un essere unico, per metà uomo e per metà donna (e il lago ebbe da allora lo stregato potere di far perdere la virilità a chiunque si immergesse in esso). Lo storico siceliota Diodoro Siculo descrive così Ermafrodito nella Biblioteca historica: “Alcuni dicono che questo è un dio e appare in certi momenti tra gli uomini e che egli è nato con un corpo fisico che è una combinazione di quello di un uomo e quello di una donna, in quanto egli ha un corpo bello e delicato come quello di una donna ma la qualità maschile e il vigore di un uomo”. Un curioso documentario italofrancese, “Amori e metamorfosi” della regista Yanira Yariv, israeliana cresciuta a Parigi, affronta il tema del mito ‘transiente’ affiancandolo alla contemporaneità: sarà possibile vederlo in anteprima al prossimo Festival di Locarno (6-16 agosto) diretto dal torinese Carlo Chatrian.
È stato inserito nella sezione laterale ‘Signs of Life’. A partire da tre miti tratti da “Le metamorfosi” di Ovidio, un gruppo di uomini e donne transessuali e transgender racconta come è evoluta la progressiva costruzione della propria identità. Si attraversano così “sei storie contemporanee di trasformazioni, sei visioni del mondo diverse. Il testo di Ovidio circola così tra gli interpreti, i personaggi, e i loro ruoli mitologici, rendendo visibili i legami tra la modernità del pensiero antico e le questioni di genere attraverso l’amore e la sessualità della nostra società”. “Amori e metamorfosi” è stato finanziato dalla Dugong Productions, una giovane società di produzione indipendente con base a Roma, insieme alla francese Acis.
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